

L’Enigmista di Sparavieri. Un giallo ambientato all’Isola del Giglio
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Morellini editore
- Anno di pubblicazione: 2025
Bentrovato, Andrea Biscaro, scrittore, cantautore, sceneggiatore di graphic novel, ghostwriter e narratore plurigenere. Bentornato tra le pagine di un thriller. Gigliese d’adozione da anni, scrive con vista sulla spiaggia del Campese e colloca nella perla dell’arcipelago toscano i personaggi del recentissimo L’Enigmista di Sparavieri. Un giallo ambientato all’Isola del Giglio, per Morellini Editore (maggio 2025, 182 pagine), collana Luoghi e Storie.
Si tratta di un poliziesco classico e leggero, niente a che vedere con le atmosfere claustrofobiche dell’omonimo “Saw (L’enigmista)”, il film hollywoodiano del 2004, capostipite di una lunga serie. Nemmeno con Sangue d’ansonaco, altro noir gigliese dello stesso Andrea datato 2015, vicenda a tinte forti, mentre in questa prevalgono i colori pastello.
Oddio, l’ansonaco ricorre anche stavolta, scorre abbondante nelle vene di Diego Valente. Ha esagerato con l’ottimo vino bianco spremuto dai vitigni isolani, che ancora intorpidisce i suoi muscoli poche ore dopo, quando quella carogna di una sveglia lo ricaccia in piedi, alle 4:45, indolente e lento come un bradipo. “Chi me lo fa fare?”. Ma uscita di pesca ha programmato che fosse e mattinata in barca sarà. Ha toccato i settantacinque, però non è un vecchio decrepito. Vive sull’isola da dieci, dove lo chiamano "il Prof": era un insegnante di matematica, nella vita precedente, lontana e cittadina.
La mano di Andrea Biscaro è sempre più sicura, lo stile giallo fluido e fecondo, l’ispirazione intatta e valorizzata dall’esperienza, la resa sintattica quella di sempre: un narratore da ennesimo riconoscimento, in una carriera che mica si esaurisce qua, ha soltanto 45 anni. A onta del nome, l’Intrepido è un gozzetto di legno rosso e nero, un po’ spelacchiato e rugginoso, spinto da un motore Envirude 4 cavalli. Non ha niente d’impavido, ma è quanto basta per mollare le cime e scivolare sul Tirreno fin dove gli pare, a curiosare, a pescare, a stare in pace e dedicarsi indisturbato all’adorata enigmistica. Se tornando a mani vuote non dovesse perderci la faccia con la moglie, gli basterebbe restare qualche ora a risolvere cruciverba difficili, cullato dalle onde a Cala Sparavieri.
Quando la lenza si tende, è segno che qualcosa ha abboccato. Se la canna strappa vistosamente, quel qualcosa è grosso e pesante... trenta chili, ma no, anche di più. Il Prof non ci sta nella pelle. “Qui arriviamo agli ottanta, come minimo! Stasera farò un figurone, farò!”. Tira e avvolge bestemmiando, avvolge e tira ed ecco emergere la creatura stanata dagli abissi di Sparavieri. “Madonnina mia, che c...o sono andato a pescare?”, sbotta, strabuzzando talmente gli occhi che pare le palle gli possano casca’ da un momento all’altro. Ci sarebbe da mollare e scappare via, reclamando il massimo dai pochi hp e non fermandosi neanche a casa. Meglio salire alla Pagana, il punto più in alto sull’isola. Ha pescato un cadavere. Di un uomo, mica di un pesce!
Eppure la curiosità è più forte dello shock. Si sporge dall’Intrepido per vedere meglio il morto impigliato agli ami. Con l’aiuto di un uncino riesce a girare il corpo a pancia in su e riconosce il volto gonfio, deformato dall’acqua.
È l’Arienti, Maremma bona! Oh, già l’era brutto da vivo, ma da morto è anche peggio!
Gira lo sguardo intorno, per cercare aiuto, mai che quando serva ci sia qualcuno a rompere intorno, neanche un turista a bighellonare sulle scogliere. “Manco a parlarne!”. Gli tocca chiamare direttamente le forze dell’ordine, con il cell. L’incanto degli scogli a picco sul mare è rotto da un dispiegamento di forze mai visto sull’isola. Battelli della Polizia, Guardia Costiera, uniformi e berretti dappertutto. Elicotteri che sorvolano la scena del crimine. Mimì e il Prof osservano il cadavere ch’è stato sollevato sugli scogli: Angelo Arienti, giornalista fiorentino, sessant’anni, una delle firme più prestigiose e anche autore di libri di successo. Sì, è decisamente un omicidio; altre ipotesi sono escluse da tre profonde pugnalate sul petto dello scrittore, steso stecchito sotto il sole di giugno.
Mimì è il commissario capo della Questura di Grosseto: settant’anni, corpulento, separato, sodale da tempo immemorabile. Spesso si è rivolto all’affezionato Prof per risolvere casi difficili di omicidio, contando sulla disponibilità dell’amico, sulla lucidità del matematico e sull’intelligenza del solutore di cruciverba, rompicapi, rebus. Non sarebbe il primo dei Valentisoccorso all’amico investigatore, ma stavolta ci si mettono a ingarbugliare il tutto un cassetto segreto nell’abitazione del giornalista-scrittore defunto... click... e un taccuino nascosto, soprattutto un foglio piegato in quattro nella rilegatura. Riporta un testo ermetico, con pezzi mancanti. Una sciarada.
Prudente xxx le ombre mi aggiro.
Una vela nera si xxxxxxx laggiù, all’orizzonte
e la mia vita, come luce sul mare,
inesorabilmente si xxxxxxxxxx.
Dammi la xxxxx, Dio mio!
Forse mi son perso,
la bussola si è xxxxx.
Chi sono io?
Chi sono io?
Leggete e divertitevi con l’intercalare toscano gigliese che ravviva più di una pagina, resa ancora più sapida dal salmastro il giusto in un mare blu, pardòn, in un giallo vero.
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