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Quali differenze tra romanzo giudiziario italiano e legal thriller? Le svela Michele Navarra

L'avvocato/scrittore Michele Navarra, tra i relatori del Convegno “Le parti sono d'accordo. I giuristi incontrano il Noir” che si è svolto il 12 maggio scorso, indaga la differenza tra il romanzo giudiziario italiano e il legal thriller di stampo anglosassone.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 14-05-2015

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Quali differenze tra romanzo giudiziario italiano e legal thriller? Le svela Michele Navarra

Lo scrittore e avvocato Michele Navarra è stato tra i relatori del Convegno “Le parti sono d’accordo. I giuristi incontrano il Noir” che si è svolto il 12 maggio scorso presso l’Università di Roma Lumsa.

«Credo che le differenze tra il nostro giallo giudiziario e il tipico legal thriller di stampo anglosassone (prettamente statunitense), o almeno quello che siamo abituati a vedere al cinema o in televisione o a leggere nei romanzi di autori americani (come John Grisham o Scott Turow, tanto per fare due esempi tra i più noti) siano profondamente marcate».

È partita da questa considerazione la relazione di Michele Navarra, creatore del personaggio letterario dell’avvocato Alessandro Gordiani, nell’ambito del Convegno di Studi svolto in collaborazione con il sito Diritto & Letteratura, che ha visto la partecipazione, per citare alcuni relatori, del Prof. Alfonso Celotto, Consigliere Giuridico per le Politiche Europee del Governo Renzi, di Francesco Caringella, membro del Consiglio di Stato e apprezzato scrittore e della Prof.ssa Elisabetta Mondello, una delle più autorevoli esperte di letteratura noir italiana e membro della giuria del Premio Strega 2015.

Fondamentale per Navarra porre in evidenza la differenza tra romanzo giudiziario e legal thriller, perché tutti i tentativi fatti finora dagli autori italiani di imitare i meccanismi narrativi del legal thriller americano sono falliti, sia in termini di critica sia di gradimento del pubblico.

«Il lettore percepiva la presenza di una nota stonata, falsa, avvertiva l’impossibilità di accomunare o di sovrapporre la realtà giudiziaria statunitense a quella italiana. Siamo in sostanza ignoranti sul reale funzionamento del loro sistema giudiziario, cioè, lo conosciamo attraverso il cinema e la narrativa di genere.»

Ha sostenuto Navarra nella sua relazione. A pensarci bene «ben pochi di noi conoscono come funziona il sistema penale e processuale statunitense, anzi i sistemi di cinquanta stati diversi, ognuno dei quali ha un differente sistema giudiziario, però tendiamo ad accettare la possibilità che determinate situazioni, che definirei “un po’ al limite”, siano vere o verosimili e quindi le apprezziamo volentieri».

Durante il suo intervento Navarra ha confessato di aver letto romanzi dove alcune condotte poste in essere dagli avvocati potevano essere definite “al limite della legalità”, anzi «in realtà superavano molto spesso quel limite ed erano per ciò stesso inverosimili». Quindi “fantascienza. Pura fantascienza”. Tutto questo ha fatto sì che da parte degli editori italiani ci fosse stato un certo ostracismo nei confronti della categoria del “giallo giudiziario italiano”, proprio perché il tentativo degli autori era di fare un legal thriller “all’americana”, «ma il legal thriller vero e proprio, rapportato al nostro sistema, era molto difficile anche soltanto da immaginare». Inoltre, si pensava, sbagliando, che i meccanismi reali del nostro processo, trasposti sulla carta, non avrebbero funzionato a livello narrativo, perché venivano immaginati come qualcosa di formale, noioso, burocratico. Niente di più errato, perché, sebbene sia vero che i nostri processi siano “liturgici” e debbano seguire determinate regole, nella realtà sono tutto l’opposto che noiosi o poco interessanti, parola di Michele Navarra, il quale, nato a Roma nel 1968, da più di vent’anni svolge la professione di avvocato penalista.

Gianrico Carofiglio, ha proseguito Navarra, con Testimone inconsapevole (Sellerio 2002) primo libro del magistrato scrittore di Bari, ha sdoganato con successo a livello narrativo ed editoriale il nostro sistema processuale e quindi il cosiddetto romanzo giudiziario italiano. «Soltanto grazie al rigido rispetto descrittivo delle vere regole che disciplinano il mondo del diritto, in altre parole, della “esattezza giuridica”» è stato possibile raggiungere questo risultato. La notorietà dei libri di Carofiglio e il successo del suo personaggio, l’avvocato barese Guido Guerrieri, un “vero” avvocato, ha poi consentito il trionfo della letteratura sul diritto. L’autore ha potuto quindi seguire un percorso “inverso”, cioè il personaggio dell’avvocato Guerrieri è diventato talmente “letterario” da riuscire a liberarsi dalle pastoie di quello che potremmo definire un “iperrealismo giudiziario-narrativo” (come ad esempio nell’ultimo romanzo La regola dell’equilibrio)».

Lo stesso Navarra con la sua creatura di carta Alessandro Gordiani, che si muove in una Roma descritta con ironia e precisione, ha dimostrato che, se si hanno le capacità e l’esperienza sul campo, si può scrivere un ottimo romanzo giudiziario senza annoiare i lettori italiani che hanno conosciuto i legal thriller di John Grisham e Scott Turow. A dimostrazione di ciò l’onesto, sagace e scanzonato avvocato Gordiani, protagonista del romanzo d’esordio di Navarra, “L’ultima occasione” pubblicato a fine 2007, nonché dei successivi “Per non aver commesso il fatto” (Giuffrè Editore 2010) e “Una questione di principio” (Giuffrè Editore 2013), ha fatto vincere importanti premi letterari all’autore.

“Il romanzo, a mio avviso, è lo strumento ideale per descrivere e spiegare le tante disfunzioni della giustizia italiana, la lentezza dei processi, l’inefficienza della giustizia civile, le ansie e le preoccupazioni di quello penale (soprattutto a carico dell’avvocato, costretto spesso a fare i conti, oltre che con la propria coscienza, con la paura, l’inquietudine di aver scelto la strategia processuale sbagliata tra le mille che si potevano intraprendere al momento dell’assunzione dell’incarico)… le sensazioni, i dubbi, le tante domande senza risposta, in altre parole per appassionare il lettore attraverso un’opera di identificazione, in qualche misura una sorta di empatia, con l’avvocato o perché no? con l’accusato, con le loro ansie, con le loro paure.”

Ci ha dichiarato Navarra al termine del suo intervento.

“Anzi, si può addirittura riuscire a essere divertenti e a far sorridere il lettore, senza scadere nel ridicolo o nel caricaturale. Questo perché molto spesso la realtà supera la fantasia”.

Insomma, ha concluso Navarra, «gli ingredienti per scrivere un bel romanzo giudiziario made in Italy, avvincente e divertente, ci sono tutti e sono tutti accanto a noi, a portata di mano, basta saperli raccogliere e raccontare nel modo giusto e per un giurista che decidesse di “incontrare il noir” questo compito sarebbe senz’altro più facile».

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