In un panorama editoriale, come quello italiano, già saturo di nuove pubblicazioni ecco che Ago Edizioni propone una sfida inattesa: riscoprire i grandi capolavori dimenticati del Novecento che sono ancora in dialogo con il presente, ricucendo così uno strappo che di fatto ha reso introvabili dei classici della letteratura mondiale.
La nuova casa editrice, fondata da Andrea Crisanti de Ascentiis, intende intrecciare un filo diretto tra il libro e i suoi lettori seguendo il solco della grande tradizione editoriale basata sulla coerenza del catalogo e sulla qualità delle proposte letterarie.
Quali sono le sfide di una nuova casa editrice nel mondo attuale? Oggi proliferano migliaia di nuovi titoli sul mercato e la concorrenza del digitale minaccia di togliere una fetta di pubblico alla lettura o comunque di insidiare l’attenzione dei cosiddetti “lettori forti”. I mutamenti sono all’ordine del giorno, ma c’è una nuova generazione di editori pronta ad affrontarli tenendo alto il baluardo della letteratura veramente degna di questo nome.
Ne abbiamo parlato in questa intervista all’editore Andrea Crisanti de Ascentiis, ideatore del progetto di Ago Edizioni.
- Innanzitutto complimenti per il coraggio. È temerario di questi tempi decidere di lanciarsi in un progetto editoriale di spessore letterario, basato sulla riscoperta della letteratura del Novecento. Da quale idea nasce Ago Edizioni?
E cosa ha di nuovo da offrire al panorama letterario italiano?
Link affiliato
L’idea di creare Ago Edizioni è stata un pensiero che negli anni si è stratificato. Sono dieci anni che lavoro nell’editoria e ho visto tanti progetti e tanti libri che, per varie ragioni, non riuscivano a entrare dentro questi progetti. C’era sempre qualcosa che non mi convinceva, io pensavo di farlo in un altro modo. E alla fine questa idea ha preso una forma, ho capito cosa volevo fare, quello che volevo comunicare.
Il nome stesso della casa editrice non è casuale. L’ago è un oggetto semplice che esaurisce la sua funzione nell’essere tramite, lasciando alla mano di chi lo gestisce e al filo che cuce la memoria dell’atto. L’ago segue la traccia del gesso sulla stoffa, ed è proprio in nome di questa simbolica continuità che sono pensati tutti i libri del nostro catalogo. E ritorna anche l’idea di voler ricucire uno strappo, quindi di riannodare il dialogo con i capolavori dimenticati del nostro Novecento.
- L’idea di fondare Ago Edizioni dunque è il frutto della tua decennale esperienza in ambito editoriale…
Ho capito che c’era uno spazio per fare dei libri che non c’erano in Italia e che invece avrebbe avuto senso portare nel nostro Paese. E ho pensato di farlo in modo sostenibile, quindi andando a parlare direttamente con le librerie, provando ad avere un rapporto diretto con i librai e poi puntare sul catalogo. Il problema dei libri, oggi, è che non durano nemmeno un mese come novità sugli scaffali delle librerie, mentre un libro non può durare un mese, deve durare nel tempo. Bisogna darsi quella possibilità, quella chance e per farlo ci serviva il tempo e pure il coraggio. Il coraggio di fare la scelta sbagliata, anche. Quello che ho capito nel tempo è che non bisogna seguire le mode editoriali, ma seguire la propria via, la propria idea. L’ideatore di Adelphi, Bobi Bazlen, diceva “io dei libri sento la musica” e oggi la musica dei suoi libri la sentono tutti. Io non sono Bazlen, ma penso che ognuno debba avere la propria idea e seguirla fino in fondo.
- I primi titoli pubblicati nel vostro catalogo sono romanzi importanti, il primo Confessione di mezzanotte è l’opera di un autore francese che è stato paragonato a Camus per le sue teorie esistenzialiste. Mentre il secondo romanzo, I condannati dell’Escambray, è una testimonianza, sempre attuale, della miseria umana della guerra.
Link affiliato
Il nostro proposito è portare in Italia autori e libri del Novecento mai pubblicati. C’è questa, non so se chiamarla “mancanza”, per cui ci sono veri e propri capolavori che non sono mai stati pubblicati in Italia, o magari lo sono stati, ma hanno avuto una fortuna relativa e quindi non sono stati più riediti.
I primi due titoli in catalogo sono Confessione di mezzanotte di Georges Duhamel e I condannati dell’Escambray di Norberto Fuentes. Il libro di Duhamel non era mai stato pubblicato in Italia; mentre Fuentes era stato pubblicato da Einaudi negli anni Settanta, quindi da cinquant’anni non torna nelle librerie. Ora riportarli in circolazione e in dialogo con i lettori di oggi, mostrandone la viva attualità, è una scommessa.
- Quali saranno le future pubblicazioni?
Andremo avanti così, uscirà a febbraio un libro di Mary MacLane, un’autrice americana mai pubblicata in Italia, che ha scritto questo memoir sulla sua condizione di donna lesbica nell’America del primo Novecento. In America vendette 100 mila copie in un mese, poi il libro venne ritirato dal mercato perché la censura lo trovava immorale.
È importante dire che queste pubblicazioni non sono tutte scelte mie, sono scelte di persone che in qualche modo gravitano intorno a questo progetto. Naturalmente poi io valuto l’aderenza al catalogo, che ci sia una continuità, ma sono aperto anche a contaminazioni. Penso che si debba mettere al centro innanzitutto il lettore, chi prende il tuo libro e di solito non si chiede chi è che l’ha pubblicato, perché non è quella la cosa importante; il lettore si chiede se il libro gli piace o non gli piace, se vale la pena continuare a leggerlo.
Poi pubblicheremo Ivy Low Litvinov, un’autrice russa naturalizzata inglese. E sarà il turno di un autore argentino mai pubblicato in Italia, Juan Filloy, con il suo dissacrante romanzo Op Oloop. Si tratta di un autore totalmente folle, originale, che ha vissuto mille vite. In Argentina non aveva un editore, si autopubblicava, stampava cinquanta copie dei suoi libri. Non voleva editori, li odiava, forse in fondo faceva anche bene (ride, Ndr).
- Mi sembrano molto affascinanti le storie degli autori che proponete in catalogo, oltre ai loro libri naturalmente…
C’è anche un po’ l’idea, forse la speranza, che proponendo questo genere di letteratura, la gente riscopra le storie di questi autori. La Litvinov è stata la moglie di un ambasciatore sovietico a Washington, all’epoca di Stalin, quindi diciamo non si trovava in una situazione facilissima. Quello scarto tra ufficiale e non ufficiale è anche letterario, se vogliamo. Ci ricorda che le storie sono importanti.
- Tanta gente oggi si lancia in progetti editoriali quasi per gioco o per diletto, senza avere una reale conoscenza del mondo dell’editoria. Mentre tu, per quanto giovane, dimostri di avere cognizione di causa. Posso chiederti qual è stata la tua formazione?
La mia formazione è molto semplice e travagliata, in realtà. Ho studiato Lettere alla Sapienza, facendo solo la triennale, non la magistrale. Mentre studiavo ho iniziato a lavorare per le Edizioni di Comunità, per cui collaboro ancora oggi. Si tratta di un marchio storico nato con Adriano Olivetti che dal 2010 è stato acquisito dalla Fondazione Olivetti dopo essere passato per un periodo ad Einaudi. Nel 2015 ha cominciato a stampare anche opere tratte proprio dal catalogo storico. E tutto questo c’entra anche con Ago Edizioni, perché io mi sono formato qui dentro e ho capito quanto sia importante trovare un dialogo con il presente. Questo lavoro di scelta, di comprensione del testo mi ha aiutato anche adesso in ciò che vorrei fare, cioè trovare dei frammenti del Novecento e riproporli ai lettori di oggi.
- Quante persone lavorano attualmente ad Ago Edizioni? E come vi siete suddivisi i compiti all’interno della casa editrice?
Al progetto di Ago Edizioni con me lavorano attualmente quattro persone.
Chiara Rondoletti che è l’art director e l’artefice delle nostre bellissime copertine. Giulia Di Filippo che mi aiuta moltissimo con le questioni dei diritti di letteratura sudamericana e altre cose che io da solo non riuscirei mai a fare. Poi c’è Caterina Miracle Bragantini la traduttrice di Georges Duhamel, che si occupa della parte relativa alla narrativa francese.
- Utilizzerete anche i social network per promuovere il vostro progetto? Su quali social in particolare puntate di più?
I social sì, però i social sui libri. Non sull’editore. Non voglio che ci sia una narrazione artificiale, io penso che l’editore sia innanzitutto i libri che fa, non la sua vita privata o i suoi passatempi. Io voglio che ci sia un focus totale sui libri. Una cosa che mi interesserebbe fare sui social è creare una sorta di angolo dedicato alla “Storia editoriale”, quindi all’editoria del Novecento, per ricordarci appunto da dove veniamo, che Italia c’era all’epoca, quali erano gli editor di allora, parliamo di nomi importantissimi della nostra letteratura come Calvino, Vittorini, Bassani…
- Per quanto riguarda invece il progetto grafico di Ago Edizioni, come mai la scelta di mettere dei quadri di artisti contemporanei in copertina?
Il progetto grafico l’ho visto evolversi. Una cosa su cui si è puntato molto è prima di tutto la leggibilità del testo, ma anche a raggiungere una certa raffinatezza dell’insieme, senza però essere appunto esclusivi. Trovare un’eleganza, una sobrietà che potesse restituire il testo nel migliore dei modi, senza fare il verso ai grandi editori, trovare una linea di sobria eleganza.
L’idea è quella di proporre dei quadri che dialoghino con i libri, ma che siano opere di autori contemporanei. Così che già dall’immagine il lettore possa farsi un’idea generale del testo e al contempo capire immediatamente il collegamento con l’attualità.
- Per concludere ti propongo una riflessione sull’editoria attuale. Ci si lamenta che la gente legge meno ed è sempre più distratta dagli stimoli digitali, mentre stiamo assistendo a un progressivo sgretolarsi dell’editoria letteraria. Cosa può fare la differenza in questo panorama secondo te?
La cosa diversa è come fai editoria. L’editoria è un mestiere soprattutto artigianale. Io questo l’ho imparato in anni di lavoro da Edizioni di Comunità. La differenza è fare editoria sulla misura umana. Penso che oggi non esista più l’editore come figura mitologica, non ci sono più i grandi editori di stampo novecentesco come Giulio Einaudi e Valentino Bompiani. Ma non bisogna neanche farsi dominare dalle leggi del mercato e dalle mode.
Io credo che oggi chi vuole leggere la qualità – e solo la qualità – esiste ancora.
Recensione del libro
Confessione di mezzanotte
di Georges Duhamel
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nasce Ago Edizioni, intervista all’editore Andrea Crisanti
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Ti presento i miei... libri Lavoro con i libri News Libri
Lascia il tuo commento