Febbraio di Boris Pasternak è una poesia che sembra decostruire la realtà, fornendone una nuova percezione visiva e uditiva. Leggendola si diventa un tutt’uno con la pioggia, con il lento sgocciolio che cade dal cielo senza sosta e penetra nell’anima come un veleno, tramutandosi in singhiozzo e pianto. Così come la pioggia trasfigura i contorni delle cose, sbiadendoli, offuscandoli o rendendoli più cupi, allo stesso modo Pasternak ci conduce in un’alterata visione del vero dove il mondo diviene specchio riflesso della realtà interiore, estrema sintesi di una pena dell’anima.
“Mai noi morremo con l’oppressione della ricerca sul cuore”, scriveva Boris Pasternak in Mia sorella la vita (1922) per indicare la condizione vitale dei poeti che vivono, perennemente inquieti, nel Paese dell’Anima. La poesia Febbraio, infatti, parla anche di questo: di una sorta di condanna alla scrittura, alle parole, poiché sono l’unico strumento per affrontare il nonsenso del reale, le parole sono un destino, una cura. La pioggia torrenziale descritta nella poesia infine si trasfigura nell’inchiostro della penna che scrive e il lettore per un attimo, stupito e smarrito, si domanda se in realtà non sia sempre stata “inchiostro”: forse Pasternak non ci sta narrando il paesaggio esterno immobilizzato dal gelo, in realtà non ci ha mai narrato il paesaggio, ma l’atto stesso della scrittura.
La lirica Febbraio fu scritta nel 1912 e contenuta nella raccolta Il gemello delle nuvole, la prima raccolta di poesie dello scrittore russo. Alcune delle sue poesie erano precedentemente uscite sul periodico Lirika.
Scopriamone testo, analisi e commento.
“Febbraio” di Boris Pasternak: testo
Febbraio. Prender l’inchiostro e piangere!
Scrivere di Febbraio a singhiozzi,
finché il tempo piovoso scrosciante
brucia come una fosca primavera.Prendere una carrozza. Per sei soldi
fra scampanio e stridere di ruote
recarsi là dove la pioggia torrenziale
strepita più che lacrime ed inchiostro.Dove, come pere incenerite,
dagli alberi mille cornacchie
cadranno nelle pozze rovesciando
una secca mestizia sul fondo degli occhi.Nereggiano di sotto gli spazi disgelati,
e il vento e solcato dai gridi,
e quanto più a caso, tanto più esattamente
si compongono i versi a singhiozzi.
“Febbraio” di Boris Pasternak: significato della poesia
Link affiliato
Febbraio di Pasternak è una poesia che mette in seria discussione la percezione del lettore, poiché ci immerge in un’atmosfera all’apparenza realistica che tuttavia si fa via via più inattendibile divenendo onirica sino a sfociare nell’incubo. A un certo punto il poeta dà vita a un’immagine orrorifica e agghiacciante, di puro delirio: mille cornacchie cadono da un albero, come pere incenerite, rovesciandosi nelle pozze formate dall’acqua piovana e da lì ci guardano con mestizia attraverso i loro occhi scuri e freddi come lame. Dove finisce la realtà e dove inizia l’incubo? Pasternak ci trasporta in una nuova percezione visiva e uditiva, stravolgendo i nostri sensi. Nell’ultima strofa personifica il vento che appare attraversato da gridi e persino il gelo che investe ogni cosa, che ricopre la terra stessa come una seconda pelle, sembra volerci dire qualcosa. Ogni elemento citato nella poesia assume un duplice significato, spesso sinistro, come un presagio nefasto o un drammatico avvertimento.
Nel finale abbiamo la sensazione di essere precipitati nel delirio psichico di un uomo che tenta, tormentosamente, di scrivere eppure non gli riesce di mettere in fila le parole, di dare un senso a ciò che sta facendo. Il nero del paesaggio cui Pasternak fa riferimento si trasfonde nell’inchiostro del pennino che, a singhiozzi, cerca di ordinare le lettere sulla pagina e forse anche la propria vita. All’origine di Febbraio vi è dunque una riflessione metaletteraria che ci viene rivelata soltanto nella conclusione:
e quanto più a caso, tanto più esattamente
si compongono i versi a singhiozzi.
Casualità e disperazione sono i due movimenti alla base della scrittura. Pasternak sta scrivendo dal solitario Paese dell’Anima da dove prende vita la poesia. Come un abile narratore mescola la realtà ad elementi fittizi, immaginifici, sino a rendere impossibile la distinzione effettiva tra il reale e il verosimile. In Febbraio Pasternak ci sta presentando, di fatto, due realtà possibili, rimane a noi lettori scegliere in quale credere. Voi cosa preferite: il freddo pungente dell’inverno russo con la sua pioggia simile a un maleficio, oppure la solitudine tormentosa dell’anima? In entrambi i casi è un inganno, in entrambi i casi è possibile. Alla fine la poesia è un trucco, è un sortilegio, e Pasternak è l’abile prestigiatore del suo gioco, un rapimento poetico che gli consente di non sentire il peso greve della terra.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Febbraio”: la poesia “sortilegio” di Boris Pasternak
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura Boris Pasternak
Meraviglioso.
Il fluire della pioggia, delle lacrime bianche.
Dell’ inchiostro nero.
La pioggia passa e il sole tornerà, le lacrime fanno uscire il dolore. Transit.
L inchiostro fissa tutto questo e lo rende perenne.