L’uomo perplesso. Viaggio negli abissi di Cioran di Nicola Vacca

Cioran ha una presa emozionale e morale sullo studioso e poeta Nicola Vacca. In forma di saggio epistolare al filosofo, che aveva una predilezione per le lettere e ne scriveva molte al giorno (per chi scrive, Cioran è una persecuzione che non finisce mai, libri su libri, amando più i difetti dell’uomo che gli aforismi di molti suoi scritti) viene pubblicato il suo nuovo testo dal titolo L’uomo perplesso. Viaggi negli abissi di Cioran, con prefazione Vincenzo Fiore e postfazione di Alessandro Seravalle (QED, 2025).

Fiore definisce Vacca un uomo dai pensieri liberi, che non ha paura degli altri uomini, in primis chi non legge niente e si fa trasportare dal politico di turno. In questo lettere al lettore ci sono estro, vetri rotti, un’agghiacciante lucidità, una ricerca della sintesi. Come se l’autore fosse stufo di elencare le novità di Cioran nella visione del mondo, che è "una finestra nel nulla". L’editore che lo ha fatto conoscere è Adelphi, ma in molte case editrici c’è un suo libro o delle lettere. I seguaci di Cioran sono parecchi; forse manca il lettore medio, conformista, che apre l’ennesimo giallo che di "bagni nella realtà" non ne può più. Soprattutto perché la realtà ti sorprende sempre e chissà cosa il "falso parigino" avrebbe da dire di questo mondo impazzito, dove ci sono persone al potere che fanno tremare come Trump, Putin, Netanyahu.
La prima lettera di Vacca riprende una frase di Benedetto Croce: "Dove eravamo rimasti?" L’autore ritorna all’insonnia di Cioran, alle mille passeggiate per Parigi, ma anche ad affermazioni come:

Niente pensiero critico, siamo invasi dalla barbarie del pensiero unico. Soltanto uomini - massa che puzzano di cadavere.

Un po’ forte come pensiero, ma in realtà nulla è cambiato nel tempo, anzi è peggiorato, in termini di guerra, di popolazioni che vivono quotidianamente con la paura di una bomba.
Poi c’è una parte che tratta l’esistenza di Dio, che laddove ci fosse avrebbe messo sulla Terra troppe facce, perché l’uomo, come scrive Cioran, è il cancro della terra. Ho come l’impressione che questo pamphlet renda Cioran attuale e spaventoso.

Resta l’italiano di Vacca, sintetico, che non può scrivere qualcosa di negativo su Cioran. E il suo è un libro pieno di cocci di bottiglia, austero ma leggibile. Un tassello in più nella conoscenza di una delle figure centrali del Novecento europeo.