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Storia della letteratura

“Nuove effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura”: il numero dedicato a Sciascia

La lettura di questo numero monografico è innanzitutto un invito alla rilettura dell'opera di Leonardo Sciascia e a una riconsiderazione complessiva del suo impegno intellettuale.

Federico Guastella
Federico Guastella Pubblicato il 28-07-2020

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“Nuove effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura”: il numero dedicato a Sciascia

La valorizzazione delle opere di Leonardo Sciascia si è affermata dagli anni Settanta fino a raggiungere un’estensione negli anni Ottanta con una generazione di critici molto attenti (Vecchi, Vittorio, Borsellino, S. Nigro, Giusti, Traina, Onofri, Spalanca...), anche fuori d’Italia (America, Inghilterra, Spagna…). Un’immagine globale della sua fortuna va innanzitutto ricavata dal numero monografico della rivista palermitana “Nuove effemeridi” (Edizioni Guida, anno III, n. 9, 1990/1) dove, oltre ai numerosi omaggi italiani, compaiono anche saggi tradotti dal francese o dall’inglese, nonché articoli di giornali spagnoli. Mettendo a fuoco la sua opera da angolazioni differenti, offrono interpretazioni diversificate.
A impreziosire il poderoso volume, peraltro contenente due interviste rilasciate in Germania (alla rivista “Zibaldone”) e in Spagna (ad “ABC”), è la serie di ritratti pittorici e fotografici che, distribuita lungo tutto il fascicolo, presenta lo scrittore in momenti diversi della sua vita: circostanze private o pubbliche occasioni.

Una florida messe, dunque, da cui si evidenzia l’identità stratiforme di Sciascia. A destare interesse è il suo testo, meno noto, Le passioni, i cui brani (L’amicizia, L’amore, Il dolore) racchiudono riflessioni culturali di notevole ampiezza. Sull’amicizia egli ricorda due testi: la prima è la voce “Amicizia, amore” tratta dal Dizionario dei sinonimi di Niccolò Tommaseo, la cui conclusione è affidata a queste parole:

"La vera amicizia, anche cessata, lascia dietro di sé, quasi a guardia del tempo abbandonato, l’affetto".

La seconda voce, “Amicizia”, è quella che si trova nelle Questions sur l’Encyclopédie di Voltaire, di cui Sciascia riporta soltanto il passo centrale:

"L’amicizia è il matrimonio dell’anima; e tal matrimonio è suscettibile di divorzi. È un contratto tacito tra persone sensibili e virtuose. E dico sensibili perché un monaco, un solitario può, pur non essendo malvagio, vivere senza conoscere l’amicizia. E dico virtuosi perché i malvagi non hanno che dei complici, i voluttuosi hanno i compagni nel piacere, gli interessi hanno degli associati, i politici attirano i faziosi, la generalità degli uomini oziosi si crea un rapporto, i principi hanno dei cortigiani; soltanto gli uomini virtuosi hanno degli amici".

L’amicizia, quella classica nata sotto i segni della sensibilità e della virtù, commenta Sciascia, andava già cedendo all’amicizia complice, all’amicizia faziosa, all’amicizia interessata, cortigiana, oziosa e voluttuosa. Riguardo all’amore, dopo aver parlato dell’introvabile De l’amour, pubblicato da Stendhal nel 1822 a Parigi, si intrattiene su alcuni versi: i dolcissimi settenari del librettista Francesco Maria Piave sulla Traviata di Giuseppe Verdi. Egli afferma:

“Con tutta probabilità né Verdi né Piave avevano letto il De l’amour; ma nei versi di Piave, e della musica che direi l’inciela, ineffabilmente il De l’amour trascorre e arride”.

E quei versi rivelano dell’amore, leggibile nel cuore umano, finissime connotazioni:

“Il balenare della bellezza – la bellezza che Stendhal diceva essere promessa di felicità; l’insorgere quasi inavvertito, ignoto al cuore stesso che lo apprende e che vi si apprende, del sentimento; il suo consistere in sofferenza e delizia; il suo dilagare nell’intero universo...".

Sul dolore, che si accompagna alla vita degli uomini, fa riferimento a quello inflitto dal fanatismo, dal potere, dalla tirannia. In definitiva:

“La più atroce e spaventosa immagine del dolore, del dolore fisico che si intride al dolore esistenziale, è per noi quella del dolore che colui che non pensa, che interi sistemi di negazione del pensiero infliggono a colui che pensa, a coloro che pensano”.

L’Editoriale, che orienta anche l’attenzione del lettore sull’ampia rassegna stampa (divisa in cinque settori tematici – L’uomo, il letterato, il saggista, il polemista, da lontano), conclude con un aneddoto: un giorno qualcuno disse a Sciascia che delle sue opere gli erano più piaciuti gli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel e lo scrittore con un sorriso malizioso commentò:

"Evidentemente ti piace la letteratura".

Questa volta egli non viene sconfitto come i suoi investigatori, che sono sempre perdenti in una società ingiusta manovrata dagli illeciti del Potere. Risulta chiaro dalla lettura dell’opera come pensare a Sciascia sia apprezzarne il modo di raccontare che fa del lavoro letterario la ricerca della verità nascosta.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Nuove effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura”: il numero dedicato a Sciascia

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