La scrittrice esordiente Sonia Milan, appassionata di storia e di floricultura, ha pubblicato per Garzanti La primogenita (2024), un lungo romanzo che ricostruisce, attraverso le vicende di una serie di donne che hanno in comune il nome di un fiore, la storia che ha attraversato Italia a Francia, Roma e Parigi, a partire dal 1831, quando l’epopea raccontata dall’autrice inizia, fino ai nostri giorni, nella Roma del gennaio 2024.
“La primogenita”: trama del romanzo
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Davvero molto complicato raccontare la trama di questa storia familiare vista con gli occhi di una serie di donne che si sono tramandate il nome e soprattutto un prezioso medaglione che reca il motto Floreat in adversis (fiorisca nelle avversità), una frase che scandirà tutte le fasi storiche che le protagoniste attraversano nel racconto.
Il libro è frutto di un lavoro di ricerca approfondito, che l’autrice affronta con mano sicura pur affermando che il suo lavoro resta un romanzo di fantasia. Ho letto con attenzione e molta empatia i vari ritratti di donna che emergono dalle pagine del libro, a cominciare da Ortensia, abbandonata dalla madre morta di parto a un frate che la farà crescere in convento. Unica ricchezza, il famoso medaglione che fa da fil rouge dell’intera narrazione.
Ortensia fa la cameriera in un bordello di lusso, ma sceglie per sopravvivere di accettare l’invito a divenire infermiera per curare i tanti feriti causati dalle battaglie che si stanno svolgendo durante i travagliati mesi della Repubblica Romana del 1849. La principessa Cristina Belgioioso, giunta da Milano, ha messo su un ospedale che sopravvive grazie alle elargizioni della stessa Cristina e alla sua infaticabile volontà di prestare soccorso a tutti i feriti, amici e nemici, contando sul volontariato delle donne romane che accorrono in massa ad aiutare questo tentativo estremo di creare a Roma, sotto l’egida di Mazzini e Garibaldi, una vera repubblica indipendente, con una Costituzione che farà da modello di quella della Repubblica italiana di cento anni dopo.
Ortensia dunque, che si innamora del medico francese Olivier Picard, assiste alla morte di un anziano svedese che prima di spirare pronuncia un nome femminile, nome che ritornerà nelle ultime pagine del romanzo a chiudere il cerchio di questa incantevole ricostruzione.
I luoghi del romanzo “La primogenita”: Roma e Parigi
Dunque da Roma la vicenda si sposta a Parigi durante la Comune, che purtroppo soccomberà nel sangue. La primogenita della coppia, Camélia, che ha ricevuto a dodici anni il medaglione fiorito, vorrà essere giornalista, aspira a una vita libera, anche se innamorata del bel Marcel che ha tentato di salvare da morte sicura durante le stragi della Comune e non l’ha perdonata.
Sposa quindi il musicista Jean Michel, e la loro figlia primogenita, la bellissima Violette, vive nella Parigi della Belle Epoque, vuol fare la ballerina, conosce uno squattrinato pittore bohémien, avrà una figlia illegittima, Lilium, che a sua volta una volta adulta si innamora di un italiano, Alberto, e rientrerà in Italia.
“La primogenita”: la Storia fra Otto e Novecento
A Nettuno, poco lontano da Roma, inizia la nuova vita della francese che sogna di diventare una stilista di moda. La Prima Guerra mondiale le porterà via l’amatissimo marito, e lei sarà costretta a crescere da sola la piccola Erica. Man mano che la storia del Novecento si dipana, dall’affondamento del Titanic alla tragedia della Prima Guerra mondiale, dall’avvento del fascismo al delitto Matteotti, dall’antifascismo degli esuli in Francia alle leggi razziali e all’alleanza con il nazismo hitleriano, ecco che le donne con il medaglione ne attraversano tutte la fasi, mentre sempre una dama ottocentesca che profuma di lavanda appare in sogno, o forse è realtà, alle varie primogenite interpreti di una saga familiare straordinariamente evocativa: dopo Erica, Stella Alpina, che vive a Roma tra il 1977 e il ’95, negli anni di piombo del terrorismo, e sua figlia Iris, che nel 2019 tenta l’operazione più complessa, una tesi di laurea che ricostruisca con ricerche e documenti tutta questa intricata ma coinvolgente storia.
Recensione del libro
La primogenita
di Sonia Milan
“La primogenita”: ritratti di donne
Riguardando a lettura finita le oltre 400 pagine del libro, compresa un’interessante conversazione con l’autrice, ho capito che la passione per la grande storia, che condivido con l’autrice, l’ha portata ad affrontare una storia al femminile di donne oltremodo coraggiose, protagoniste di vicende private dolorose ma pronte a sfidare i pregiudizi e i moralismi, convinte del proprio ruolo nel mondo a dispetto delle enormi difficoltà incontrate: storie d’amore, ma soprattutto di passioni civili, di impegno nel lavoro, aspirando a divenire ballerine, come Violette, o giornaliste, come Camélia, o sarte negli anni in cui si affermava Coco Chanel, come Lili, o ancora fotografe, come Stella, o storiche come Iris. Dall’esempio di Cristina Belgioioso, apripista di un modello femminile autonomo alla metà dell’800, fino ad arrivare ai nostri giorni, quando l’affermazione del ruolo delle donne sembra ormai consolidato, ma non sempre è così.
Sonia Milan e la complessità del suo romanzo
Sonia Milan è riuscita a raccontare in un romanzo storia e costume, cultura e ignoranza, pittura, danza, musica, moda, società in continua mutazione, violenza maschilista e voglia di libertà, consegnandoci ritratti femminili di straordinaria intensità.
Curato e scorrevole dal punto di vista letterario, il libro affronta temi complessi con sicurezza, fondato com’è su fonti documentate che si mescolano con leggerezza a personaggi di pura fantasia.
Nell’esergo scelto dall’autrice, una citazione da Stendhal da Passeggiate romane, emerge un amore per Roma, testimoniato da gran parte delle donne con il medaglione e un profumo di lavanda che le accompagna, profumo che l’autrice sembra voler trasmettere alle lettici che, immagino, saranno numerose.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La primogenita”, il romanzo di Sonia Milan con donne che fioriscono nelle avversità
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