Il marchio
- Autore: Aurora D’Evals
- Genere: Romanzi erotici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Il marchio (Runa, 2014) di Aurora D’Evals è un romanzo la cui trama fa pensare a Cinquanta sfumature di grigio o a quella letteratura erotica così in voga negli ultimi anni. Ma il collegamento mentale si ferma alla superficie perché l’autrice, meravigliosamente italiana, scrive una storia in cui non c’è nulla di quelle vicende, ormai disgustosamente trite e ritrite per essere vendute sempre nella medesima minestra.
Aurora D’Evals è molto più coraggiosa di Sylvia Day e E. L. James messe insieme e ci delizia con un romanzo fuori dagli schemi e lontano dai suoi tanto idolatrati predecessori.
Il marchio è un romanzo capace di regalare sensazioni forti, intense senza per forza indugiare in sdolcinate ed inutili manifestazioni di romanticismo che fa acqua da tutte le parti perché condito da frasi ad effetto, auto miliardarie e case da sogno. Soldi a palate sullo sfondo di un letto occupato dal bello e tenebroso di turno. No, qui non stiamo parlando di favole in chiave di tortura, di pseudo rapporto tra master e slave.
Qui abbiamo una donna, Sara, che non ha mai amato e che scopre di desiderare molto di più di un normale rapporto d’amore quando incontra Ginko, il tatuatore, bassista, tutto capelli lunghi e tatuaggi, che non le permette di resistere a quel richiamo dei sensi che la spinge oltre ogni limite. Sara è di buona famiglia, lavora in banca, ha un fidanzato che piace a mamma e papà ma Ginko è un’altra storia. Ginko è un dio che usa in modo fantastico gli aghi, non solo per tatuare. La percezione di come lui saprebbe infonderle quel dolore così vicino al piacere la spinge a decidere di farsi tatuare da lui qualcosa e ad iniziare quella conoscenza che già dalla prima volta non deluderà le sue aspettative di donna. Sara rifiuta così la vita che fino allora ha condotto, priva di qualsiasi stimolo e incapace di farla sentire viva. Una vita allo “zucchero filato” che comincia a starle stretta.
“La sola idea mi faceva sudare freddo. Pensare di vivere in maniera gentile e premurosa per sempre era qualcosa che mi induceva a chiedermi quale marca di sapone fosse la più adatta a lubrificare il cappio.”
Sara desidera Ginko con tutta se stessa e il tatuaggio diventa metafora di un’ossessione ben più profonda e radicata nella sua anima che ha a che fare con la volontà di appartenenza. L’autrice intesse un legame molto particolare che non si esaurisce al semplice comando-risposta. Sara lo vede come l’uomo da cui vorrebbe qualunque cosa, un dio fatto di carne ed ossa, con i capelli lunghi e gli occhi neri che raramente si mostra gentile e ancora più di rado incerto o titubante. Il linguaggio è diretto, senza sconti. I pensieri scorrono come un fiume impazzito nella testa di Sara senza filtri, ad un passo dallo scandalo e della vergogna. Pensa liberamente, pensa a quello che vorrebbe, urla, si trattiene usando sempre parole che fanno dell’eccitazione il loro punto di forza. Crudo è il piacere, cruda è la parola che lo sottintende. Non ci sono pizzi né merletti con cui salvare questo romanticismo in lacrime. Ha fatto le valigie e non si sa se mai potrà tornare. C’è solo carne e follia, un desiderio inappagabile che trova nel dolore l’unico modo per uscire da se stessi e guardarsi in faccia, non importa più se da vincitori o da sconfitti.
“Ginko. Disegnami. Marchiami. Sono il tuo capolavoro.”
E’ lei che lo riconosce ma non come avviene normalmente quando qualcuno di noi è attratto verso una persona, senza sapere neanche perché. Sara sa bene cosa le piace di Ginko, cosa la spinge tra le sue braccia e cosa le fa credere di potersi fidare di lui. E’ proprio quel dolore, che lui provoca e controlla che la lega a lui in modo imprescindibile.
“E’ l’ago a farti questo… o sono io?”
“Sei tu, che mi fai male.”
L’autrice riesce molto bene a farci entrare nella testa di Sara, guardiamo Ginko con i suoi stessi occhi e ciò che vediamo non ci lascia indifferenti. E’ un master a tutti gli effetti, sembra che attraverso di lui non trapeli nessun sentimento, è un dio senza pietà. Lei invece è innamorata e sottomessa, un connubio letale per l’uomo che le è di fronte. Non indossa maschere, è un libro aperto a tal punto che gli dichiarerà il suo amore nella speranza di ottenere lo stesso in cambio.
Grave errore Sara. Il tuo master non è assolutamente incline a questo genere di delicatezze, lui “scopa a sangue” e tu sbatterai infinte volte la testa contro il suo muro di indifferenza, di corde e collari prima di renderti conto che l’amore non è una merce di scambio e tu non hai nulla da offrire.
Dopo questa terribile consapevolezza che deve a malincuore buttare giù, ne arriverà un’altra, questa volta dal gusto decisamente migliore. Sara comprende che Ginko non userà mai il dolore per farle del male, ma solo per donarle quel piacere di cui ha estremamente bisogno.
“Lui voleva dominare la mia vita, non rovinarla.”
Dunque nuove esperienze, nuovi giochi, discussioni al pepe ed inevitabili sfuriate di gelosia sono il pane quotidiano nella vita dei protagonisti.
Aurora D’Evals non si tira indietro di fronte a scene esplicite di dominazione e controllo, arricchendole di un linguaggio a volte scarno e persino volgare ma che sa il fatto suo. C’è pragmatismo, voglia di raccontare cose terrene senza addolcirle con pasticche zuccherate. “Il detto-fatto” è la parola d’ordine, senza alcun tipo di preambolo o preparazione.
Trovo che il punto di forza di questo romanzo sia proprio la sincerità, la volontà di non voler raccontare ancora una volta l’ennesima storia del miliardario di turno che sceglie la sua prediletta per dare sfogo ai suoi giochetti perversi che guarda caso sono sempre correlati da sentimenti amorosi che per le giovani come Anastacia o Eva significano un’innegabile fortuna sfacciata che equivale a sistemarsi per tutta la vita. Ma Aurora D’Evals non ci sta, ci mette davanti un personaggio come Ginko che lavora dalla mattina alla sera per guadagnarsi da vivere, che ha l’anima del dominatore senza alcun accenno a quei modi da gentiluomo falsato che mi avrebbero fatto storcere il naso. Egli è il top dei modi bruschi e duri, con lui il romanticismo ci ha detto addio eppure è un uomo capace di amare e di pronunciare un normale “ti amo”.
Sara non riuscirà più a rinunciare a lui e vivrà nuove esperienze, conoscendo locali particolari e rapportandosi ad altre coppie affini senza mai perdere la fiducia nel suo uomo. Il loro amore ne uscirà fortificato perché esso ha tante facce e tutte hanno lo stesso sorriso di Ginko, unico signore dei suoi sogni dei suoi incubi.
Eppure in mezzo a tanto sesso e rock, Aurora D’Evals ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo. Anche una storia di sesso e potere, controllo e dominazione può diventare una fiaba al sapore di peperoncino e cioccolata? Sì perché a dispetto di tutto anche Ginko è un uomo e può innamorarsi, può desiderare un futuro e scegliere Sara per ottenerlo.
Il marchio non ha nulla da invidiare ad altri romanzi più famosi, anzi ha sicuramente qualcosa in più, se non altro la capacità di non voler a tutti i costi giustificare determinate propensioni sessuali dell’uno o dell’altra con specifici traumi infantili o adolescenziali. In altre parole prendiamo Sara e Ginko per quello che sono, senza mezze misure, senza pretese di sogni infranti. La violenza e il dolore non possono scandalizzare se sono il risultato di una volontà specifica. La storia è matura, chiara ed è portata avanti da personaggi definiti che possono anche far paura, ma che sono reali, spogliati di ogni inibizione e di tutti quei limiti con cui piace vestirsi ai perbenisti. Non dimentichiamo che il limite di sopportazione è qualcosa di così privato che non andrebbe mai giudicato.
Aurora D’Evals ci fa credere che tutto vada bene, sembra quasi di sentire una carezza che vuole tranquillizzare ma questo non è altro che il bacio prima dello schiaffo, uno di quelli pesanti, che ti marchiano perché è di questo che stiamo parlando.
La storia tra i protagonisti viene messa a dura prova dalle presenze esterne, come l’ex fidanzato di lei che non si arrende e che farà precipitare rovinosamente le cose a tal punto che a Sara sembrerà di aver perso tutto.
L’autrice scrive un romanzo che non è solo erotismo, è passione allo stato puro, appartenenza che diventa tragedia, lacrime e devastazione. Un cuore che scoppia, le mani vuote e il corpo schiacciato dall’assenza perché in queste pagine non leggiamo solo di sesso ma anche di come ci si lascia morire se ciò che più amiamo al mondo ci viene strappato. Esploriamo il lato oscuro del sentimento, quello del dolore per il dolore, senza ombra di piacere, quello che veramente ti strappa la carne, lasciandoti al freddo e a contarti le ossa perché se non c’è lui non hai più niente.
Ma ad un lieto fine neanche Aurora D’Evals è riuscita a rinunciare. Ed è uno di quelli che si prendono con le pinze, perché prima di arrivarci ne vedrete di cotte e di crude e proprio quando vi sembrerà di averne viste abbastanza vi accorgerete che il sipario è ancora alzato e che l’atto finale sta arrivando. Lo osserverete speranzosi che anche questa storia così fisica e irriverente possa concludersi come il vostro cuore timidamente suggerisce. Se Ginko è un dio sordo alle preghiere, Aurora D’Evals è creatrice e padrona della sua stessa opera e a differenza del suo master, le preghiere le sa ascoltare, eccome. In fondo, ma proprio in fondo un cuore romantico ce l’ha anche lei, ed è giusto così.
Il marchio ti marchia le emozioni e le sensazioni sottopelle, esattamente come fa un ago. L’autrice richiama dalle profondità dell’anima e del corpo, attraverso lo scorrere del sangue, antico quanto è antica la terra, la parte più nascosta, fatta d’istinto e meraviglia, e la porta alla luce, rendendola visibile sulla carne per l’eternità. E ciò che è stato trovato, credetemi, non può più essere nascosto.
Il marchio
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