

Sul set con Clint Eastwood. Una leggenda del cinema si racconta
- Autore: Jean-Paul Chaillet
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2025
Certo che ne ha fatta strada, per essere un cowboy capace soltanto di due espressioni, con il cappello e senza (Sergio Leone dixit). Una sessantina di film interpretati (al netto delle serie televisive), quaranta diretti, quattro premi Oscar (due come miglior film e due come miglior regia), sei Golden Globe, tre David di Donatello, un AFI Award alla carriera, sono solo alcuni dei numeri di Clint Eastwood, novantacinque anni e non sentirli: uomo, attore, regista, politico finanche, lontano dallo stereotipo più di quanto non si veda e si creda. Sul set con Clint Eastwood. Una leggenda del cinema si racconta di Jean-Paul Chaillet, (Gremese, 2025) è saturo di dichiarazioni di prima mano che ne comprovano l’autonomia di scelte e di pensiero: l’umanesimo sotto la scorza apparente di duro.
Mi hanno sempre interessato i personaggi mitici, come il misterioso vendicatore de Il cavaliere pallido, che si confrontano con demoni personali e dilemmi morali […] A questo punto della mia vita, ho ritenuto importante analizzare il West in modo più indiretto, senza cercare deliberatamente di demitizzarlo. Mi piace il lato imprevedibile e irrisolto della storia, l’aspetto provocatorio, l’angolazione revisionista, e anche il fatto che si tratti di un personaggio diverso, raramente visto sullo schermo. Soprattutto volevo evitare i soliti cliché dei western in cui i cattivi e i buoni sono troppo chiaramente identificabili.
Insomma: se l’attore Clint Eastwood è stato icona spesso unidimensionale (il pistolero anarcoide dei film di Leone, l’ispettore senza mezze misure della serie Callaghan, il fuorilegge impiegabile di Fuga da Alcatraz), il filmaker Eastwood rumina esperienza e autorialità trasversali, al punto da attestarsi incontestabilmente dalle parti del cinema di contenuto. Al netto di solipsismo e/o pedanteria, s’intende, dato che il cinema di Clint Eastwood non prescinde mai dalla fruibilità: qualità contenutistico-formale ma senza autocompiacimenti d’autore. Per l’ex texano dagli occhi di ghiaccio l’idea di cinema rimane pragmatica.
Il mio obiettivo è sempre quello di fare film che non perdano soldi. I dirigenti degli studios sono prima di tutto uomini di affari e io capisco la loro politica e i loro imperativi. Di tanto in tanto parlo con loro dei miei progetti, dei miei desideri e di quello che vorrei fare. So come calcolare i rischi che si corrono.
Il giornalista francese Jean-Paul Chaillet, dal canto suo, vive a Los Angeles da più di vent’anni. Ha avuto modo di osservare il regista da molto vicino, frequentando ventidue della quarantina dei set eastwoodiani. Il rapporto fra i due si è cementato nel tempo; Sul set con Clint Eastwood è stato scritto apposta per dimostrarlo. Un compendio declinato per retroscena: riflessioni, battute, commenti dentro e fuori scena lungo il corso del tempo.
Ogni volta rimango colpito dell’atmosfera che regna sul set. Stupito dell’efficienza e dalla fluidità del metodo Eastwood. La meccanica perfettamente oliata. Il rifiuto di complicare inutilmente il processo. Nessuna perdita di tempo o di energia. L’osmosi ottimale con il suo team attuale, un gruppo piccolo e affiatato i cui membri sono per la maggior parte veterani delle produzioni Malpaso.
Attingendo dalla nutrita messe di annotazioni accumulate negli anni, Chaillet riannoda i fili suggestionanti della lavorazione di film, tra i più significativi della filmografia del regista. Li cito in ordine sparso, per rafforzare l’idea dell’immaginario cinematografico di cui stiamo parlando. Cacciatore bianco, cuore nero. Gli spietati. Un mondo perfetto. Mystic River. Million Dollar Baby. Gran Torino. Hereafter. J. Edgar. Il corriere – The Mule. Richard Jewell. Cry Macho. Fino a Giurato numero 2, uscito alla fine del 2024.
Dalle parole di Eastwood - registrate nei contesti iconici della Malpaso e della Warner Bros, ma anche nel corso di conviviali in città come Atlanta, Londra e Tokyo - affiorano gli aspetti ulteriori di un uomo capace di ironia, a dispetto della facies solitamente tirata dei personaggi che interpreta. Dai settant’anni abbondanti trascorsi dietro e davanti la macchina da presa affiorano giocoforza pagine miliari di storia del cinema e di mostri sacri - della tempra di Alfred Hitchcock, Don Siegel, Sergio Leone, John Waine, Steve McQueen, William Holden - e riflessioni sparse sull’idea heastwoodiana di recitazione, per esempio. O sulla Hollywood dei nostri giorni. Sulle passioni private per il jazz e il golf. Persino sugli espedienti sviluppati per fronteggiare il passare dell’età.
Il “biondo” dell’indimenticabile Trilogia del dollaro leoniana non ha smesso un attimo di mirare al bersaglio grosso della vita, continua a farlo quasi con aplomb, e lo stile di sempre. Disincanto apparente e le idee molto chiare. Nel libro di Jean-Paul Chaillet, alle parole di cinema e di vita dell’attore-regista si affiancano testimonianze di alcuni pezzi da novanta che ne hanno incrociato la strada - Bradley Cooper, Matt Damon, Leonardo DiCaprio, Angelina Jolie, Tom Hanks, Morgan Freeman -, accomunate dal senso di rispetto sviluppato per un cineasta strenuo come i più iconici degli anti-eroi portati sulla scena. Un uomo e un autore inarrestabile, in grado di cominciare in questi giorni le riprese di un nuovo film. Si intitola Non perdo colpi e mai titolo poteva essere più azzeccato.

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