
Alida Airaghi, credits Daria Angeli, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
La silloge Tre libri di Alida Airaghi (Il Convivio Editore, 2025) racchiude tre volumi di poesie ormai quasi introvabili: Litania periferica, Un diverso lontano e Frontiere del tempo, pubblicati rispettivamente nel 2000, 2003 e 2006.
La lettura in successione di questi titoli suscita emozioni variegate, poiché ci si ritrova catapultati in un percorso ricco di suggestioni, di tematiche diverse, di questioni risolte e irrisolte, di pensieri profondi sulla vita, sulla fede e, specialmente nell’ultima opera, sul tempo.
Francesco Campagna, docente, poeta e divulgatore letterario, ha intervistato l’autrice per Sololibri.net.
- 1) Come nasce l’ottima idea di raccogliere in un’unica silloge tre opere così lontane rispetto alla sua produzione letteraria attuale?


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Ho creduto opportuno ripubblicare i tre libri usciti all’inizio degli anni 2000 dall’editore Manni perché alcuni lettori mi esprimevano il desiderio di recuperare i testi lì inseriti, spesso antologizzati in volumi scolastici (come Euridice, Il Lago o le poesie sociali), altri parzialmente riportati da utenti di Facebook o di Instagram. Inoltre, mi è sembrato giusto mettere in luce il filo conduttore (tematico, ma anche formale) che attraversa tutta la mia opera, sebbene oggi gli esiti a cui sono giunta siano ovviamente diversi da quelli di vent’anni fa. Ma gli interessi per la teologia, la scienza, il mito sono rimasti gli stessi, come la disposizione d’animo verso chi ha segnato affettivamente e sentimentalmente il mio percorso di vita.
- 2) Leggendo questa silloge inevitabilmente ci si confronta con argomenti più che interessanti e un poetare che si evolve da lirica a lirica. Partirei con Litania periferica, la quale presenta inizialmente commoventi note biografiche e successivamente poesie dedicate a figure appartenenti all’ambito scientifico e ad animali asiatici. Quanto è stato particolare immedesimarsi in Galileo o Einstein e immaginare cosa avrebbero potuto scrivere sotto forma di lirica?
Sì, mi appassiona l’idea dello sviluppo della ricerca scientifica nel corso dei millenni, dai presocratici in poi, anche se avendo studiato lettere classiche non ho avuto e non ho tuttora i mezzi per addentrarmi nello specifico dei vari rami della scienza. Però mi emoziona l’idea che l’umanità abbia sempre cercato di spiegare i misteri dell’esistenza: chi siamo, da dove veniamo, qual è il destino finale dell’universo. Sono state tentate varie strade, ipotizzate risposte, e il mistero è ancora fitto. Come faccio dire a Einstein:
“Non può finire tutto, così, / per niente. Nel vuoto. //… Lo urlerò nell’abisso, / nel non tempo: / dove non sarò”.
- 3) Gli aspetti biografici sono presenti anche nelle prime poesie del volume Un diverso lontano, ma la sezione che mi ha attirato maggiormente è Metamorfosi, in cui nuovamente lei si immedesima in altri personaggi, in questo caso figure appartenenti alla mitologia greca dal destino a volte beffardo. C’è stata difficoltà nel voler vivere le stesse emozioni della ninfa Eco o della sfortunata Alcione? Perché ha scelto proprio queste storie?
Nel mio primo libro di poesia Rosa rosse rosa, pubblicato nel 1986, avevo riservato una sezione, intitolata Classiche, a figure femminili della letteratura greca, incontrate nel corso degli studi universitari. In Litania periferica ho voluto di nuovo affrontare l’argomento scegliendo però un’ottica particolare, quello della fedeltà e della dedizione coraggiosa (a volte fino al sacrificio finale) di alcune donne del mito, che hanno saputo vivere con coerenza e coraggio la propria femminilità, fedeli anche a sé stesse.
- 4) Frontiere del tempo, a mio avviso, è la perfetta conclusione di Tre libri. Sono evidenti i richiami a grandi filosofi e scrittori del passato, come sono facilmente rintracciabili grandi ispirazioni bibliche per quanto concerne le tematiche religiose. Le varie sezioni trascinano il lettore in un turbinio di intime riflessioni sulle nostre esistenze. La mia sensazione è che in quest’ultimo volume le liriche abbiano toccato un livello poetico tra le migliori dell’intero panorama italiano contemporaneo. Da giovane scrittore e poeta e da curioso lettore, le chiedo se questi versi siano stati scritti di getto o siano stati studiati e costruiti in più settimane e/o mesi.
In genere quando scrivo, sia in versi sia in prosa, medito molto a lungo i temi su cui poi lavoro. Prendo appunti, leggo, mi confronto con i testi e le riflessioni altrui. Poi compongo di getto, lascio depositare nel cassetto per molto tempo (a volte anche per anni) quello che ho scritto. Infine rileggo e correggo, soprattutto sfrondando, asciugando tutto ciò che mi pare in eccesso. Se mi sento abbastanza convinta, provo a sottoporre ad amici – non solo letterati – il “prodotto” finale, e tento la pubblicazione. La valutazione finale giustamente spetta ai lettori.
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5) Per concludere l’intervista, prendo spunto da alcuni versi di Un diverso lontano:eccomi sola / nel tutto, eccomi tutto, buio / nel nero. Senza niente / intorno, senza le facce amate, / senza voci ascoltate, e parole: / e mai che, dopo la notte, torni / il giorno.
Considerando che sono passati ventidue anni dalla pubblicazione di questa raccolta, le chiedo: dopo tante notti e tanto buio, il "giorno" è arrivato?
La ringrazio per questa sua partecipazione emotiva. Passiamo tutti nella vita momenti difficili, di sconforto, di malattia, di difficoltà affettive e ambientali. Prima dei quarant’anni ho perso in pochissimo tempo mio marito, i miei genitori, una cugina e ho affrontato una non facile operazione. La grave depressione che ne è derivata si è appesantita di un ingiustificato senso di colpa, come se temessi di aver in qualche modo meritato quello che mi succedeva. Mi sentivo inadeguata ad affrontare qualsiasi aspetto quotidiano e pratico dell’esistenza, schiacciata da responsabilità che travalicavano la mia capacità di resistenza. Ho avuto tanta paura di non riuscire a crescere le mie bambine, e il ritorno da Zurigo a Verona (in un ambiente che certo non mi ha aiutato a superare sia i problemi esterni, sia il buio interno che cito nella poesia), ha acuito queste problematiche, e anche – perché negarlo – il dolore. Ma il tempo guarisce tante cose, le mie figlie sono diventate due donne straordinarie e mi sono state sempre vicine, io ho ritrovato la volontà di uscire di casa e da me stessa, di riprendere a studiare, a scrivere, a guardarmi intorno. Insomma, posso dire che sì, già da anni ho riscoperto la luce, il giorno, la gioia di esserci e di essere in questo mondo, problematico e bellissimo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista ad Alida Airaghi: le poesie di “Litania periferica”, “Un diverso lontano” e “Frontiere del tempo” tornano in libreria
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