

Il nuovo Dpcm ha risposto positivamente all’appello lanciato nei giorni scorsi da librai e editori: le librerie delle zone rosse potranno restare aperte. ALI e AIE avevano chiesto al Governo che le nuove misure tenessero conto delle esigenze del mondo del libro e accolgono con gioia e soddisfazione quanto stabilito dall’ultimo Dpcm, che entrerà in vigore venerdì. Per i presidenti ALI e AIE, Paolo Ambrosini e Ricardo Franco Levi, i libri sono “beni essenziali” ed è fondamentale riconoscerne il valore:
"I libri sono beni essenziali e, soprattutto in un momento come questo, aiutano gli italiani a superare la solitudine e le difficoltà legate alle limitazioni della libera circolazione e della socialità. Ogni libreria si impegnerà per garantire la massima sicurezza all’interno degli esercizi, così come è avvenuto nei mesi scorsi."
Non tutti i librai sono però soddisfatti da questa decisione, né tutti riapriranno: per chi aprire, se gli abitanti delle zone rosse non dovrebbero uscire di casa salvo per questioni di prima necessità?
Le librerie restano aperte: la reazione del mondo editoriale
Alla soddisfazione di ALI e AIE si aggiunge quella dei numerosi editori e intellettuali che nei giorni scorsi si erano uniti per chiedere al Governo di ascoltare le necessità del mondo del libro.
Anche Nicola Lagioia, scrittore e direttore del Salone del Libro di Torino, ha espresso un parere positivo sulla scelta operata:
"I librai se lo sono meritato, dopo aver dimostrato resistenza e inventiva nel primo lockdown... Poi è inutile nascondersi: per molte librerie una nuova chiusura avrebbe significato non aprire più".
Contrariamente a quanto accaduto in Francia, anche nelle zone in cui le restrizioni si fanno più pesanti le librerie potranno, secondo il decreto, continuare ad alzare le saracinesche.
Per quanto accolta con gioia da una parte del settore editoriale, la decisione del Governo ha riacceso il dibattito dello scorso aprile: le librerie saranno aperte per accogliere quali lettori, se agli abitanti delle stesse zone non è permesso uscire di casa salvo che per questioni di prima necessità o allontanarsi eccessivamente dalla propria abitazione? I libri sono davvero beni di prima necessità? Le librerie sono “farmacie dell’anima”?
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Nonostante il via libera governativo, non tutte le librerie italiane delle zone rosse apriranno. Specie per le librerie indipendenti, le nuove misure rischiano di essere piuttosto mosse retoriche: una libreria non è (o non è solo) una sorta di tempio laico arricchente per l’anima, ma è anzitutto un esercizio commerciale. Non coordinare dall’alto una chiusura delle librerie non significa tutelare la lettura, ma non occuparsi di tutelare i negozi che la promuovono e la consentono.
Per questo motivo, alcune librerie indipendenti hanno scelto di tornare a privilegiare il servizio di consegna a domicilio che già era stato attivato lo scorso marzo per far fronte all’emergenza.
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I libri sono il pane della mente, perciò se è necessario che restino aperti gli alimentari è anche necessario che restino aperte le librerie. Leggere è uno dei piaceri della vita e aiuta a superarne le difficoltà. E poi se mangi troppo ingrassi, ma se leggi tanto sei solo più felice!