La poetica della polacca Wislawa Szymborska, Premio Nobel 1996, si distingue per la delicatezza, ma anche per la fermezza, con le quali vengono affrontate le complesse tematiche esistenzialiste attraverso l’uso di un linguaggio semplice e spesso colloquiale, che chiunque è in grado di comprendere.
La poesia Domande poste a me stessa, racchiusa nell’omonima raccolta del 1954 (Pytania zadawane sobie il titolo originale), è una delle più note e iconiche dell’autrice, dove, partendo dalla sua persona e dalla propria esperienza, giunge a conclusioni che possono essere considerate comuni all’umanità intera. In sostanza, Szymborska afferma che se ci sforziamo di conoscere meglio noi stessi, riusciamo anche a relazionarci più proficuamente con il prossimo.
Vediamo l’analisi critica e il significato profondo del componimento
“Domande poste a me stessa”: il testo della poesia
Qual è il contenuto del sorriso
e d’una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l’uomo dall’uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell’edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente –
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.Sai che l’amicizia va
concreata come l’amore?
C’è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c’era colpa tua?
C’è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?Corresponsabile
della felicità di millenni –
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l’altrui fatica?Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?
“Domande poste a me stessa”: spiegazione della poesia
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Domande poste a me stessa, come tipico dello stile di Szymborska, attraverso un linguaggio semplice e una serie di immagini fortemente evocative, tratta una tematica esistenziale che da intima e privata si fa universale. Gli interrogativi che l’autrice si pone, infatti, sono quelli che chiunque di noi dovrebbe farsi, cercando risposte vere e profonde, che non siano banali, o peggio, di puro comodo.
La poesia, come spesso accade con Szymborska, pretende di essere un insegnamento che ci spinge alla riflessione verso aspetti, azioni e cose a cui spesso non prestiamo la giusta attenzione.
Siamo sempre pronti a giudicare gli altri, a criticare chi neppure conosciamo bene, ma siamo altrettanto rigidi ed esigenti con noi stessi? Se lo chiede Wislawa Szymborska, sinceramente e con un certo puntiglio, e conclude che no, difficilmente mettiamo in discussione i nostri comportamenti e le nostre scelte, anche se siamo tanto ligi e pronti a farlo con quelle degli altri. E così, con estrema franchezza, la poetessa riconosce i propri limiti, ammettendo colpe, errori e mancanze che riguardano il bagaglio personale di tutti, nessuno escluso.
Se si tiene bene a mente questo assunto incontrovertibile, si impara a mettersi nei panni degli altri e a comprenderli meglio, gettando le basi per una società migliore, più empatica e altruista.
I rapporti impersonali e l’attenzione all’altro
L’incipit di Domande poste a me stessa è già di per sé una dichiarazione di intenti.
Qual è il contenuto del sorriso / e d’una stretta di mano?
si chiede l’autrice? Si tratta di convenevoli che utilizziamo quotidianamente, forme di saluto che hanno a che vedere con le basi stesse della nostra educazione, ma quante volte a essi corrisponde il contenuto che dovrebbero possedere? Quante volte, invece, ripetiamo tali gesti in modo meccanico, ripetitivo e senza accompagnarli con la dovuta sincerità di sentimenti?
La poetessa polacca ci ricorda che purtroppo spesso i rapporti interpersonali si basano sulla mera apparenza, in quanto si tende a giudicare l’esteriorità, non solo perché questa è, probabilmente, la nostra indole, ma anche perché mancano il desiderio e la volontà di conoscere veramente chi abbiamo di fronte. Al contrario, dovremmo imparare a leggere la vita come si fa con un libro: non fermarsi alla copertina ma analizzarlo parola per parola per coglierne il contenuto e il suo significato.
Attraverso una metafora di grande efficacia, l’artista polacca ci rammenta che, sbagliando, siamo soliti apprezzare le cose solo quando le perdiamo.
Il bicchiere era sul tavolo / e nessuno lo ha notato / finché non è caduto / per un gesto distratto
è una bellissima immagine che vuole essere un monito al lettore: quante volte ci accorgiamo dell’importanza di qualcosa (e di qualcuno) solo quando essa, per un motivo o per un altro, viene a mancarci?
Ricordiamoci che imparare a godere del presente, apprezzando fino in fondo ciò che si ha, è il primo e più intelligente passo per affrontare la vita come si deve.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Domande poste a me stessa”: la poesia di Wislawa Szymborska sull’importanza e i giudizi che attribuiamo agli altri
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