Scatole nere di Matteo Romiti

In un mondo e in un tempo non troppo distanti dal nostro, la vita degli uomini è diventata una lotta alla sopravvivenza. La devastazione prodotta da un’epidemia ha disperso le identità, diviso le vite degli individui in settori rigidamente controllati, in cui anche i luoghi tradizionalmente preposti al recupero e alla cura dei malati si sono trasformati in prigioni asfittiche, reparti di reclusione. Le case hanno fondamenta spoglie, dure, dietro le quali possono nascondersi i più inimmaginabili pericoli. Nel buio di un mondo in rovina, come scatole nere sovrapposte, emergono le vicissitudini di alcuni, disperati, protagonisti: un padre che, dopo aver perso la moglie a causa dell’epidemia, vorrebbe ritrovare i suoi figli ma non ne è in grado; un dottore laborioso, appassionato, a capo di un ospedale della città che, in realtà, usa la professione per nascondere la sua vera natura; una donna che cerca di salvare la figlia malata e morente affrontando le incertezze e i pericoli dell’ignoto in cui sono tutti immersi e un’altra figura femminile, collante di ciascuna esperienza degli altri personaggi, oscura dentro e fuori, incerta sui sentimenti, attaccata alla vita e alla morte come pezzi di una stessa razione di cibo, che vaga nella desolazione, racchiudendola in sé.

In questo universo in cui ogni certezza è crollata, gli esseri umani hanno perso il loro fulcro centrale e viaggiano a occhi chiusi, disperati e senza meta. Non hanno più colore, la vita non è più la stessa eppure cercano di sopravvivere mentre l’oscurità si abbatte anche sulla loro più profonda natura. E così le madri devono lottare contro quell’istinto materno che sembra non appartenere più alla loro carne, riconoscendo i figli non più sangue del loro sangue, bensì come fardelli pesanti da trascinarsi dietro o, peggio, eliminare.

Scatole nere (Mondadori, 2021) di Matteo Romiti è un romanzo complesso, asfittico; è un’opera prima così densa di lezioni e rivelazioni da creare disagio; le reazioni della popolazione a una malattia diffusa, globalizzante, creano nel lettore un senso di inadeguatezza, alienazione, tanto particolare perché non può non ricordarci certe situazioni che stiamo vivendo in questo preciso contesto storico. Quella descritta da Romiti è un’umanità che non reagisce al disastro con coraggio e voglia di lottare; piuttosto, sono esseri umani incattiviti, privi di speranza, mossi da una furia ancestrale e animalesca che li avvicina sempre di più al buio.
Scatole nere è un grosso contenitore di rapporti infranti, solitudini mortali e buio. Totale, dilagante.