

Come si viaggiava prima dell’avvento di internet e delle sue recensioni più o meno affidabili, prima delle agenzie e delle mappe virtuali? Pericolosamente, di certo. A offrirci un assaggio dell’esperienza è niente meno che Charles Dickens, osservatore meticoloso e fonte inesauribile di conoscenza.
Il più celebre scrittore britannico racconta a sorpresa la figura e il ruolo dell’uomo che lo accompagna durante la permanenza nel nostro paese, nel 1845: antenato dei moderni tour operator, è un baedeker in carne ed ossa, meno poetico ma dotato di maggiore concretezza delle famose guide spesso utilizzate dagli stranieri. Conosce locande e alberghi, risolve problemi e difficoltà, allevia disagi, si fa carico di proteste e discussioni. Fino a diventare uno di famiglia.
Il viaggio di Dickens in Italia
Ne viene fuori un racconto nel racconto, un’istantanea di quel quadro ben più vasto che è l’avventura italiana del romanziere inglese. Il tema è attuale, specie nella contemporanea corsa alla valorizzazione e alla tutela di tesori artistici e paesaggistici del nostro paese: un patrimonio che fa del turismo una vera e propria industria, organizzata e capillare, ma spesso un po’ impersonale.
Non è sempre stato così. A inizio 1845, Charles Dickens è stabilmente sistemato in Italia da qualche mese. Ha 33 anni e cinque figli: i debiti, la mancanza di ispirazione e il bisogno di cambiare aria lo portano dall’Inghilterra al Bel Paese. Invece di una breve visita, in linea con le abitudini dei conterranei, opta per dodici mesi di permanenza con tutta la famiglia al seguito. Genova si rivela il luogo ideale per prendere casa.


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Dal capoluogo ligure inizia una serie di scorribande in giro per città e musei: Bologna, Verona, Milano, Pisa, Siena, Roma, Napoli, Firenze. Nelle Impressioni italiane (Robin, 2005, trad. di C.M. Messina) descrive curiosità, paesaggi, spiritualità, arte, condizioni di vita, senza risparmiare inconvenienti e disavventure raccontate con impareggiabile ironia. E rende un’involontaria testimonianza degli albori del turismo organizzato: ha preso qualche lezione di italiano, ma la sua conoscenza della lingua non gli pare adeguata. Così, come molti connazionali, decide di servirsi di un professionista per destreggiarsi in terre sconosciute.
È un fatto tutt’altro che insolito per l’epoca. Le famiglie dei viaggiatori hanno una guida nei vari paesi che visitano, qualcuno che fa loro da interprete, sceglie l’albergo, paga, ordina i cavalli. Questa specie di maggiordomo di viaggio si chiama corriere di famiglia.
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Chi è Louis Roche, il “migliore dei servitori” di Dickens
L’uomo di Dickens ha un nome: Louis Roche. Originario di Avignone, è il Cicerone ideale e l’autore di Oliver Twist lo ammira tanto profondamente da dedicargli pagine intere dei suoi diari, garantendogli notorietà anche a distanza di quasi due secoli e riscattandolo dall’anonimato che condividono i suoi colleghi.
Il corriere compare fin dai primi giorni di viaggio: è “il migliore dei servitori e il più beato fra tutti gli uomini”, tanto da essere scambiato per il capo famiglia, come osserva un Dickens divertito:
Giacchè, per dire il vero, aveva un aspetto molto più patriarcale di me; di me che, eclissato dalla sua maestosa persona, ero ridotto al punto da non contare più nulla agli occhi della gente.
Un po’ tour operator, un po’ tuttofare, alla bisogna diventa valletto personale del suo datore di lavoro, tanto da essere scambiato per uno dei servitori di famiglia. Ma Roche è molto di più.
E dà prova di sé già sul suolo francese, durante il lungo itinerario di avvicinamento al confine italiano. La sosta all’Hotel dello Scudo d’oro, lungo la strada per Lione, è un perfetto esempio del suo modus operandi basato sulla notorietà acquisita da anni di frequentazioni:
L’albergatrice lo adora, la femme de chambre lo benedice, il garçon lo venera: il corriere domanda se sono state ricevute le sue lettere.
E l’albergatore:
Pel mio bravo corriere sempre le più belle camere! L’appartamento di gala quando viene il mio corriere. Tutta la casa è a disposizione del migliore dei miei amici.
Lui controlla le stanze, il pranzo, il vino. Alla partenza mette in scena il secondo atto: controllato l’imbarco di tutti i bagagli, è tempo di contrattare con il locandiere.
Il bravo Corriere mette il dito su certe cifre segnate nel conto, e gli dichiara che se non le vuole modificare, d’ora innanzi e per sempre l’Albergo dello scudo d’oro non sarà altro per lui che un Albergo dello scudo di rame.
E ottiene lo sconto.
Dickens e Roche in giro per l’Europa


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L’avventura di Dickens e Roche non finisce con il viaggio in Italia. Lucinda Hawksley, scrittrice e pronipote del romanziere, nel libro intitolato Dickens and Travel. The start of modern travel writing (edito da Pen&Sword History nel 2022) apre al pubblico le porte dell’epistolario di famiglia. E ci consente di conoscere il seguito della storia.
In procinto di tornare a Londra, Dickens scrive a Thomas Mitton:
Roche è il mio braccio destro. Non esiste una persona come lui.
E poi:
Il coraggioso Corriere continua a dimostrarsi un prodigio. Tira fuori dai bagagli i miei abiti ad ogni locanda come se dovessi fermarmi per dodici mesi; mi sveglia per tempo ogni mattina; ravviva il fuoco prima che io mi alzi; si procura pollame arrosto e lo propone in carrozza spesso in luoghi sperduti, nei momenti di maggior appetito; è impareggiabile.
Quando in seguito Dickens si troverà a viaggiare per l’Europa non mancherà mai di consultarlo. E nel 1846 per il viaggio in Svizzera si assicura la sua disponibilità come accompagnatore. Di più: quando Roche visita l’Inghilterra, sarà accolto in casa Dickens e, durante la malattia contratta proprio in Gran Bretagna, sarà lo scrittore a procurargli la necessaria assistenza medica in ospedale.
Con la morte prematura di Louis nel 1849, il romanziere perde il suo “più fedele, affezionato, e devoto collaboratore”. Ma non lo dimentica. Un anno dopo, in una lettera ad un corrispondente sconosciuto, scriverà:
Signora … posso caldamente raccomandarvi Roche. È il fratello di un mio agente di viaggio deceduto per il quale avevo una grande considerazione e affetto. È stato a casa mia per alcuni mesi - è scaltro e intelligente – conosce la Francia, l’Italia molto bene – ed è assolutamente onesto, zelante, e di buon carattere. Sono convinto che troverete in lui ogni cosa che desiderate; e se io dovessi andare all’estero domani, lo prenderei con me.
Quella che si dice una recensione a cinque stelle.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La storia di Louis Roche, l’agente di viaggio di Dickens in giro per l’Europa
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Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri Charles Dickens
L’articolo è interessantissimo, il mio soggetto preferito . Trovo strano che venga pubblicizzato un libro scritto in inglese, e in italiano? Io colleziono libro di viaggi in Italia.