La cattiva strada di Paola Barbato

La cattiva strada, l’ultimo libro scritto dall’autrice Paola Barbato e appena pubblicato da Piemme, si può definire un thriller on the road. Si svolge infatti interamente lungo l’autostrada A1 e descrive le gesta del protagonista Giosciua Gambelli, un ragazzo mai cresciuto, che non va d’accordo con la sua famiglia di origine e per campare accetta di fare il “mulo”, cioè di trasportare scatole, di cui non conosce il contenuto, per conto di persone poco raccomandabili, proprio come uno dei suoi idoli, Clint Eastwood, nel film Il corriere.

Il problema nasce quando ne apre una, poiché si accorge che è macchiata e scopre cosa contiene. Giosciua è un ignavo, uno che non vive la sua vita ma si lascia attraversare da essa. Egli non ha mai sentito il bisogno di evolversi, di responsabilizzarsi, fosse stato per lui non avrebbe neanche preso la patente. Non prende decisioni, ma le subisce e quando si trova a dover decidere in prima persona cosa fare perché capisce di essere in pericolo, non ne fa una giusta e trascina nel baratro le poche persone con cui ha instaurato qualche labile rapporto di amicizia, perché frequenta abitualmente i bar degli autogrill dove lavorano.

La descrizione che dà l’autrice di Giosciua ce lo fa visualizzare subito: sorriso largo, basette lunghe, capelli stopposi, sembra la controfigura di Shaggy, il fedele amico di Scooby-doo. È un libro molto bello e incalzante, che ti tiene incollato fino all’ultimo, fatichi a staccarti perché vuoi arrivare a sciogliere tutti i nodi della trama. Anche il fatto che descrive in modo dettagliato quegli stessi autogrill sulla principale autostrada del nostro Paese, che tanti di noi almeno una volta hanno frequentato, ci fa quasi essere lì con Giosciua e sentire la sua paura, tifare per lui o al contrario maledirlo per certi suoi comportamenti che noi proprio non attueremmo.

Il ritmo è serrato e i colpi di scena non mancano, come già Paola Barbato ci ha abituato nei suoi libri ascrivibili a questo genere. La cattiva strada è tutto qui, nella frase che gli dice il suo amico barista:

“Sei finito in una cosa troppo grossa e troppo brutta per te, fratello, ma adesso la facciamo passare”.