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Recensioni di libri

Pechino pieghevole di Hao Jingfang

add editore, 2020 - La fantascienza sa (anche) essere politica: quella di “Pechino pieghevole” lo è in massima parte. Attraverso una narrazione tesa e introspettiva, Hao Jingfang ci consegna una raccolta sfrenata, intrisa di solitudini, eroismi minimi, prevaricazioni massime, rigurgiti metafisici e filosofia.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 23-11-2020

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Pechino pieghevole

Pechino pieghevole

  • Autore: Hao Jingfang
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Add editore
  • Anno di pubblicazione: 2020

Vedi Prezzo:

Scheda libro su ibs
Scheda libro su LaFeltrinelli.it
Scheda libro su Libraccio
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Chaohuan. Tenete a mente questa parola. È una parola cinese che definisce un genere di fantascienza cinese: il cosiddetto ultra-realismo, suggerito dalla realtà contemporanea. Come dire il futuro è già qui, e scrittori e scrittrici come Hao Jingfang lo descrivono in modo immaginifico. Pechino pieghevole (add editore, 2020, trad. S. Pozzi) consta di undici racconti, undici cartoline da un presente da fantascienza. Stati di ordinaria allucinazione (o alienazione, se vi andasse di buttarla sul politico) che oltrepassano i canoni del racconto ucronico per approdare a un sottogenere hard, dove il visionario coincide con il sentire no global e i fantasmi della libertà.

I “metalieni” come meta-oligarchi (L’arpa tra cielo e terra, Al centro della prosperità), subliminali addomesticatori di coscienze. George Orwell declinato in meta-tecniche di sorveglianza, elettronica e robotica. Diseguaglianze di classe ai tempi della fine della lotta di classe. Ai tempi dell’"Encefalocene" (Il teatro dell’universo) e della catastrofe ecologica di qui a un passo.

Il racconto che dà il titolo alla raccolta (Pechino pieghevole) si (im)pone come paradigmatico. Pechino è un gigantesco cubo di Rubik. Una metropoli mobile, cangiante, divisa in tre: tre spazi per tre diversi ceti sociali. Tempo e aria sono beni indispensabili, vanno preservati e spettano alle élite. L’ultimo spazio della città pieghevole è lo spazio destinato alla discarica. Lao Dao ci lavora da anni, (come prima suo padre) senza slanci, senza aspettarsi nient’altro dalla vita, nient’altro che il reiterato convivere coi rifiuti. Se un giorno accetta di infiltrarsi illegalmente negli spazi riservati alle classi media e alta, lo fa per soldi, non certo per velleità ulteriori, meno che mai politiche, di riscatto sociale. Deve consegnare una lettera a una ragazza di prima classe e poi sparire, tornare tra i reietti tenendo chiusa la bocca. Le cifre del sistema di sfruttamento sono queste: gli abitanti della Pechino pieghevole sono in tutto ottanta milioni, tolti i cinque (milioni) che abitano la zona dell’élite, gli altri sono incastrati all’interno di un meccanismo sociale senza vie d’uscita. Fuori metafora lo aveva denunciato Marx prima ancora dell’ottima Hao Jingfang, dentro metafora.

Nelle sue declinazioni più di spessore, la fantascienza sa (anche) essere politica: quella di Pechino pieghevole lo è in massima parte. Attraverso una narrazione tesa e introspettiva (Tra vita e morte), Hao Jingfang ci consegna una raccolta (Premio Hugo) sfrenata, intrisa di solitudini, eroismi minimi, prevaricazioni massime, rigurgiti metafisici e filosofia. Un libro piacevole da leggere e buono per pensare.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pechino pieghevole

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