Logo della casa editrice People e immagine di Giuseppe Civati, credits Niccolò Caranti, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Giuseppe Civati, detto Pippo per gli amici (Monza, 1975), è un politico, saggista ed editore italiano che ama Jack London e, se potesse, comunicherebbe con lui attraverso un codice segreto, battendo le nocche delle dita sui muri, lo stesso metodo utilizzato dal professore Darrell Standing, il protagonista del romanzo Il vagabondo delle stelle, per comunicare dalla sua cella di isolamento con gli altri detenuti.
Leggendo la biografia di Civati possiamo considerarlo un “vagabondo della politica”: giovane in carriera dei Democratici di Sinistra nel 2007, membro della direzione nazionale del Partito Democratico nel 2009, promotore nel 2010 con Matteo Renzi della prima Leopolda, deputato dal 2013 al 2018 e poi fondatore nel 2015 del movimento politico Possibile, di cui diventa segretario.
Come nasce la casa editrice People
Oltre all’attività politica Civati ha collaborato con la cattedra di Storia della filosofia dell’Università Statale di Milano e dell’Universitat de Barcelona, dove si è occupato di filosofia rinascimentale e della comprensione filosofica della globalizzazione e dell’identità dell’Occidente. Nel 2018 ha fondato con due amici la casa editrice People, la cui missione è quella di raccontare e indagare il cambiamento nella società. Attraverso un lavoro di indagine e scenario, i libri di People sono testi agili, accessibili a tutti, ’pop’, ma allo stesso tempo assolutamente rigorosi dal punto di vista scientifico. Nel catalogo multimediale -formato da libri, e-book e audio libri- figurano autori come Franco Basaglia, Andrea Pennacchi, Ortega Y Gasset, Nogaye Ndiaye, Siân Norris, Gianluca Felicetti.
Si possono scaricare gratuitamente dal sito della casa editrice pure alcuni e-book della collana People/Free, riferiti ad argomenti ed eventi più che mai attuali nel dibattito italiano ed internazionale, tra cui Seguendo Greta, testo che che narra dell’esperienza di Greta Thunberg, oppure La memoria di noi stessi, dedicato a Liliana Segre.
I libri di Giuseppe Civati
Pippo Civati, oltre ad aver scritto testi di filosofia come Un dialogo sull’umanesimo. Hans-Georg Gadamer e Ernesto Grassi (L’Eubage, 2003) e No logos? Sommario sulla globalizzazione da un punto di vista filosofico (CUEM, 2005), ha pubblicato pure opere di politica come:
- Qualcuno ci giudicherà. La sfida per il cambiamento dell’Italia (Einaudi 2014;
- Il Trasformista. La politica nell’epoca della metamorfosi (Indiana, 2015);
- Voi sapete. L’indifferenza uccide (La Nave di Teseo, 2018)
e testi più leggeri come il libro dedicato al calciatore Del Piero Il segreto di Alex (Limina, 2005) e L’amore ai tempi di Facebook (Zelig, 2009).
L’intervista a Pippo Civati, dalla politica alla letteratura
Conosco Civati da molto tempo e una volta mi fece il piacere di presentare a Milano il mio primo romanzo pubblicato da Giulio Perrone, per cui lo chiamo amichevolmente Pippo. Qualche giorno fa mi ha rilasciato l’intervista che segue, il cui contenuto riferito pure alle elezioni americane è molto attuale.
- La letteratura e la politica sono legate entrambe dalla parola e dallo stesso oggetto di desiderio che è quello di rappresentare il mondo e la sua umanità, con l’ambizione pure di cambiarlo. Quanto è importante per un politico la buona lettura per costruire una buona politica?
Sarebbe importante e uso il condizionale perché temo che i politici leggano troppo poco e meno che in passato – un po’ come tutti, va detto, in un Paese che ha sempre letto pochissimo e oggi legge ancora meno. Credo senza presunzione che il rapporto tra politica e mondo della cultura sia una questione da riproporre, perché mancano alla prima idealità e orizzonti che la cultura, e la lettura, possono offrire. E che le sono necessari. Non rendersene conto mi pare grave e pericoloso insieme. C’è quasi un elogio dell’ignoranza (e dell’incompetenza, anche) che attraversa la scena politica che mi fa orrore.
- Jonathan Swift, uno dei maestri della prosa satirica, nel 1710 pubblica “L’arte della menzogna politica”. Per Swift “La superiorità del suo genio (il politico menzognero) consiste solo ed esclusivamente in un’inesauribile riserva di menzogne politiche, che egli prodigalmente distribuisce non appena apre bocca, e che con incomparabile generosità dimentica e conseguentemente contraddice nella mezz’ora successiva”. Qual è il tuo pensiero, al tempo dei social?
Ci siamo spesso confrontati con il mondo dei cosiddetti fatti alternativi, con le teorie del complotto che si sono strutturate con creatività e che sono diventate vere e proprie ideologie, con le storture del dibattito pubblico. Credo che non sia solo responsabilità dei social, ma certo i social hanno contribuito alla larga diffusione di follie e di menzogne. Anche in queste ore, alla fine della campagna elettorale americana, vediamo il più menzognero di tutti che non smette un minuto di ricorrere a ciò che scriveva Swift.
- Pochi sanno che nel 1950 Togliatti, con lo pseudonimo di Roderigo Di Castiglia, con un articolo pubblicato sulla rivista Rinascita stroncò “1984”, il romanzo distopico più conosciuto di Orwell. Oggi potrebbe accadere un errore del genere, o all’epoca non fu un errore?
Beh, di errori se ne commettono molti, soprattutto se sono giudicati dopo molti anni e se non sono contestualizzati. E mi pare che oggi di errori se ne commettano se possibile anche di più, soprattutto di prospettiva.
- Il poeta Giovanni Raboni pubblicò un articolo (Corriere della Sera del 27.3.2002) intitolato “I grandi scrittori? Tutti di destra”, citando, tra gli altri, Borges, Céline, Nabokov, Pound, Ionesco. La tua casa editrice, che ha una forte identità di sinistra, pubblicherebbe un testo di Céline?
Una casa editrice non è una caserma editrice, appunto. Noi amiamo il dibattito e lo spirito critico, non ci chiudiamo nella nostra nicchia, sarebbe sbagliato. Assurdo, direi. E nella nostra pratica quotidiana e anche nelle occasioni pubbliche ci confrontiamo spesso con “i libri degli altri”, per usare un’espressione di Italo Calvino, che non devono essere d’accordo con noi, ma in discussione, dibattito e anche conflitto.
- Salinger, ne Il giovane Holden, scriveva: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Pippo Civati chi chiamerebbe al telefono? E per dirgli cosa? E qual è il tuo libro del cuore?
Forse chiamerei Jack London, anche se dovrei usare una modalità come quella che lui racconta ne Il vagabondo delle stelle per mettermi in comunicazione con lui. E Martin Eden è un libro che ho amato molto.
- Chi sono gli scrittori e le scrittrici italiane amati da Pippo Civati e che volentieri la tua casa editrice pubblicherebbe?
Ho una lunga consuetudine da lettore con Paolo Nori, che stimo e che mi appassiona e che mi piacerebbe scrivesse qualcosa per noi. E poi ci sono Veronesi e Trevi, sicuramente. Mi piacerebbe però soprattutto continuare a scoprire giovani, autrici e autori, alla prima prova: in passato siamo riusciti a far emergere talenti che ora sono patrimonio di tutto il nostro mondo culturale.
- Il registro culturale di People mi sembra molto orientato sulla saggistica e poco sulla narrativa. Spesso un romanziere anticipa temi importanti che poi sono sviluppati dai saggisti. La tua casa editrice metterà, prima o poi, in cantiere una collana di narrativa?
Per la verità pubblichiamo già alcuni testi di narrativa, e la nostra stessa saggistica è orientata a un racconto spesso “caldo” e letterario, nella scrittura e nella prospettiva di chi scrive, per evitare l’effetto “manuale” e per rendere i testi – rigorosi quanto possibile sul piano scientifico – anche accessibili a tutte e tutti e, insomma, di piacevole lettura. Però faremo nuovi investimenti nel settore, nei prossimi anni, perché credo che la tua domanda contenga una risposta importante.
- Sugli scranni del Parlamento si sono seduti scrittori e scrittrici che hanno scelto di dedicare una parte del loro tempo alla politica, come Montale, Luzi, Silone, Sanguineti, Volponi, Moravia, Faccio, Sciascia. Tu che sei stato deputato, hai un romanzo nel cassetto che, prima o poi, intendi pubblicare?
No, non sono capace di scrivere romanzi, non credo riuscirei e dopo aver letto l’elenco che tu mi proponi faccio molto bene a essere cauto. I romanzi sono una cosa troppo seria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Giuseppe Civati, da deputato a editore di People
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