

Le parole scritte, dette o solo immaginate vanno salvate. In una lingua che cambia di pari passo con le trasformazioni sociali, molte sono a rischio scomparsa, abbandono, disuso. A conservarle provvede l’associazione culturale Compagne di Banco, creata da Elena e Chiara che nella stessa classe del Liceo Alfieri di Torino ci sono state davvero negli anni ’90. Insieme hanno deciso di lanciare una campagna, intitolata Le parole tra noi da salvare.
Dopo la tappa al Salone del Libro, il progetto prosegue tra le strade del capoluogo piemontese, dove le buche per le lettere accolgono i suggerimenti dei cittadini, in una sorta di granaio culturale condiviso in continua espansione.
Un vocabolario emozionale scritto a mano
Tutto è partito dall’appello rivolto agli amici del mondo reale e virtuale. Obiettivo? Raccogliere e conservare le parole che non devono finire nei magazzini della memoria o in pasto ai revisionismi. Vocaboli vecchi e nuovi del lessico familiare, del mondo di ciascuno, usate o abusate, originali o comuni. Unica regola: prendere carta e penna e dare sfogo alla creatività. Mettendo al bando, almeno per questa occasione, il mondo digitale.
Si torna così ai bigliettini scritti a mano con calligrafie diverse. Compilati di fretta o con cura, dopo quella che immaginiamo un’attenta riflessione. C’è chi lascia un verbo o un aggettivo. Chi segna un pensiero, un’emozione, un sentimento o un desiderio. La collezione cresce.
Qualcuno sceglie vocaboli che sono anche regole di vita: coerenza, intelligenza e rispetto. O aggettivi e sostantivi poco usati come sussiegoso e manfrine. E poi: gentilezza, lentezza, conforto, ma anche autoironia.
La Biblioteca condivisa e diffusa
Piano piano si delinea un vocabolario emozionale, quasi affettivo. Scritto a più mani da intellettuali, professionisti della comunicazione e semplici cittadini. I bigliettini vengono raccolti durante gli incontri o gli eventi culturali promossi dall’associazione, ma per partecipare alla raccolta è possibile inserirli nelle cassette delle lettere apposite, sistemate in vari punti della città. Prima fra tutte quella sulla porta d’ingresso del villino Caprifoglio, alle porte del parco del Valentino, polmone verde della città, trasformato in luogo di inclusione e integrazione sociale grazie al progetto Campo Base gestito da 1Caffè Onlus.
Qui è nata anche la Biblioteca condivisa e diffusa, perché oltre alle parole anche i libri vanno salvati. Le Compagne di banco così hanno dato vita a una raccolta di volumi provenienti da donazioni e sottratti al macero e all’abbandono. Libri liberi che possono essere letti, consultati o anche portati casa da chi li ama. Senza vincoli. Perché?
Perché chi desidera lasciar andare i suoi libri sappia che ci sono della case che li possono accogliere. E per costruire un meccanismo di scambio, condivisione, incontro e libera circolazione.
Un modo, soprattutto per i più giovani, per uscire dal mondo digitale e costruire spazi e tempi di incontri fatti di parole, libri, silenzio.
E le Compagne di banco promettono che il progetto crescerà: prossime tappe a Mirafiori, sempre a Torino, e nelle biblioteche scolastiche dove, in fondo, tutto è nato, anche l’amicizia delle due protagoniste. E presto, si spera, nelle biblioteche di tutta Italia.
Per partecipare o chiedere informazioni: [email protected].
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Compagne di Banco”, l’associazione torinese che salva libri e parole
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