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Storia della letteratura

Il cavallo di Troia era una nave? Possibile errore di traduzione

E se il leggendario cavallo di Troia dell'Iliade di Omero fosse stato in realtà una nave? Oggi scopriamo un possibile errore di traduzione.

Serena Di Battista
Serena Di Battista Pubblicato il 12-09-2019

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Il cavallo di Troia era una nave? Possibile errore di traduzione

Il mito del cavallo di Troia lo conosciamo tutti molto bene. E se invece il cavallo più famoso dell’epica non fosse mai stato un cavallo, ma una nave? Un errore di traduzione dei poemi omerici potrebbe aver condotto a una errata interpretazione degli stessi. Ma partiamo dall’inizio.

Nell’Iliade e nell’ Odissea di Omero l’episodio dell’ingegnoso cavallo di legno ci viene raccontata in modo marginale. Tra l’altro nell’Iliade non troviamo alcun riferimento esplicito allo stratagemma, mentre nell’Odissea questo viene citato nell’VIII libro. Dov’è invece che la vicenda del cavallo viene sviluppata? Soltanto nel secondo libro dell’Eneide, poema epico della cultura latina scritto dal poeta Virgilio, e dunque un libro scritto soltanto ottocento anni più tardi rispetto ai poemi omerici.
Va inoltre ricordato che gli stesso poemi omerici, prima di essere trascritti, vennero tramandati oralmente per tantissimo tempo.

Cosa sappiamo, in linea generale, della vicenda che vede protagonista il famoso cavallo di Troia? Gli Achei, volendo conquistare la città di Troia e avendo fallito diversi approcci, tesero ai loro nemici una vera e propria trappola. Il mito narra che, dopo dieci anni di assedio, finsero di rinunciare alla battaglia e omaggiare i troiani con un dono: un enorme cavallo di legno offerto in segno di pace. L’idea del tranello fu di Ulisse, che nascose all’interno del cavallo numerosi soldati, i quali attesero immobili e silenziosi che i cittadini di Troia festeggiassero la fine dell’assedio. Una volta che la città fu tranquilla e addormentata i soldati fuoriuscirono dal loro nascondiglio e aprirono le porte al resto dell’armata, che irruppe nel cuore della città e la vinse.

È una storia che conosciamo tutti. Ma una delle leggende più note della storia della letteratura mondiale potrebbe essere nata da un errore di traduzione.

Francesco Tiboni e la teoria della nave

L’epica è ricca di miti e leggende, e in quanto tali spesso non hanno connessioni con la realtà. Ma il mito del cavallo di Troia ha in effetti sempre destato più di qualche dubbio: come avrebbero fatto infatti, così tanti soldati, a stare in una scultura di legno di dimensioni modeste? Perché Ulisse scelse proprio il cavallo e non un animale più facile da costruire? E se l’Hippos di cui scriveva Omero non fosse stato un quadrupede di legno, ma una nave da guerra di tipo fenicio? Questa è la teoria dell’archeologo navale Francesco Tiboni, dottore di ricerca dell’Università di Marsiglia.

Secondo lo studioso l’equivoco sarebbe nato da un errore nella traduzione dei testi successivi a Omero, ai quali si ispirò lo stesso Virgilio quando compose l’Eneide, secoli e secoli dopo. Sebbene in greco hippos significhi cavallo, è anche possibile che la parola presente nel testo fosse “Hippos”, che era invece un tipo di nave fenicia caratterizzata dalla polena a testa di cavallo. Queste navi, proprio per via della loro polena a testa di cavallo, venivano chiamate appunto Hippos.
L’errore di traduzione potrebbe essere avvenuto intorno al VII secolo avanti Cristo: delle navi da guerra di cui parlava Omero, in disuso da secoli, si era persa la memoria e il termine Hippos ha iniziato ad essere tradotto solo con “equus”, cavallo, per l’appunto. Che sia stato in questo errore che è incappato lo stesso Virgilio, che lavorando con un traduttore sui testi di Omero, ha poi composto la sua Eneide e introdotto il mito del cavallo di Troia nella cultura occidentale?

Certo la tesi della nave è forse meno suggestiva rispetto a quella del cavallo, ma più strategica e effettivamente anche più realistica: in primo luogo è più verosimile che un’imbarcazione, anche di modeste dimensioni possa celare al proprio interno dei soldati. Inoltre avrebbe anche più senso il testo quando afferma che gli stessi uscirono "calandosi rapidamente da portelli chiaramente visibili sullo scafo e per nulla sospetti agli occhi di chi osserva".

Ma i riferimenti nel testo sono davvero numerosi, il lessico marittimo utilizzato da Omero era preciso e vasto, e poi ci sarebbe un’altra informazione che farebbe pensare alla probabilità che in realtà l’episodio comprendesse una nave e non un cavallo di legno: le “Hippos” erano tipi di navi solitamente usate per pagare tributi. Sembra che tutto torni alla perfezione. O forse no. Come avrebbero fatto gli Achei a far passare una nave dalla porta della città? Insomma, gli elementi di riflessione sono molteplici. Dopo millenni ci ritroviamo qui, sospesi tra archeologia, traduzione, mito e tradizione, in attesa di saperne di più.

E voi siete appassionati di mitologia e epica greca? Siete curiosi di scoprire se si trattasse di una nave o di un vero e proprio cavallo? Vi aspettiamo nei commenti.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cavallo di Troia era una nave? Possibile errore di traduzione

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