

Periodicamente si risolleva l’attenzione nei confronti dell’hikikomori. Il termine giapponese, che letteralmente significa "stare in disparte", indica chi decide di ritirarsi fisicamente dalla vita sociale.
Inizialmente considerato come un fenomeno esclusivamente giapponese, l’hikikomori si è manifestato come un vero e proprio disagio adattivo sociale diffuso in tutti i paesi economicamente sviluppati — in Italia, per quanto manchino stime ufficiali, si ritiene che il numero di hikikomori si aggiri intorno alle 100 mila persone.
Cosa significa esattamente hikikomori? Si usa per indicare un fenomeno generale o è corretto impiegarlo anche per il solo individuo? Scopriamolo insieme.
Hikikomori: cosa significa
La parola hikikomori è composta da hiku e komoru, che significano rispettivamente "tirare" e "ritirarsi". Il suo significato letterale è, come già accennato, "stare in disparte, isolarsi", e viene usata per riferirsi a chiunque scelga di ritirarsi dalla socialità nella sua dimensione fisica, autoconfinandosi nella propria abitazione e privandosi volontariamente di qualsiasi contatto con l’esterno e spesso sviluppando, di conseguenza, una dipendenza da internet.
Sintetizzando, hikikomori si potrebbe tradurre come esclusione sociale volontaria, ma il termine è impiegato correttamente sia per indicare il fenomeno sociale generale, sia per indicare il singolo che appartiene a questo fenomeno.
L’hikikomori non è una sindrome, ma un fenomeno di vasta rilevanza sociale, tanto che il governo giapponese ha ritenuto fondamentale individuare alcuni criteri che ne consentano la diagnosi. Queste condizioni sono:
- il ritiro completo dalla società (la totale assenza di relazioni sociali) per un tempo di almeno sei mesi
- la presenza di un rifiuto dei propri impegni scolastici e/o lavorativi
- la sua comparsa non deve essere associata a diagnosi di schizofrenia o altre patologie psichiche rilevanti
Pur non trattandosi di un fenomeno che interessa il solo Giappone, la sua ampia e precoce diffusione nel paese del sol levante ha fatto sì che la maggioranza delle indagini sull’hikikomori si riferiscano principalmente al contesto giapponese. Tra le possibili cause individuate si trovano così l’estrema competitività sociale e la particolarità del contesto famigliare, caratterizzato dalla mancanza di una figura paterna e dall’opprimente protettività di quella materna.
Hikikomori e dipendenza da internet sono sinonimi?
Il fatto che l’autoisolamento degli hikikomori sfoci frequentemente in una dipendenza da internet ha fatto sì che il termine sia spesso stato frainteso e impiegato con questa accezione.
Si tratta però di un errore, anche solo perché le prime reclusioni di hikikomori indagate risalgono ad anni in cui scegliere di isolarsi in casa significava autoescludersi completamente dal mondo esterno, senza neanche un contatto virtuale: internet non aveva fatto ancora ingresso nelle abitazioni di tutti.
Insomma, l’estremo attaccamento a internet è piuttosto una conseguenza del fenomeno, ma non ne costituisce una causa, né è a esso equivalente.

"Corriere della Sera", 21 gennaio 2019
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Hikikomori: cosa vuol dire e perché non significa dipendenza da internet
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