Con il 2016 sono ben settant’anni che le donne votano. Solo il 10 marzo del 1946 le donne italiane, per la prima volta, si recano ai seggi elettorali per esprimere un voto alle elezioni amministrative dei comuni italiani, come sancito dalla legge del 2 febbraio del 1945 (su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, varata dal secondo governo Bonomi) e dal decreto n. 74 (pubblicato nel medesimo giorno delle elezioni). Le prime elezioni amministrative con il voto alle donne si svolgono in periodo primaverile per quasi seimila amministrazioni e per circa il 70% degli italiani, mentre per la restante popolazione si svolgono in autunno, tra ottobre e novembre. A quella data fa seguito una data ancora più significativa, quella del 2 giugno 1946, quando italiane e italiani assieme vanno a votare al referendum per scegliere tra Repubblica e Monarchia.
Sempre nel 1946 danno il voto alle donne i seguenti paesi: Albania, Camerun, Corea del Nord, Gibut, Guatemala, Liberia, Macedonia, Trinidad e Tobago, Venezuela, Vietnam. Alcuni tra i paesi che avevano già dato il voto alle donne sono: Azerbaigian, Armenia, Belgio, Austria, Bulgaria, Birmania, Canada, Cile, Cuba, Kazakistan, Mongolia, Norvegia, Russia. È un elenco non esaustivo, ma significativo; a dare il voto alle donne prima dell’Italia ci sono paesi che nel nostro immaginario sono molto avanzati ed altri che vivono nell’arretratezza. Per il voto alle donne si era espresso a favore don Luigi Sturzo e anche papa Pio XII.
Anna Maria Mozzoni ha iniziato a far prendere coscienza alle donne italiane nel 1864 col suo libro "La donna e i rapporti sociali" invitando le donne a chiedere il diritto al voto e a considerare necessaria all’Italia moderna l’emancipazione femminile. Sul tema della partecipazione delle donne alla vita politica del Paese tra le molte pubblicazioni: “Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia” di Assunta Sarlo e Francesca Zajczyk, che evidenziano lo scandalo della scarsa presenza delle donne negli ambienti decisionali della politica, sancendo un atavico ritardo di esse nella gestione della cosa pubblica. Altri libri interessanti: “Tra parità e differenza. Dal voto alle donne alle quote elettorali” di Elisabetta Palici Di Suni Prat, che indaga sulle opportunità delle donne e sulle persistenti difficoltà di inserimento sotto il profilo del diritto alla maternità e dei livelli retributivi. “Il voto alle donne” di Gaetanina Sicari Ruffo, che racconta, come spiega il sottotitolo, la lunga lotta per il suffragio femminile tra Ottocento e Novecento e rappresenta il percorso storico dell’emancipazione femminile attraverso documenti storici d’archivio. “Suffragette. La mia storia” di Emmeline Pankhurst è il racconto appassionato di una battaglia per i diritti delle donne della fondatrice della Women’s Social and Political Union nel 1903, organizzazione militante di lotta estrema e talvolta violenta. Accanto a questi libri tanti altri anche di testimonianza di ambienti più limitati, come: “La prima volta che ho votato - Le donne di Piacenza e le elezioni” (1946) di Anna Bravo, Caterina Caravaggi e Teresa Mattei e, ancora, “La Repubblica delle donne. Dal diritto di voto alla parità di genere. Settant’anni di conquiste politiche e civili delle donne italiane” di Livia Turco, libro che rappresenta un altro punto di vista sull’argomento e arricchisce questa panoramica in cui il diritto al voto delle donne s’intreccia con il progresso e la storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Settant’anni di voto alle donne, ricordiamolo!
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