Il suddito
- Autore: Heinrich Mann
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: UTET
Stringere tra le mani Il suddito di Heinrich Mann (UTET, 2014, trad. C. Bovero e F. Cicoira) significa maneggiare un curioso e contraddittorio reperto del passato. Una sorta di piccola reliquia, che sembra provenire da un contesto che oggi stentiamo anche solo a concepire. Scritto nel 1914, ma pubblicato solo quattro anni dopo, Il suddito cristallizza in circa cinquecento pagine la società prussiana d’inizio ‘900, mediante la figura del suo controverso e fanatico protagonista.
Trama - Diederich Essling è un perfetto prodotto della Germania ottocentesca, quella forgiata sull’assunto bismarckiano del Blut und Eisen: del sangue e del ferro. Il principio cardine della sua vita è l’obbedienza. Appresa sotto il comando di un padre autoritario e sperimentata tramite l’imprescindibile servizio militare, quell’obbedienza trasforma la vita di Diederich in un costante sacrificio rivolto volto alla patria, ben rappresentata dall’immagine gloriosa e infallibile dell’Imperatore Guglielmo II. L’opera, dunque, narra il percorso di un suddito perfetto, scevro dai piaceri ignobili, disposto a tutto pur di mantenere saldo l’onore. Sullo sfondo, faranno capolino gli ormai insanabili contrasti tra le classi, uniti a una serie di vicende che il protagonista combatterà grazie a dosi sfrenate di retorica.
Il suddito, pur rappresentando nella mente del suo autore una critica feroce verso la società prussiana, cade, paradossalmente, proprio in quegli stessi eccessi che combatte e disprezza. Lo stile del romanzo, come da tradizione d’inizio ‘900, si presenta gonfio, enfatico e in alcuni punti inutilmente delirante. Un vero e proprio oceano di esclamazioni, grida e litigate, nel quale molti lettori finiranno inesorabilmente per annegare. Come se non bastasse, le vicende narrate risultano spesso confusionarie. Questo, unito allo stile pomposo dell’opera, rende la leggibilità alquanto complessa, soprattutto alla prima lettura.
Bisogna poi sottolineare, in ultima analisi, la figura odiosa e sgradevole che il protagonista rappresenta. Sarà estremamente difficile, infatti, immedesimarsi in Diederich Essling, il quale anzi non perderà occasione per rendersi antipatico agli occhi di tutti i suoi affaticati lettori.
Resta, alla fine dell’ultima parola, una sensazione di curioso sollievo. Terminare Il suddito non sarà semplice. Eppure, lento ma inesorabile, giungerà assieme a quel sollievo anche un qualcosa di diverso. La consapevolezza, cioè, di avere visitato un mondo che oggi, in questo strano presente, non immaginavamo nemmeno potesse esistere. Peccato che per arrivarci, dovrete affrontare tutto ciò che sta nel mezzo.
Il suddito
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