Il poeta siceliota (cioè abitante delle poleis greche di Sicilia) Teocrito è uno dei più noti poeti in lingua greca d’età ellenistica ed è considerato l’inventore della poesia bucolica. Le sue opere saranno modello fondamentale per le Bucoliche di Virgilio e per numerosi autori che in età successiva cantarono, non sempre con successo, la vita agreste.
Scopriamo insieme vita, opere e poetica dell’autore.
La vita
Non abbiamo molte notizie sulla vita di Teocrito, come del resto ben poche ne avevano anche i biografi antichi, che tentarono di ricostruirne i dettagli tramite le opere del poeta.
Dalle esplicite dichiarazioni e dai dettagli presenti nelle sue opere, è possibile stabilire che Teocrito nacque a Siracusa intorno al 310-315 a.C. Non abbiamo nessuna notizia riguardo data e luogo di morte e sugli ultimi anni della sua vita, ma nulla fa pensare a un’attività poetica posteriore al 260 a.C. ed è ipotesi condivisa che la morte sia da datare prima del 250 a.C.
Verosimilmente, Teocrito crebbe nella città natale, dove tentò senza successo di entrare alla corte del tiranno Gerone (ne tesse le lodi in un idillio), e in seguito si stabilì prima a Cos e successivamente ad Alessandria, dove Tolomeo Filadelfo divenne suo mecenate.
La sua permanenza ad Alessandria durò dal 274 al 270 a.C., epoca in cui la città era animata dall’intenso dibattito letterario legato alla figura di Callimaco. Teocrito si schierò con quest’ultimo per una poesia fine a sé, breve, erudita e formalmente curata.
Opere
Fonte fondamentale per risalire alle opere dell’autore è il lessico Suda, lessico ed enciclopedia bizantino del X secolo. A lui il testo attribuisce numerosi componimenti, suddivisi in poemetti, inni, epicedi, carmi melici, elegie, giambi ed epigrammi.
La parte più consistente della sua produzione, e la più rilevante dal punto di vista artistico, è quella costituita dagli Idilli. Dei 30 giunti fino a noi, 21 sono sicuramente attribuibili a Teocrito.
Buona parte dei componimenti è scritta in esametro, eccezion fatta per gli Idilli XII, XVI, XVII e XXII in distici elegiagici e per gli ultimi tre, in metri eolici.
Il contenuto è vario: alcuni sono bucolici (un genere che non era ancora stato indagato dalla poesia e di cui si considera Teocrito l’inventore); alcuni sono mimi, ossia ruotano intorno a scene quotidiane; altri sono di argomento mitologico (epilli); altri ancora (meno probabilmente di effettivo pugno dell’autore) contengono accenni alle vicende personali.
Poetica
Tra i poeti ellenistici, Teocrito appare come esponente di una poesia meno artificiosa, in cui il sentimento è sincero e immediato e l’amore per la vita agreste è un amore genuino.
Tuttavia, è necessario ricordare che Teocrito è un poeta estremamente dotto e che l’impressione trasmessa dai suoi testi è, appunto, un’impressione. La spontaneità con cui narra la vita agreste è in realtà frutto di una nostalgia per quel mondo, ormai soffocato dalla vita di città e per niente sinceri e genuini sono dei pastori che, improvvisamente, abbandonano il linguaggio rozzo e parlano con fini citazioni colte.
Ciò non toglie che le sue descrizioni siano realistiche, vivaci e sempre dosate e raffinate e che Teocrito sia diventato fortunato modello a cui aspirare (non sempre con successo). Lo stesso Virgilio si ispirò al poeta per la stesura delle Bucoliche.
Non a caso, tra i concetti cardine della poesia teocritea si trovano aletheia (verità) e asychia (tranquillità), in cui si fondono funzione catartica tipica dell’arte e ideale epicureo. I pastori non lottano con fatica per sopravvivere nel quotidiano, ma la loro vita è tranquilla e gioiosa, immersa in un paesaggio fruttifero e rigoglioso, colorato, dolce, profumato. Pur nella concretezza, il mondo di Teocrito è un mondo edenico e rarefatto.
Le ipotesi sull’effettiva origine della poesia bucolica si possono sintetizzare in due filoni:
- C’è chi, seguendo la teoria di Hempel, ritiene che Teocrito fosse un boukòlos, cioè un poeta travestito da pastore, insieme ad altri poeti, intonava i suoi canti per campi e boschi. Secondo l’ipotesi più diffusa, la poesia pastorale deriverebbe dunque da questa "mascherata bucolica".
- Altri studiosi, invece, ritengono che il genere si sia sviluppato a partire dagli agoni pastorali, tornei poetici che si svolgevano nella campagne, fra i pastori. I concorrenti (almeno due) si sfidavano alternando domanda e risposta secondo lo schema tipico del canto amebeo, organizzando il canto su un tema libero o stabilito dal giudice. Lo schema del V Idillio sembra ricordare queste sfide, ma ne costituisce ovviamente una raffinata rielaborazione, distante dalla rozza oralità delle origini.
Particolarmente rilevante per la concezione poetica dell’autore è l’Idillio VII, intitolato Talisie. Nel componimento si articola il dialogo tra Simichida e il capraio Licida, entrambi abili cantori bucolici. Tra le battute emerge il motivo del loro incontro, il racconto di amici poeti e una discussione sui problemi letterari dell’epoca.
I due decidono di alleviare la fatica del cammino con un canto e, dopo aver entrambi terminato, Licida consegna a Simichida il suo bastone come dono delle Muse, in segno dell’investitura poetica.
L’idillio si conclude con la rappresentazione della campagna estiva circostante e della festa delle Talisie, la celebrazione per il raccolto a cui Simichida è diretto.
Il componimento presenta diversi elementi allegorici. Tradizionalmente, Simichida è considerato rappresentare Teocrito, mentre Licida unisce la dimensione realistica del capraio e quella misteriosa di rappresentante della divinità. Lo stretto legame tra il pastore e le muse è riconducibile alla Teogonia di Esiodo, in cui le Muse consegnano il loro scettro a Esiodo stesso, che sta pascolando le greggi.
La poesia è particolarmente importante: l’investitura poetica di Teocrito in essa contenuta simboleggia l’assoluta novità del genere, la cui paternità si può dunque attribuire al poeta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Teocrito: vita, opere e poetica
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