San Martino di Tours che condivide il mantello - Facciata del Duomo di Lucca, Toscana
Anche quest’anno l’11 novembre ricorre la festa di San Martino, in cui è richiamata alla memoria di tutti la figura di un Santo il cui culto durante il Medioevo era fortemente sentito e a cui, anche oggi, tante comunità italiane sono molto devote.
A livello popolare, San Martino di Tours è ricordato in particolare per l’episodio del dono del mantello, un gesto che incarna i valori della carità, ma anche del sacrificio. Il significato profondo di quell’azione spiega la grande attenzione che tante genti cristiane hanno sempre mostrato verso il Santo.
La storia di San Martino
La storia è pressappoco questa: Martino era un soldato romano e una sera, mentre era di guardia, s’imbatté in un mendicante infreddolito e sofferente. Spinto da compassione, decise di tagliare a metà il proprio mantello militare – la clamide bianca, prerogativa della guardia imperiale – per condividere un po’ di calore con quell’uomo bisognoso.
La notte seguente, Martino fece un sogno che avrebbe cambiato per sempre la sua vita: vide Gesù Cristo rivestito della metà del suo mantello che aveva donato al mendico e lo udì rivolgere queste parole agli angeli:
"Ecco Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito".
Al risveglio, Martino scoprì con meraviglia che il suo manto era miracolosamente tornato integro, un segno della benedizione divina.
Il significato simbolico del gesto di San Martino
Questa narrazione, tuttavia, non è una semplice storia di generosità. Nel mondo antico, il mantello rappresentava simbolicamente la persona stessa; esso non era un mero indumento, bensì una sorta di “estensione” di chi lo indossava, l’espressione diretta della sua dignità, della sua condizione economica, sociale, militare o politica.
Una testimonianza del significato del mantello la troviamo nel Vangelo di Marco, con il racconto del cieco di Gerico (10, 46-52).
Nei versetti 49-52 del decimo capitolo si legge:
"chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!" Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?" E il cieco [rispose] a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!" E Gesù gli disse: "Vai, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada."
Il cieco che rinuncia al suo mantello gettandolo via dimostra una fede senza limiti in Cristo, poiché gettando via il suo mantello rinuncia alla propria vita per Dio.
Pertanto, nel dividere il suo mantello, anche Martino non si limitò a dare un bene materiale, ma offrì metà di sé stesso al prossimo.
Questo gesto, dunque, non è soltanto un atto di pietà, ma la donazione di sé, che va oltre l’aiuto concreto per diventare simbolo di autentica comunione e amore verso l’altro.
Il significato del mantello come simbolo della persona sopravvisse poi durante il medioevo, assumendo di conseguenza un valore anche di protezione nel contesto dei legami vassallatici.
Guglielmo d’Aquitania (1071-1127), nella sua lirica d’amore Come il ramo del biancospino, citando il gesto del mettere le mani sotto il mantello della sua signora non crea una banale allusione sessuale, bensì pone l’amore verso la donna nei termini di un rapporto di fedeltà feudale. Nell’atto dell’investitura, il signore copriva con il proprio mantello (simbolo della sua stessa persona), in segno di protezione, il vassallo inginocchiato a mani giunte.
La rinuncia alla propria vita con il dono di una parte del mantello era quindi un segno fortissimo per gli uomini del medioevo, che percepivano il gesto di Martino come un sacrificio per il prossimo. Il soldato, seppur non ancora cristiano, riconobbe Dio negli altri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: San Martino: il significato simbolico del dono del mantello
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