Photo credit: Max De Martino
Il magistrato Roberta Gallego è nata a Treviso. E’ Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Belluno.
“Quota 33” è il suo primo romanzo. Ha già terminato il secondo episodio della serie che ha come protagonista il sostituto procuratore Alvise Guarnieri e sta lavorando al terzo.
Le poniamo alcune domande per capire meglio il romanzo e conoscere la scrittrice.
- Dottoressa Gallego, per quale motivo ha chiamato il romanzo con lo stesso nome dello storico sacrario militare che si trova sulla collina di El Elamein, eretto in onore dei paracadutisti che persero la vita in quella battaglia?
Perché Quota 33 storicamente è un riferimento convenzionale, ma può essere letto simbolicamente come la necessità trasversale e condivisa di un punto di riferimento permanente, di un luogo di ancoraggio etico, che consenta di affermare l’identità personale e collettiva rispetto al deserto di sabbia (ideologico, morale e culturale) nel quale ci troviamo a vivere.
- Perché la Procura di Ardese è da Lei definita “imperfetta”?
Perché dell’imperfezione non si deve avere paura; mi piace pensare che chi esercita il potere sul bene primario della libertà altrui, se ricorda a se stesso come l’imperfezione sia una costante ineludibile dell’agire quotidiano, possa contenere gli eccessi espansivi della propria autostima e porsi più facilmente in una logica di servizio. Smitizzare una certa immagine della magistratura, arroccata e distante, non significa svalutarne la credibilità ma umanizzarne l’operato.
- Nelle note finali del volume scrive: “Credo nella fascinazione di un movente da esplorare, di un mistero da indagare”. Desidera chiarire il Suo pensiero?
Penso che l’agire umano debba sempre avere un movente, nell’accezione neutra e non necessariamente criminologica. Mi preoccupa la condotta priva di moventi, motivi e motivazioni, evoca il riflesso opaco di una società senza spessore, disorientata, che sposta l’energia collettiva con una logica accidentale e priva di senso. La ricerca di un movente è un po’ come l’inseguimento di un salmone, il risalire a ritroso verso spiegazioni occultate nell’animo, non necessariamente logiche e confessabili a tutti.
- Nell’ultima campagna elettorale nessun partito, eccetto M5S, Rivoluzione Civile e Fare, ha parlato di riforma della giustizia. Che cosa ne pensa al riguardo?
In realtà mi pare che un po’ tutte le compagini abbiamo affrontato questo tema, con diversi livelli di concretezza e comprensibilità nelle proposte.
L’assassinio di Oksana Leykova è rappresentativo di quel grande fiume inarrestabile che riguarda la violenza nei confronti delle donne che in Italia ha raggiunto un record negativo. Qual è la situazione a Belluno e provincia?
Belluno non si discosta dal panorama nazionale.
- Perché nel mondo del lavoro le donne italiane non riescono ancora ad avere gli stessi diritti degli uomini?
Non solo in Italia e non solo nel mondo del lavoro. Bisognerebbe chiederlo a TUTTI gli uomini, e non solo a quelli che negli ultimi tempi se ne sono accorti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Roberta Gallego, autrice di “Quota 33”
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