La poesia italiana è in crisi — molteplici possono essere le cause, sarebbe lungo e noioso elencarle e analizzarle tutte in questa sede. Anche poeti e poetesse sembrano essere in crisi, sempre a caccia di un poco di notorietà, di attenzione, di stima, di solidarietà, di affetto. I poeti devono autopromuoversi, altrimenti non li considera nessuno e anche se si autopromuovono pochissimi li considerano. È del tutto legittimo per uno che si consideri autore autopromuoversi, ma farlo costa dei soldi. Bisogna avere un reddito e decidere di spendere ogni anno per questa passione, che in moltissimi casi non diventerà mai un lavoro. Realisticamente parlando spendere soldi per la poesia è un costo, ma per alcuni è ritenuto un investimento culturale e umano.
Pochi lettori e poca attenzione per la poesia
C’è un’insufficiente considerazione dei mass media nei confronti della poesia. Rarissimamente su RAI3 o in qualche televisione locale in orari non di punta intervistano per 5 minuti i poeti. La visibilità dei poeti e delle poetesse è scarsa.
La poesia è una sorta di Cenerentola della cultura umanistica italiana. Non si tratta di essere pessimisti (né di dare la colpa della situazione attuale ai poeti: assolutamente no), ma è necessario guardare in faccia la realtà ed essere realisti. La maggioranza dei convegni, delle letture, dei seminari di poesia contemporanea ha pochi astanti. Non a caso nelle foto di tali eventi ritraggono gli autori e non lo sparuto pubblico, fatto di pochissime persone. E come disse il poeta Valerio Magrelli, il pubblico si dimezza se c’è una partita di calcio importante la sera stessa dell’evento poetico.
Chi è poeta oggi?
Oggi i poeti e le poetesse vengono riconosciuti solo in tarda età. A 45-50 anni Bertolucci, Caproni, Mario Luzi, Zanzotto, Amelia Rosselli, Dario Bellezza erano già riconosciuti universalmente come poeti.
Oggi esistono poeti e poetesse altrettanto bravi e meritevoli, che alla stessa età non hanno lo stesso imprimatur. Va bene che oggi l’aspettativa di vita è più elevata, ma cosa accadrebbe in caso di scomparsa prematura dei poeti e delle poetesse in questione? Sarebbe fatta giustizia? Aveva ragione Arbasino: oggi molti passano da “giovane promessa” a “solito stronzo” nella maturità e solo chi arriverà a essere anziano potrà diventare venerato maestro.
Il mercato della poesia oggi
È la legge della domanda e dell’offerta. Tutti vogliono pubblicare, però i libri di poesia altrui nessuno li compra. Il mercato non premia la qualità. A vendere di più non sono quelli che vengono considerati i più bravi dalla critica, ma solo i poeti-influencer o i poeti-pop. Così molte piccole case editrici per far quadrare i bilanci pubblicano gli aspiranti poeti e li obbligano ad acquistare cento copie: cento copie che verranno regalate a persone di fiducia e degne di stima, che magari non leggeranno questi capolavori.
Autopubblicarsi e pubblicazioni a pagamento
Tutto in nome di un equivoco. Per la mentalità comune aver pubblicato un libro è un fatto importante, qualcosa degno di nota a livello culturale. Ma è un errore dovuto a una concezione molto datata, quando le case editrici erano molto di meno, erano molto più selettive e pubblicavano solo libri di qualità. Oggi pubblicano tutti. Chiunque può essere pubblicato e chiunque può fregiarsi del titolo di "autore". Basta spendere soldi. Sia ben inteso: le piccole case editrici non pubblicano sempre a pagamento, e anche quelle che lo fanno a volte utilizzano il doppio binario, non facendo pagare autori già affermati. Personalmente non vedo nessuna differenza tra chi si autopubblica un libro sulle piattaforme conosciutissime e chi invece pubblica a pagamento presso una casa editrice. Se comunque ancora oggi pubblicare con una piccola casa editrice è segno di una certa legittimazione culturale (così vogliono farci credere, anche perché c’è dietro tutto un piccolo business), autopubblicarsi costa molto di meno.
Essere poeti oggi
Oggi tutti hanno la possibilità di sentirsi poeti e nessuno viene più considerato poeta. Anzi se qualcuno presenta una persona come poeta o poetessa costui o costei verrà guardato/a con diffidenza, nel migliore dei casi come un/a perditempo, nel peggiore come un/a matto/a disadattato/a. Se chiedete alla maggior parte delle persone di dire i nomi di due o tre grandi poeti viventi italiani, ecco allora che nel 90-95% dei casi li coglierete impreparati. Colpa quindi dei poeti che non "arrivano" più alla gente oppure è colpa della cosiddetta "gente" che è ignorante in materia o ancora, più semplicemente, non è più interessata alla materia? Molti letterati e molti aspiranti poeti fanno spallucce e non vogliono parlare di questa situazione. Invece a mio avviso bisogna parlarne tutti, a costo di mettere più volte il dito nella piaga.
Oggi tutti vogliono essere poeti: è un’aspirazione legittima, ma i posti disponibili sono pochi e quei pochi avranno poca gloria in vita e poca gloria postuma, anche se nessuno può prevedere totalmente il futuro (ma giudichiamo per ora dall’andazzo attuale). Chiunque scriva dieci poesie o aspiranti tali vuole essere considerato poeta. E piccole case editrici, che in realtà si comportano più da tipografie e pubblicano tutti, alimentano questa illusione.
Ma le cose non vanno meglio per i poeti riconosciuti che non hanno pubblico e vendono pochissime copie. Se è pura utopia voler essere tutti poeti, è altrettanto un sogno irrealizzabile voler essere poeti per tutti, perché i grandi poeti di quest’epoca sono poeti per pochi e nutro dei dubbi che quei pochi lettori siano a tutti i costi buoni, come vorrebbe la "vulgata" elitaria dei letterati nostrani.
Se consideriamo gli aspiranti poeti allora la comunità poetica è per l’appunto vastissima e sterminata. Se consideriamo chi pubblica in case editrici grandi e/o ha raccolto qualche consenso dalla critica il mondo poetico allora è molto più piccolo. Però c’è una confusione totale. I premi sono tantissimi, anche se a mio avviso la maggioranza non ha alcun valore. Il mondo poetico italiano è una grande "premiopoli". Nessun letterato preparato e con potere si prende la briga di distinguere premi importanti da premi inutili e di nessun valore per non attirarsi antipatie, per quieto vivere, ecc. Lo stesso dicasi per il mare magnum di pubblicazioni a pagamento. C’è inoltre una grande varietà di lit-blog e riviste online. Moltissimi scriventi quindi possono elencare nel loro curriculum quel premio letterario, quella pubblicazione di quel libro a pagamento, quella pubblicazione su quel sito letterario. Chiunque, nessuno escluso, mette nella propria nota biografica queste cose. Ma è bene essere consapevoli che è vanità, a meno che uno non lo faccia con una buona dose di ironia.
La nicchia letteraria
Il mondo poetico italiano è una nicchia, composta da una miriade inenarrabile di microcosmi, di piccole realtà, di bolle di filtraggio. Se uno non viene accreditato presso qualche rivista online può sempre cercare altrove o crearne una con gli amici. Però accade che le pubblicazioni a pagamento non hanno lettori, se non amici, conoscenti, critici, letterati a cui l’autore stesso invia gratis delle copie. Accade che i blog e le riviste online spesso sono visitate solamente dagli aspiranti e sedicenti poeti, ma non hanno un vero e proprio pubblico e il loro bacino di utenza si caratterizza per l’autoreferenzialità. Accade che il massimo riconoscimento per chi pubblica un libro di poesia è venire menzionato in un trafiletto della cronaca locale e per chi pubblica su un blog racimolare qualche like. Accade che molti poeti vorrebbero essere conosciuti a livello locale e a livello nazionale, non riuscendo in nessuna delle due imprese. Ma in fondo il poeta Lello Voce una volta scrisse: credevate forse di diventare come delle rockstar?
La questione è che molti credono che tutto sia facile e ripongono aspettative molto elevate. Invece, anche se va tutto per il meglio, da gran parte delle persone un poeta non sarà preso sul serio. Scrivere poesie significa mettersi a nudo e mettersi a nudo significa, a volte, esporsi anche al pubblico ludibrio: ci sarà sempre qualcuno che fraintenderà e vi prenderà in giro per i vostri versi. Accade che gli stessi poeti e critici letterari riconosciuti non saranno ritenuti molto credibili né autorevoli. Sarà pure vero che esistono la "mafia letteraria", le cricche, i favori, i ricatti, i compromessi, ma è altrettanto vero che non si può alimentare una totale cultura del sospetto per poche mele marce e pochi casi isolati.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La poesia in Italia oggi: cosa vuol dire essere poeta? Alcune considerazioni
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