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Il matto affogato: intervista a Elda Lanza

Elda Lanza è nata a Milano il 5 ottobre del 1924. Ha lavorato in televisione fino al 1972. Esperta di comunicazione, è docente di storia del costume. Ha iniziato a pubblicare libri negli anni Novanta. La scrittrice ci presenta il Suo "Il matto affogato" (Salani, 2013) in un'intervista rilasciata ad Alessandra Stoppini.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 19-06-2013

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Il matto affogato: intervista a Elda Lanza

Chi è Elda Lanza?

Elda Lanza è nata a Milano il 5 ottobre del 1924. È stata molto attiva nel movimento femminista e ha avuto una precoce e intensa attività di scrittrice e giornalista (ha iniziato a lavorare per Bolero nel ’49, e nel ’51 le è stata affidata una rubrica di arredamento su Grazia). Dopo gli studi all’Università Cattolica di Milano e alla Sorbona di Parigi (dove è stata allieva, tra gli altri, di Jean Paul Sartre), nel 1952 fu contattata dai dirigenti dalla neonata televisione italiana di cui, dopo svariati provini, diventa la prima presentatrice lavorando nei primi programmi sperimentali. Ha lavorato in televisione fino al 1972. Socialista militante, nel 1980 ha lavorato con Carlo Tognoli presentandosi con lui alle elezioni per il sindaco di Milano. Ha conosciuto alcuni tra i più grandi personaggi della cultura italiana e internazionale.

Esperta di comunicazione, è docente di storia del costume. Ha iniziato a pubblicare libri negli anni Novanta. Citiamo: La tavola, i riti della comunicazione, Ho una pazza voglia di amare, Una donna imperfetta, Signori si diventa e Una stagione incerta. Con quest’ultimo romanzo ha vinto il Premio Letterario Internazionale Il Minturno di Roma. È stata ed è tuttora ospite di numerose e importanti trasmissioni televisive.
Per Salani ha pubblicato nel 2012 Niente lacrime per la Signorina Olga, grande successo grazie al passaparola (il volume ha esaurito in sole tre settimane la prima edizione conquistandosi l’apprezzamento di Umberto Eco che agli esordi aveva lavorato con Elda Lanza alla Rai).

Oggi Elda Lanza ha 89 anni, è una cuoca provetta e scrive gialli gustosi e ricchi di colore e di atmosfera. Nel romanzo Il Matto affogato (Salani, 2013), l’ex commissario di Milano ora avvocato Max Gilardi, tornato a Napoli, sua città d’origine, dopo la tragica scomparsa della moglie, dovrà risolvere due apparenti casi di suicidio.

“Sì, lo sapeva. Suo padre sarebbe rimasto lì ad aspettarlo. Forse l’aveva aspettato in tutti quegli anni, da quando se ne era andato da Napoli per entrare nella polizia. E ora sarebbe tornato. In autunno”.

  • Signora Lanza, nel gioco degli scacchi esiste la mossa del Matto affogato?

Sì, esiste davvero. Anche se è improbabile, perché il giocatore di solito si accorge del rischio e cerca di sbloccarsi prima. Comunque è un’autentica mossa degli scacchi dalla quale ho preso spunto come intreccio per questo secondo giallo. Max Gilardi, per una confidenza della propria assistita, è costretto dal segreto professionale ad abbandonare la causa.
Nel Matto affogato, infatti, il Re non può superare lo scacco matto (vincere la causa), perché impedito dai propri pezzi amici: ecco la relazione fra trama e titolo.

  • Si aspettava il successo del romanzo Niente lacrime per la Signorina Olga?

No, naturalmente. Speravo che piacesse, che mi incoraggiassero a proseguire. Ora sono in ansia per Il Matto affogato: così diverso dalla signorina Olga e così mio. Sa come si dice, vero? Il primo il più amato, il secondo il migliore. Speriamo che sia davvero così.

  • “Napoli è una strana città... crea dipendenza”. Dopo l’esperienza milanese Gilardi è tornato a casa. È forse in cerca delle proprie radici?

No, ognuno le proprie radici le porta con sé, dovunque vada. Max cerca l’uomo che vuole essere. Quando avrò terminato di scrivere questi romanzi, vorrei che tutti insieme fossero una grande storia, la sua.

  • Riferendosi alla Sua prosa, Mariano Sabatini l’ha definita come “naturale, viva, empatica”. Si riconosce in questi tre aggettivi?

Se mi volessi bene come me ne vuole Mariano Sabatini, sì. Credo davvero di comportarmi sempre con la massima naturalezza, mi è difficile ’conformarmi’ alle situazioni. E anche ora con lei. Sono certamente viva. E l’empatia è uno dei temi più importanti che ho affrontato nella mia vita privata e nel lavoro. Chi ha seguito le mie lezioni, me l’ha sentito ripetere spesso.

  • Giorgio Gaber è stato un Suo caro amico. Secondo Lei nella nostra società ha ancora un significato la frase “libertà è partecipazione”?

Sì, certamente sì. Tutti sappiamo come Gaber sarebbe straordinariamente attuale ora. Strana domanda, la sua: in questo secondo romanzo io cito Giorgio Gaber… in un punto del romanzo che ancora mi commuove.

  • Che tipo di eredità morale ha lasciato Franca Rame e non solo alle donne del XXI Secolo?

Il coraggio. Lei è stata un grande esempio di coraggio, civile e morale.

  • In una Sua intervista ha dichiarato che il femminismo “non ha prodotto soltanto donne nuove, ma anche nuovi uomini”. Desidera chiarire la Sua riflessione?

Sì, lo ripeterei. Lo vedo in casa nostra: mio marito non sa aprire una lavapiatti, mio figlio, quando per ragioni di lavoro resta solo in casa con due bambini, non li fa sentire orfani. Tutto qui? Beh, da qualche parte bisogna pur cominciare...

  • Negli anni Cinquanta Alberto Moravia scriveva che l’Italia della televisione era “un’Italia di serie B” mentre nel 1975 Pasolini proponeva di abolirla ritenendola responsabile del rimbecillimento generale... Lei che è stata una pioniera della tv nostrana, desidera darci un parere tranchant sulla televisione di oggi?

Una televisione che dipende dai contratti pubblicitari, deve assicurare ai committenti una platea molto vasta: raramente c’è coincidenza tra numeri e qualità, forse soltanto all’elezione di un Papa. Quindi tutta brutta? No, sapendo scegliere.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il matto affogato: intervista a Elda Lanza

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