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Libri da leggere e regalare

Rileggere “Signorinette” e “Signorinette nella vita” di Wanda Bontà il giorno della Befana

Due classici, pubblicati dalla scrittrice e giornalista Wanda Bontà, che mostrano la storia di tre ragazze, tre giovani che, nei due volumi, cresceranno pagina dopo pagina.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 06-01-2019

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Rileggere “Signorinette” e “Signorinette nella vita” di Wanda Bontà il giorno della Befana

Oggi è il 6 gennaio, giorno della Befana, la simpatica nonnina che porta la calza piena di dolciumi a tutti quei bambini buoni che la trovano appesa al camino. Accanto a quello stesso camino, dove i ciocchi di legno ardono, immaginiamo di vedere una poltrona rossa sulla quale è seduta una bambina “adulta” che ha tra le mani due volumi dalle copertine un po’ sbiadite. “Signorinette” (Mursia Editore 1991, pp. 256, €. 13,30) e “Signorinette nella vita” (Mursia Editore 1990, pp. 256, €. 13,30) pubblicati dalla giornalista e autrice Wanda Bontà (Milano 1902 – 1986) rispettivamente nel 1938 e nel 1942, regalati proprio il 6 gennaio di tanti anni fa.
Da “Signorinette” nel 1942 fu tratto il film omonimo diretto da Luigi Zampa, con protagonisti Carla Del Poggio, Claudio Gora e Roberto Villa, una pellicola ormai introvabile che seppe portare sullo schermo l’intima essenza dei romanzi, che un tempo venivano venduti insieme in un cofanetto di colore verde.

Wanda Bontà rimasta orfana da piccola fu ospite di pensionati religiosi e laici per ragazze, che lavoravano e dopo aver conseguito la licenza magistrale, diede lezioni private nel ruolo di assistente presso alcune colonie milanesi di periferia, poi ottenne diversi impieghi, mentre la sera scriveva novelle e romanzi. La passione per la scrittura era iniziata da signorinetta, quindi solo nel 1927 riuscì a farsi pubblicare dalla Libreria Editrice Milanese il romanzo d’esordio “La fatica di vivere”, il quale per la delicata sensibilità che traspariva dalle pagine riscosse un ampio successo di pubblico e di critica. Un romanzo nel quale la scrittrice aveva saputo fondere abilmente la sua ricca fantasia letteraria con le proprie dolorose e sofferte esperienze di vita e di lavoro.
Grazie alla popolarità così acquisita, l’autrice poté dedicarsi alla narrativa, soprattutto rosa e al giornalismo, collaborando con numerose riviste femminili. L’iscrizione all’ordine dei giornalisti reca la data del 28 aprile 1937, ma già dal marzo di quell’anno figurava come direttrice della nota rivista per ragazzi “Intrepido”. Dopo la guerra cominciò a lavorare per i settimanali a grande tiratura quali “Grand Hotel”, sul quale tenne anche una fitta rubrica di piccola posta intitolata “Filo d’oro”, che fu molto seguita dalle lettrici, e “Intimità”.

“Signorinette”, edito nel 1938 dalle Edizioni Mani di Fata di Milano, considerato una sorta di “Piccole donne” italiano, vendette 50mila copie in un solo anno. “Signorinette nella vita” prosegue le vicende delle giovani protagoniste. Wanda Bontà descrive la vita di tre “signorinette” milanesi, tre adolescenti di 15-16 anni ritratte nel periodo che va dagli anni Trenta fino ai primi tempi della Seconda Guerra Mondiale. Tre ragazze dalla diversa personalità, attorniante da una galleria di personaggi indimenticabili.
Renata è alta, bella, dai capelli scuri e sicura di se stessa. La giovane, che proviene da una famiglia della ricca borghesia meneghina, è molto esuberante senza peli sulla lingua e queste caratteristiche le procurano una serie di guai.

“Sei sempre la più smodata!”, esclama sua madre, mentre guardandola ripete dentro di sé: “… E anche la più bella!”.

Iris, dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, esile, delicata, è brava a scuola e ricca di buoni sentimenti. Una vita non facile la sua, la madre rimasta vedova, ha sposato un uomo che ha un laboratorio di pellicceria dentro l’abitazione dove vive la famiglia. La sensibile Iris non va d’accordo con il patrigno, che non comprende l’animo romantico e sognatore della giovane.
E infine c’è Paola, soprannominata Paolona, perché in sovrappeso, che ha una voce angelica e un cuore d’oro zecchino, ma è una “povera ragazza obesa” vessata dall’insegnante di ginnastica. Paola vive con la madre e la nonna, ma il suo destino è segnato e ricorda quello della dolce Beth di “Piccole donne”.
Il lettore vede le ragazze diventare donne un capitolo dopo l’altro, affrontando i dolori e le gioie della vita. Quindi facilmente si ride e spesso ci si commuove osservando un mondo che non esiste più, dove si muovono leggiadre tre “signorinette” ansiose di scoprire che cosa riserverà loro il futuro.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rileggere “Signorinette” e “Signorinette nella vita” di Wanda Bontà il giorno della Befana

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