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Recensioni di libri

Krankenhaus di Luigi Carotenuto

Gattomerlino, 2020 - Una silloge di liriche brevi, intense e sofferte, nelle quali la pena suscitata dal padre ricoverato si mescola all’esame di coscienza del rapporto con lui.

Graziella Atzori Pubblicato il 26-11-2020

80

Krankenhaus

Krankenhaus

  • Autore: Luigi Carotenuto
  • Categoria: Poesia
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Che cos’è un ospedale? È un luogo “elastico”, informa il poeta con l’intuizione e la lucidità che i poeti sanno avere:

“L’ospedale è elastico, / a prova d’immaginazione, / supporta insanie, / applica suture, / satura i colori, il tempo.”

È dunque simile e paragonabile ai sistemi complessi della fisica: contiene una varietà di dati e, dice bene l’autore di questo libro-verità, contiene il tempo, diventando immediatamente metafora dell’esistenza nella sua totalità, valutata, conosciuta, comprendente il valore e il senso dell’osservatore che ne è parte intrinseca. L’ospedale è l’universo.
Krankenhaus, l’ospedale in tedesco, di Luigi Carotenuto (Gattomerlino edizioni, 2020, pp. 37), con una presentazione di Leonardo Barbera, è una silloge di liriche brevi, intense e sofferte, nelle quali la pena suscitata dal padre ricoverato si mescola all’esame di coscienza del suo rapporto con lui, conflittuale come tutti i rapporti amorosi importanti. Il poeta misura l’assenza psichica subita, il bisogno assoluto del genitore come accade ai bambini, all’eterno bambino che è in noi, la mancanza di autentica guida, divenuta un esempio giocoforza, in quanto l’agire è sempre parametro, finché viene subito:

"C’erano volte in cui scappavo per niente, / al solo scopo di farmi cercare, / perdermi per ritrovarti. / Non è così che mi hai insegnato l’amore?”

Viene drammaticamente presagita la fine del padre, del corpo che è meccanismo, considerato per come appare:

"Mi sembra allora che sia vero, / mentre accendo il climatizzatore e s’inceppa, / che si può anche morire / se perfino gli elettrodomestici / a volte si guastano.”

Ci attraversa un brivido. Ma l’odissea personale è un’occasione, direbbe Montale, per fare di un episodio nodale il punto esatto da cui si può mirare l’universale vivere e trascorrere, sentirne a volte la vacuità, come accade entrando nel bar: “Il bar è un santuario per i disperati”, la povertà, sono caducità gli spettacoli “fuochi fatui nel bicchiere”; oppure per essere illuminati e in un momento di grazia penetrare il mistero, perché le cose sono tutte attraversate e permeate di luce, come nella bellissima Luce, di quattro versi:

"Non c’è una sua versione / in polvere o in pillole, / ma se tocchi i bordi del letto / puoi sentirne il labile segno tattile.”

Non diversamente da quanto è sentito da Quasimodo, per il quale ognuno è “trafitto da un raggio di sole”. Se per Quasimodo “ognuno sta solo” (Ed è subito sera), per Carotenuto lo “status” della solitudine è l’ospedale stesso, è il suo colore bianco asettico, il personale vestito di verde è “un trucco / per tenere a bada la morte”.
Eppure è lì che si trovano immagini di trascendenza e speranza, una Madonnina e una rosa, fede e bellezza, sebbene nel mondo “s’incrina la fede, figuriamoci un osso”. Il padre si è fratturato, e anche ciò assume una valenza psichica, si rompe il filo che lega le anime, che mostrano la loro vera distanza, ma pure la pietà che assolve, in una visione di suprema saggezza:

"So trovarti / i difetti migliori, quei pregi / presentabili che non destano invidia.”

Che cosa è dunque vivere, se la morte ci attende al varco? E cosa farà fuori da lì, fuori dal luogo in cui si concentra il dolore, la gente che sosta incosciente e ignara, dimentica della fine, nella piazza di Catania?
Si chiede l’autore, e chiede a noi implicitamente: che cosa facciamo tutti, nei luoghi in cui depositiamo il nostro apparire? Viviamo in superficie o dobbiamo scendere in profondità per sapere?
La profondità è “Krankenhaus”, la “casa della sofferenza”, dell’autentica consapevolezza, nella quale cadono le illusioni, ma la luce è tangibile. Così duale è la natura del tutto, così precaria eppure eterna: “mortali immortali” ha scritto Eraclito e, per Carotenuto, dopo aver resettato “costrutti mentali epocali”, come è detto nei primi versi di questo libro pregevole, ossia dopo aver ripulito, depurato la propria anima, e l’anima collettiva di conseguenza, poiché ciascuno di noi è tutti, si trova uno stato di innocenza e libertà. Una luce anche nell’abisso e nel destino inevitabile, una Madonnina e una rosa. Allusive. L’oltre non detto è mostrato a chi sa vedere.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Krankenhaus

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