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In Italia si legge poco: la mancanza di educazione alla lettura una delle cause


I dati Istat sul mercato del libro e sulle vendite per l'anno 2017 mostrano una situazione abbastanza stabile, ma molto preoccupante per il nostro Paese.

Chiara Ridolfi    03-01-2019
In Italia si legge poco: la mancanza di educazione alla lettura una delle cause

I dati Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia mostrano una situazione ormai ben nota: in Italia si legge poco. Nel Belpaese sembrerebbe infatti mancare una cultura alla lettura, un avviamento, che sin dalle scuole, mostri in che modo approcciarsi ad un libro.
Quindi sebbene nel 2017 (i dati Istat si riferiscono infatti a questo anno) vi sia un segnale di ripresa nella produzione editoriale, con un +9,3% di titoli pubblicati rispetto al 2016 e un +14,5% di copie stampate, i lettori non aumentano rispetto al 2016.

A segnare la ripresa migliore è per di più l’editoria per ragazzi che, secondo i dati Istat 2017, è in forte crescita con un +29,2% di opere e +31,2% per le tirature. A trainare in questo settore è l’editoria educativo-scolastica, che raddoppia i titoli e le tirature per quel che riguarda il 2017.
L’opinione degli editori è ben chiara e i principali fattori che determinano la modesta predisposizione alla lettura in Italia sono due:

  • il basso livello culturale della popolazione (42,6% delle risposte) sarebbe la principale causa di questo conclamato disinteresse;
  • per il 38,4% degli editori invece è la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura che provoca questo disinteresse.

I dati parlano chiaro: in Italia sono il 41,0% della popolazione legge, un numero che mostra come solo 23 milioni e mezzo di italiani si confrontino con almeno un libro una volta l’anno per passione e non per lavoro. Tra questi 23 milioni e mezzo le più attive sono le donne, che sono il 47,1% del totale e che sembrano essere più appassionate alla lettura. Solamente il 34,5% degli uomini del Belpaese invece legge un libro almeno l’anno per semplice piacere e non per studio o per questioni professionali.
Tra i lettori forti, ossia le persone che leggono almeno un libro al mese, le fasce d’età più attive sono quelle che vanno dagli 11 ai 14 e dai 55 anni in su, un dato che si lega anche con gli impegni professionali e di studio delle altre fasce.

In questo quadro la scuola perde un’ottima opportunità per educare le future generazioni all’amore per la lettura. I dati dell’Istat mostrano infatti come sia la famiglia il fattore scatenante della passione dei ragazzi per la lettura e non invece la scuola. L’80% dei ragazzi che leggono hanno infatti in casa uno o entrambi i genitori che leggono, mentre solo il 39,8% dei ragazzi che leggono non ha almeno madre o padre con questa passione.
I ragazzi quindi sono spinti a leggere e ad appassionarsi alla lettura dai propri genitori, seguendone quindi l’esempio e magari chiedendo anche qualche consiglio per i testi. La scuola invece perde una grande occasione: la possibilità di invogliare i ragazzi ad avere una passione sana, come la letteratura e a confrontarsi con i libri.

Il Bonus cultura, attivato negli ultimi anni, ad esempio è uno strumento buono, se utilizzato nella maniera giusta, per invogliare i ragazzi ad appassionarsi alla lettura. Nel 2018 i libri acquistati con questo finanziamento sono stati moltissimi e per alcuni è stato un modo per scoprire autori nuovi o anche generi letterari diversi.
Politiche di questo genere hanno aiutato i ragazzi a sperimentare e a confrontarsi con qualcosa di nuovo, come ad esempio la lettura.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In Italia si legge poco: la mancanza di educazione alla lettura una delle cause

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