Come il cervello crea la nostra coscienza
- Autore: Anil Seth
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2023
Anil Seth, professore di Neuroscienze cognitive e computazionali presso l’Università del Sussex, usa un’espressione semplice (“una scienza della coscienza”), per indicare il campo di un lavoro (quello nel quale egli stesso è impegnato da una vita) che assorbe l’interesse di molti, compreso chi scrive: a maggior ragione in tempi – peraltro solo sorgivi – di cosiddetta intelligenza artificiale, la ricerca nell’ambito delle neuroscienze appare ricca di interesse.
Un sapere che però – è lo stesso ricercatore ad avvertirlo in apertura del suo ultimo libro, Come il cervello crea la nostra coscienza (Raffaello Cortina, 2023, traduzione di Sara Parmigiani) - non sembra poter approdare a definizioni conclusive (almeno, non in tempi rapidi), ma che rappresenta un campo di suggestioni assai seducente per chiunque sia interessato non solo a quel singolare animale che è l’uomo ma anche alle differenze e ai punti di contatto con altre specie.
Non per caso uno dei capitoli del libro affronta un tema assai in auge di questi tempi, quello della coscienza di altri animali, superbamente affrontato da studiosi quali Peter Godfrey-Smith, col suo notissimo lavoro sui polpi (da cui emerge che l’assenza di una mente per come noi la concepiamo non impedisce a molte specie di “sentire” grazie a “sistemi neurali diffusi”), o Carl Safina, o il nostro Giorgio Vallortigara – i loro libri sono usciti nella bella collana Adelphi “Animalia”, mentre Cortina, l’editore italiano di Seth, è da sempre in prima fila sull’argomento (ricorderei fra i titoli recenti almeno il lavoro di Christoph Koch, cui guarda con interesse Seth, per la Teoria dell’Informazione Integrata presa a prestito dalle ricerche di Giulio Tononi).
Torniamo ad Anil Seth: il cervello, primo mito da sfatare, non ha niente a che fare con un computer, è una macchina chimica e insieme una rete elettrica; secondo, il cervello e la mente costituiscono un sistema integrato (a parte la lezione fondamentale e specifica di Tononi, suggerirei di tornare ai libri di Antonio Damasio che smontavano il dualismo cartesiano). Ed è nel cervello che secondo Seth va cercata l’origine della coscienza, prova ne sia che la sua attività cessa del tutto nell’anestesia totale.
Seth, che lavora sia sulla possibilità di misurare la coscienza che sulla natura del suo contenuto, intende le neuroscienze come una potenziale quarta ferita subita dalla percezione umana di sé da aggiungere alla tre ferite canoniche elencate da Freud.
Aiuta un approccio fenomenologico (fisicalista, precisa Seth): ciò che si sente non dipende dall’intelligenza o dal linguaggio ma dal processo di un’entità materiale:
L’universo è fatto di entità fisiche e la coscienza emerge da particolati composizioni di tali entità.
Ne deriva che la coscienza, tutt’altro che separata dalla natura ma sua parte integrante, elabori quelle che lo studioso chiama ‘’allucinazioni controllate’’, un sistema necessitato da ragioni di mera sopravvivenza, guidato dal cervello. Prediciamo il mondo per poterlo abitare, in un certo senso lo creiamo prima che esso esista: ciò avviene attraverso processi biologici – impossibili probabilmente nell’intelligenza artificiale (Seth contrappone la “mente meccanica” dell’AI alla “macchina bestiale” fatta di carne).
Costrutti attivi del cervello, esperienze che non possono non essere soggettive al punto da fabbricare mondi differenti, le “allucinazioni controllate” si sono perfezionate nel tempo, inglobando la stessa percezione di sé, della propria interiorità.
Il termine “allucinazione” paga un debito con le esperienze psichedeliche di Albert Hofmann ma procede naturalmente in un’altra direzione, quella di una “macchina predittiva” che sostanzialmente elabora la migliore delle ipotesi possibili per decifrare l’esperienza che facciamo del mondo, sulle orme dellinferenza alla migliore spiegazione” concepita dal reverendo settecentesco Thomas Bayes.
La ricerca stessa potrebbe suggerire che tutta la macchina della coscienza funzioni in vista di uno scopo adattivo, utilitaristico, Come si vede, la ricerca di Seth, e non potrebbe essere altrimenti, non solo è in fieri ma contempla il confronto serrato con teorie diverse (passate debitamente in rassegna).
Peraltro, e non è una verifica da poco, senza nulla togliere al rigore della divulgazione Seth ha tentato di salvaguardare nel miglior modo possibile le ragioni della leggibilità per un pubblico di non specialisti.
Come il cervello crea la nostra coscienza
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