Pescara 1566. La Battaglia dell’Aternum
- Autore: Andrea Verrocchio
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Pescara 1566. La Battaglia dell’Aternum (pagg. 99, Edizioni IlViandante, 2022) è l’ultimo romanzo storico del giovanissimo e di già foriero scrittore abruzzese (anche di racconti, premiati in diverse assise letterarie), Andrea Verrocchio.
La base, ma anche il filo conduttore del racconto è la battaglia c. d. “dell’Aterno” del 1566 tra gli ottomani e l’esercito del Regno di Napoli, in cui gli orientali tentarono un assalto della nostra Penisola dalla zona del Mare Adriatico che si estende da Pescara (l’antica Piscara) e fino a Termoli (l’antica Termele).
È l’anno in cui ascese anche al trono di San Pietro, il domenicano Antonio Michele Ghisleri (nato nel 1504), che assunse il nome di Pio V (1566-1572).
Gli ottomani furono respinti e soprattutto non riuscirono a prendere le Isole Tremiti.
Sono fatti che fungono da prodromo, grazie alla lungimiranza del Sommo Pontefice San Pio V che creò la Lega Santa, alla splendida, storica e fondamentale battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Andrea Verrocchio, in uno stile fluido e molto articolato, narra la storia di un’amicizia tra Tancredi, commerciante pescarese cattolico, e Omar, turco e mussulmano, tra le mura dell’antica cittadella di Pescara.
Una minaccia imperversa sulla costa adriatica. Due giovani amici si trovano costretti a diventare nemici sullo sfondo della guerra.
Così è giustamente riportato nella quarta di copertina, ed è il vero contenuto del romanzo.
Il filo conduttore si articola poi, con vera originalità, in svariati quadri, che potrebbero tranquillamente essere ciascuno una narrazione a sé stante, soprattutto per le dotte e precise digressioni storiche (su luoghi e personaggi), artistiche, descrittive e di costume dell’epoca, corredate da ampie note esplicative.
Il Verrocchio è altresì (e lo si nota tra le pagine del romanzo) un fine cultore di quella saggia ed autorevole Signora, oggi alquanto trascurata e abbandonata.
Mi riferisco alla Storia, rappresentata, sin dai tempi antichi, dalla musa Clio.
Poiché se è vero, come è vero, che la Storia è “magistra vitae” (di ciceroniana memoria), appare evidente che la stessa, come tanti saggi maestri, è oggi tenuta in scarsa considerazione e, comunque, ben poco, per non dire affatto, vengono apprezzati e messi in pratica i suoi insegnamenti.
Ed invece nel romanzo c’è tutto codesto.
Dobbiamo quindi essere grati al Verrocchio per questo suo inizio di una proficua carriera di scrittore, di narratore e di vero e autentico storiografo.
Pescara 1566. La battaglia dell'Aternum
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