Louisa May Alcott conosce la questione femminile per esperienza.
Jo March, la protagonista di Piccole donne, deve sposarsi. Le lettrici romantiche non vogliono sentire ragioni. Lo spiegano nelle lettere dirette all’autrice che ne sorride. E poi risolve la questione a modo suo.
Già da questo si intuisce la vera natura di Louisa May Alcott: la creatrice delle ragazze March è una donna del suo tempo e molto lontana dalla idilliaca immagine tramandata dalla letteratura per l’infanzia che porta la sua firma.
Un ritratto cui contribuisce anche L’Orma editore in un agile volumetto pubblicato nella collana dei Pacchetti, i libri dedicati alla corrispondenza inedita di alcune delle più grandi menti di ogni tempo. E dotati, manco a dirlo, di una sovra coperta che per gli amanti delle lettere può essere piegata e spedita. Quello ispirato a Louisa May Alcott si intitola Le nostre teste audaci (2021).
Vale la pena riscoprilo alle porte dell’anniversario della sua morte, il 6 marzo, e di un mese dedicato per tradizione alle donne. E magari seguirne l’esempio e il consigli. Basti per tutti uno:
Per molte di noi la libertà è un marito migliore dell’amore.
“Le nostre teste audaci”: le lettere di Louisa May Alcott
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La curatrice del volume, Elena Vozzi, dice che quello che emerge dall’epistolario è il profilo diuna donna:
Forte e indipendente, che seppe mettere in discussione le rigide regole sociali dell’Ottocento americano e partecipò con passione alle più importanti battaglie civili del suo tempo, dalla lotta alla schiavitù al suffragio universale.
La scrittrice vuole trasformare la femminilità in qualcosa di meno piccolo.
Sullo sfondo la guerra di Secessione, un paese che cambia, le disastrate finanze di una famiglia non convenzionale, l’agognata autonomia, le difficoltà economiche continue e la voglia di farcela.
Non sono abile nei lavori manuali, dunque userò la mia testa come un ariete da guerra e mi farò strada nella mischia di questo pazzo mondo. Ho diverse letture piacevoli per allietare le mie serate e , soprattutto, posso entrare gratuitamente al Boston Theatre.
Per riuscire entra nel mondo del lavoro da giovanissima e fa un po’ di tutto. Istitutrice, domestica, governante, sarta,attrice, insegnante. Il ruolo di scrittrice resta sullo sfondo: l’obiettivo primario, raggiunto solo al termine di una lunga gavetta. Le lettere spedite alla famiglia che raccontano l’esperienza da infermiera al fronte, durante la guerra, rappresentano il suo esordio. Una volta rielaborate, verranno pubblicate con il titolo di Hospital Sketches nel 1863.
Poi ci sono i racconti. E quella che lei definisce spazzatura, spesso prodotta sotto pseudonimo. A guidare il suo lavoro è sempre il bisogno di denaro e non se ne vergogna:
L’ispirazione dovuta alla necessità di guadagnare è tutto ciò che ho, ed è un aiutante più fidato di qualsiasi altro.
E poi:
Mi dedicherei più che volentieri a questo genere di narrazioni, ma sfortunatamente non pagano bene quanto la “spazzatura”, una considerazione venale, me ne rendo conto, ma che ha il suo peso quando non si scrive ispirati dal genio ma dalla pura necessità.
Il successo inatteso di Louisa May Alcott
Il successo, dopo tanti sforzi, giunge inaspettato.
Ho scritto Piccole donne mentre ero malata, con l’unico obiettivo di dimostrare che non ero in grado di scrivere un libro per ragazze. L’editore l’ha trovato scialbo, io altrettanto, e nessuno dei due sperava di ricavarci granché. E’ venuto fuori che ci eravamo sbagliati.
Addirittura l’autrice viene informata in ritardo dei dati delle vendite.
Non ha troppa fiducia in un libro scritto contro voglia e creato su richiesta. Dopo tre mesi di silenzio da parte dell’editore, la scrittrice va a trovarlo sperando di incassare qualche spicciolo. Porta con sé il sequel, Piccole donne crescono. Thomas Niles della Roberts Brothers l’accoglie trionfante:
Mia cara, cara signorina Alcott! Che tempismo! Ha ricevuto la mia lettera?No? Non importa! Nella mia carriera questo è un evento senza precedenti!Duemila copie in più ordinate oggi, soltanto da Chicago! Ma son quisquilie, parliamo di decine di migliaia di copie! Perché questo, carissima, è il più grande trionfo del secolo!
Una tempesta social ante litteram
Lo sarà davvero. Tanto da scatenare lettori e ammiratori che iniziano a scriverle. I social sono lontanissimi eppure la reazione del pubblico suona familiare. Non piovono mi piace o commenti, ma lettere. Vere. Che intasano la posta della scrittrice.
I lettori pretendono di conoscere il seguito della storia delle celebri sorelle. Vogliono che Jo si sposi. Alla fine la scrittrice capitola e immagina un futuro per la sua indipendente eroina, che descrive nella lettera indirizzata a Elizabeth Powell educatrice e attivista:
Il seguito uscirà ad aprile, e come tutti i seguiti probabilmente deluderà o disgusterà buona parte del suo pubblico, perché gli editori non vogliono saperne di lasciare a chi scrive la libertà di decidere in autonomia il finale di una storia, al contrario insistono perché venga infarcito di matrimoni un tanto al chilo, e io ancora non so bene come darmi pace.
Jo sarebbe dovuta rimanere una zitella devota alla letteratura, ma sono stata sommersa da talmente tante lettere di giovani lettrici che mi pregavano entusiaste di farle sposare Laurie, o comunque di farla maritare, che non ho avuto il coraggio di rifiutarmi. Alla fine, non senza una punta di perversione, le ho combinato un matrimonio assai bizzarro. Mi aspetto di essere coperta di insulti, ma devo ammettere che la prospettiva mi diverte abbastanza…
La rivincita di Louisa May Alcott
Louisa May Alcott non dimentica gli anni faticosi. Tra le sue lettere ci sono consigli per scrittori esordienti, promozione di opere altrui presso editori e risposte pazienti alle curiosità dei lettori. A successo raggiunto, scrive anche una breve lettera a James T. Field, editore della rivista Atlantic e imparentato con gli Alcott che nove anni prima le ha consigliato di lasciare la scrittura e le ha fornito una piccola somma per fondare un istituto scolastico. Il suggerimento: dedicarsi all’insegnamento.
Tanto tempo fa mi ha prestato quaranta dollari, dicendomi gentilmente che avrei potuto restituirglieli quando fossi stata “ricca sfondata”. Poiché inaspettatamente il miracolo è avvenuto, desidero tener fede alla mia parte dell’accordo, e dunque le accludo alla presente il rimborso del mio debito con tanti ringraziamenti.
La ricetta di Louisa May Alcott per l’8 marzo
Infine il vista dell’8 marzo, resta la sua convinzione sul ruolo delle donne e sul potere della collaborazione al femminile.
Una ricetta messa in pratica nella vita e custodita nelle sue lettere che fa pensare, ancora oggi:
Mi piace aiutare le donne ad aiutare se stesse. Perché questo è – a parer mio – il miglior modo di risolvere la questione femminile. Qualunque cosa siamo in grado di fare, e fare bene, è nostro diritto farla, e non penso che nessuno riuscirà a negarcela.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’8 marzo secondo Louisa May Alcott
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