L’ultimo della fila di Maria Tarditi

Tra tutti i libri che la maestra di Monesiglio ha pubblicato finora questo è, per sua ammissione, il suo preferito. La sua idea era quella di rendere indelebile il ricordo dello zio Giuseppe visto che pochi se ne ricordavano. Voleva restituirgli l’onore dopo che la vita l’aveva beffato. Si sentiva in dovere di ridare dignità a questo parente che tanto aveva amato nel corso dei tredici anni in cui aveva avuto modo di conoscerlo.

Maria Tarditi rammentava ogni frammento che gli era stato raccontato di lui da bambina e rimettere insieme quei pezzettini per ricostruirne la vita è stato un bene. Il nome di Giuseppe Tarditi non figurerà mai insieme agli altri sette compaesani morti per malattia contratta in guerra. Non sarà, appunto, l’ultimo della fila. Ma rivivrà e ammonirà chi pecca d’ingenuità ogni qualvolta qualcuno si appresterà a leggerne le vicissitudini tramandate ai posteri dalla nipote.

Barba Bepu racconta in prima persona la storia della sua vita alternando i momenti spensierati della gioventù al lento evolversi della malattia. Era un giovane come tanti, sano e bravo nello sport, sapeva suonare la chitarra e cantare. Ma era anche ingenuo. Se fosse stato un po’ più malizioso le cose sarebbero andate diversamente. Fatto sta che, partito come alpino per la Prima Guerra Mondiale, a Bassano del Grappa venne infettato dalla sifilide dalla prostituta del paese. Il ragazzo, per dimostrare che era forte, ignorò i primi sintomi ma il decorso della malattia si presentò molto più veloce rispetto alle conoscenze del tempo. Tutti i medici erano quindi concordi nell’affermare che era stata contratta anni prima.

Barba Bepu si ritrovò così, nel fiore degli anni, congedato con disonore dall’esercito, condannato a una lenta agonia e, soprattutto, privato da qualsiasi sostegno da parte dello Stato. L’unica consolazione che l’ha accompagnato fino all’ultimo è l’amore della famiglia che lo ha sempre accudito con cura. Le piccole attenzioni di ogni parente sono ricordate con estrema tenerezza. Tanta dolcezza viene dedicata alle nipotine Rita e Marì, l’autrice del romanzo.

La maestra di Monesiglio con L’ultimo della fila ci ha regalato un altro spaccato di vita del passato, di quando vivere in campagna era duro e una bocca in più da sfamare poteva essere un grande peso. Ma il senso della famiglia veniva prima di tutto.