

Cosa unisce Arthur Conan Doyle ad Agatha Christie? L’amore per la letteratura, certo. Entrambi eccellono in un genere, quello investigativo, che grazie ai loro romanzi appassiona migliaia di lettori e creano protagonisti indimenticabili.
Ma, scorrendo la vita del papà di Sherlock Holmes, incredibilmente in bilico tra rigore investigativo e passione per l’occulto, si scopre un episodio che lo avvicina alla celebre scrittrice. Vale la pena ricordarlo nell’imminenza dell’anniversario della sua nascita, il 22 maggio. Nel 1926 Agatha Christie scompare e Conan Doyle scende in campo per investigare. A suo modo, ovviamente.
La scomparsa della Christie e il medium
La vicenda è nota. Nella notte del 3 dicembre l’auto dei Christie viene ritrovata nei pressi di una cava di calce a poca distanza dalla loro casa, nel Berkshire. Della scrittrice non c’è traccia. Sui sedili restano la sua borsetta e una pelliccia. Da quel momento una vicenda strettamente personale, come la richiesta di divorzio avanzata dal marito la sera della scomparsa, diventa di dominio pubblico. Più di mille agenti cercano Agatha Christie, mentre sui quotidiani si susseguono supposizioni e teorie.
Più o meno a quel punto entra in gioco Arthur Conan Doyle. Si procura un guanto della scomparsa e interpella un medium di nome Horace Leaf. Vuole sapere cosa è successo. A suo onore va detto che l’uomo dichiara Agatha in vita e ne predice il ritrovamento con uno scarto di poche ore: la scrittrice viene rintracciata il mercoledì successivo, e non il martedì come predetto, in un hotel ad Harrogate. Resta il dubbio di come abbia raggiunto la località termale. E il motivo del suo silenzio, considerato che la notizia della sua scomparsa e della grande campagna di ricerca in atto è sulla prima pagina del “New York Times”.
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I rapporti fra Agatha Christie e Arthur Conan Doyle
In ogni caso la vicenda scuote la società dell’epoca. Tanto da indurre Conan Doyle ad intervenire. Si sa che i due scrittori si rispettano. Forse si ispirano a vicenda. Ma non c’è altra connessione. A parte l’episodio in questione.
Probabilmente il medium fa parte del percorso di ricerca nel campo del soprannaturale che vede Doyle in relazione con il celebre illusionista Harry Houdini. Ma è bello immaginare che la sua partecipazione sia dettata da reale interesse per le sorti della collega e da una umanissima preoccupazione. A suo modo, forse, arriva più vicino al vero di Scotland Yard.
Agatha è viva, ma quella che attraversa è una rinascita che ha del soprannaturale. Dalla vacanza di undici giorni riemerge una donna nuova che accetta il divorzio dal primo marito, viaggia molto, scrive per fortuna tantissimo e ritrova l’amore in un uomo più giovane e coltissimo, l’archeologo Max Mallowan. Elementare Watson.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quando Conan Doyle indagò sulla scomparsa di Agatha Christie
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