L’impero della luna d’estate. Ascesa e declino della tribù dei Comanche di S.C. Gwynne

Ben intenzionato a non segnare una linea a terra ai lati della quale poter dividere i buoni dai cattivi, Sam C. Gwynne tuttavia è ben saldo nella sua convinzione di non rinunciare all’occasione di narrare dell’autentica epica americana. Il saggio L’impero della luna d’estate si pone l’obiettivo di ricostruire l’ascesa, la gloria e l’ineluttabile tramonto dell’ultimo condottiero Comanche, il mezzosangue Quanah Parker.

L’autore non si accontenta però di inanellare battaglie, razzie e bizzarrie biografiche che potrebbero soddisfare il palato dell’appassionato di nativi americani o attirare lo sguardo di un curioso: Sam Gwynne allarga con sapienza lo sguardo, senza allontanarsi dalla vita dell’uomo che vuole rendere immortale attraversa più di due secoli di pessimi e sanguinari rapporti tra il popolo Comanche e i visi pallidi. Attingendo a materiale di ricerca ricostruisce costumi di guerra, mitologie e divisioni culturali della tribù che segnò l’ultimo scoglio di resistenza alla colonizzazione bianca.

Il testo è agile, si muove con il passo che ci aspetta da un romanzo di Cormac McCarthy o un film di John Ford; esperti di affari indiani, predicatori e comandanti dei rangers entrano in scena come davanti a una cinepresa, pur non rinunciando alla genuinità che appartiene a un testo di nonfiction.
Si chiude questo volume, paradossalmente, con la stessa sensazione con cui lo si è aperto: la percezione del mistero della vita nelle praterie, l’impossibilità di cogliere la linea di demarcazione tra civiltà e barbarie, vendetta e giustizia, destino e volontà.