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Teatri farnesiani e maschere del Riso di Stella Castellaneta

Un notevole punto di partenza per chi voglia occuparsi del teatro italiano tra Cinque e Seicento, irrinunciabile per chi voglia «ridere», nondimeno attuale in virtù delle suggestive riflessioni sull’umorismo cui dà vita, è il volume di Alessandro Guarnelli, "Le meraviglie d’Amore", oggetto di studio di questo libro di Stella Castellaneta.

Michele Orlando
Michele Orlando Pubblicato il 12-08-2008

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Teatri farnesiani e maschere del Riso

Teatri farnesiani e maschere del Riso

  • Autore: Stella Castellaneta

Un notevole punto di partenza per chi voglia occuparsi del teatro italiano tra Cinque e Seicento, irrinunciabile per chi voglia «ridere», nondimeno attuale in virtù delle suggestive riflessioni sull’umorismo cui dà vita, è il volume di Alessandro Guarnelli, "Le meraviglie d’Amore", oggetto di studio di questo libro di Stella Castellaneta.

La commedia di Alessandro Guarnelli, comparsa a stampa nel 1612, indagata meticolosamente dalla curatrice e densa di informazioni sui documenti dell’epoca, viene «Rappresentata nelle felicissime nozze dell’Altezza Serenissima di Parma» e «Dedicata all’illustrissimo e Reverendissimo Signore il Signor Cardinal Farnese» Odoardo, fratello minore di Ranuccio I e successore alla morte di questi (marzo 1622) alla reggenza per quattro anni del ducato di Parma. Al giorno primo settembre dell’anno 1599, risale la rappresentazione della Commedia. Sono anni, quelli sul finire del Cinquecento, durante i quali si respira nella Penisola, a Firenze, Mantova, Venezia, Roma, un’atmosfera grondante riflessioni e progetti sull’arte della scrittura e della rappresentazione scenica; parimenti, nel medesimo periodo, l’attenzione della corte farnesiana per gli allestimenti di fastosi e complessi spettacoli di tipo cavalleresco quali tornei, giostre e caroselli, si fa più decisa, in quella mirabile e inesauribile fucina di arti, ambiente di larga e profonda cultura quale fu la corte dei Farnese, dove la pratica teatrale assurge ad attestazione e simbolo del prestigio del suo entourage, del rango del suo signore, della solidità del suo potere, connettivo di una civile convivenza e allo stesso tempo vivace centro propulsore di modelli e sperimentazioni in campo scenico-musicale ampiamente e costantemente apprezzati negli ambienti regali della Francia, sebbene non avulso da formule e pratiche di solida ed esplicita ascendenza umanistica.

Sul fondale di eventi sostanzialmente connessi a circostanze tipiche della vita cortigiana, "Le meraviglie d’Amore" si adagiano con compatta e classica eleganza tanto sui delicati paesaggi della Tuscia romana quanto sulle limpide pagine che Stella Castellaneta, intonando la sua scrittura con quel gusto teatrale che si stabilì nel tessuto socio-culturale della corte farnesiana, riesce a delineare. Il gusto teatrale cortigiano dei Farnese si orienta per la rappresentazione del fastoso, per un’accentuazione della espressività gestuale, rivelatrice della esaltazione in chiave scenica dell’immagine del potere e del principe, oltre che debitrice dei traguardi della trattatistica sulla scrittura comica, di qualche anno precedente, dell’Alberti, Bracciolini, Pulci e Rabelais, senza omettere Dante, Boccaccio, Berni, Folengo, Ariosto e Tasso e di tutta la tradizione linguistico-letteraria tanto dei classici antichi quanto dei contemporanei.

Teatri farnesiani e maschere del riso. Le meraviglie d'Amore. Comedia nuova di Alessandro Guarnelli

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Teatri farnesiani e maschere del Riso

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