Il cannibale
- Autore: Tom Hofland
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Carbonio editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Sono detti “tagliatori di teste” (nomen omen): hanno aggiornato agli omicidi bianchi del turbo capitalismo l’antico mestiere del boia. Loquela da emissario della Giusta Causa Aziendale e lettera protocollata di licenziamento in vece della corda e del sapone. Se non teste, rotolano giù esistenze degne di tal nome, il che è forse peggio. Le logiche spregiudicate del neoliberismo sono le stesse della guerra: ogni piano aziendale pianifica un numero di vittime sul campo.
Peggio per loro, i bilanci avant tout. Davanti al sanfedismo dello sviluppo senza fine al prezzo della mercificazione esistenziale, gli sparuti renitenti alle lobotomie globaliste trarranno giovamento dall’inquadratura sardonica con cui Tom Hofland declina ne Il cannibale (Carbonio 2024, traduzione di Laura Pignatti) il fenomeno societario dei liquidatori di dipendenti; i nuovi giustizieri, possibilmente in cravatta, incaricati di operare licenziamenti in serie nelle aziende.
Un compito spesso affidato a organizzazioni terze, così da non sporcarsi le mani e minare le dinamiche interne al microcosmo lavorativo. Così vanno le cose nei migliori dei mondi possibili (occidentali) e nelle imprese al tempo del neoliberismo senza più contraltari anticapitalistici. La trama (in sintesi) di questo romanzo dove si sorride spesso, e spesso tra le lacrime generate da sorda rabbia sociale.
Lute è responsabile del reparto Vendite e Qualità di un’azienda farmaceutica olandese sostenuta dal lavoro di dipendenti con contratti a più zeri. Come può succedere all’interno delle patinate malebolge cripto-capitaliste, la ditta viene venduta a un investitore svizzero, e l’intero reparto dichiarato in esubero. Ob torto collo, a Lute tocca la parte del Giuda: persuadere di fatto decine di colleghi che le dimissioni (in attesa di ventilata ricollocazione) costituiscano il rimedio più funzionale al benessere di tutti. Il lavoro è sporco e umanamente difficile, soprattutto per chi avverte ancora i rimorsi di coscienza, così quando Lombard – “cacciatore di teste” professionista – gli offre i suoi servizi, Lute ringrazia il dio del Capitale e accetta con sollievo. Lo sprovveduto non immagina fino a che punto Lombard faccia sul serio, e intanto che il dismissore di lavoratori si insedia nel suo ufficio – con tanto di cowboy fuciliere e cane nero a seguito - una serie di episodi funesta la quiete asettica dell’azienda affacciata sui boschi della Veluwe. Che fine fa(ra)nno, in realtà, i dipendenti del reparto che Lombard ha promesso di ricollocare?.
Il romanzo è stratificato: di fattura grottesca ma sotto la patina di surrealtà non si fatica a riconoscere le caratteristiche di un macrocosmo aziendale degenerato in neo-fucina di sfruttamento. Un antro oscuro dove la logica del profitto e dell’efficienza gravano e prevalgono in modo esclusivo sulle vite dei lavoratori.
Sai, Tomer, alcune persone sono capaci di atti orribili. Prendi il nostro amico Gesualdo (Principe di Venosa, ndr): gli bastò un piccolo sospetto per affondare la spada nella carne del suo prossimo. Ma quello è un caso singolo, un caso di follia. Ed è un gioco da ragazzi indurre una persona a fare un gesto del genere. Basta addirittura una lettera! Chi invece vuole essere malvagio…veramente malvagio…deve mettere in piedi un sistema. Un sistema nel quale tutti sospettano di tutti gli altri nel modo più totale, e lo controllano e li schiacciano per trarne un vantaggio. Un sistema che si sostiene e si alimenta da sé. Un sistema che sembra l’unica verità.
Quel sistema è costituito da idee che vengono viste come fatti reali. Il sistema deve essere percepito come un fatto; come un solido insieme di regole alle quali tutti si attengono, per via della tradizione, della cosiddetta natura, per qualsiasi motivo. ‘Se non lo faccio io, lo farà qualcun altro’. Questo, è quello che si sente. ‘Nel mondo le cose funzionano così’, questo deve pensare chi accende il rogo, spranga le porte delle prigioni, mette sul tavolo le lettere di licenziamento, dà lo sfratto a chi vive dell’assegno di disoccupazione.
Così parlò Lombard in persona, alle pagine 113 e 114 del romanzo. Lombard apologeta e protesi del Sistema (unico-globale), emissario di un meccanismo efficientista che cosifica la forza lavoro in numeri, esuberi, demansionamenti, licenziamenti forzati, tenendo conto soltanto della mission senza guardare in faccia nessuno. Contraltare alle remore morali di Lute (che per rimanere a galla si adegua comunque ai diktat del sistema), quella di Lombard è un’a-moralità-specchio del credo capitalista aprioristicamente incentrato sul guadagno e nient’altro.
Il cannibale è dunque un romanzo di denuncia. Un romanzo di denuncia che si legge come una commedia-thriller. Un romanzo per questo coraggioso. A partire dallo stile utilizzato da Tom Hofland, un romanzo contro-tendente, in grado di ironizzare, e insieme di azzannare la giugulare del Sistema.
Il cannibale
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