Facendo un salto di qualche secolo dai classici narratori per l’infanzia, affrontiamo l’esperienza francese della narrativa per l’infanzia parlando di Jean de La Fontaine e Charles Perrault che pubblicarono i loro lavori nel tardo Seicento.
Diretto erede di Esopo e Fedro, il francese Jean de La Fontaine prende spunto dalle favole raccolte dalla tradizione popolare prevalentemente orale e scrive dei componimenti morali a scopo didattico rivolti prevalentemente all’adolescente ma anche al bambino. Lo scopo principale è però tenere in guardia, istruire, ammonire più che divertire o sollazzare.
Quasi contemporaneamente Charles Perrault pubblica invece le sue Fiabe che si distinguono dalle favole perché hanno come personaggi degli esseri fantastici.
Le fiabe di Perrault, lette da intere generazioni di bambini, sono delle narrazioni spesso crude, che anticipano i racconti gotici perché, pur avendo come protagonisti spesso dei fanciulli (una delle storie più celebri è quella di Cappuccetto rosso e il lupo), traggono ispirazione dalla realtà oscura e dalle proiezioni negative dell’inconscio. Hanno ovviamente uno sfondo morale e sono dirette a giovani adolescenti.
Tornando a Cappuccetto rosso, la fiaba vuole mettere in guardia le giovanette dal soffermarsi troppo ingenuamente con individui sconosciuti che sotto mentite spoglie di gentiluomo si trasformano in lupi cattivi.
Il bambino non è quindi preso in considerazione né da La Fontaine, né da Perrault perché considerato, secondo un’idea ereditata dal mondo classico, un adulto in fieri e non un essere in formazione a cui rivolgere attenzioni ad hoc.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gli esponenti francesi della narrativa classica per l’infanzia: Jean de La Fontaine e Charles Perrault
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