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Storia della letteratura

Com’è bella la luna di dicembre: la poesia di Sandro Penna sulla fine dell’anno

La sottile malinconia che pervade il mese di dicembre è resa benissimo in una poesia di Sandro Penna. Nella brevissima, quasi epigrafica, “Com'è bella la luna di dicembre” il poeta coglie l'essenza dell'ultimo mese dell'anno. Scopriamone testo, analisi e commento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 16-12-2022
Com'è bella la luna di dicembre: la poesia di Sandro Penna sulla fine dell'anno

La luna è una figura ricorrente nelle poesie di Sandro Penna: le liriche dedicate alla regina della notte sono innumerevoli e ciascuna sembra cogliere un passaggio cruciale nella vita del poeta, scandire il tempo determinato dal susseguirsi delle stagioni. La luna si nasconde e poi riappare sopra il capo stanco dell’uomo e ogni volta sembra portare con sé un messaggio, una precisa lezione esistenziale.

La luna di dicembre è protagonista di una delle poesie più belle di Sandro Penna, capace di esprimere la quieta malinconia che pervade l’ultimo mese dell’anno.
Il bagliore latteo della luna sembra emanare una luce rasserenante che si riverbera, a sua volta, anche sul lettore. Nelle poche righe di un testo quasi epigrafico Sandro Penna ci consegna l’immagine perfetta dell’anno che volge al termine: restituendoci il prodigio di qualcosa che si compie e, al contempo, la promessa impalpabile e quasi assolutoria di un nuovo inizio.

La lirica Com’è bella la luna di dicembre è contenuta nella raccolta Poesie (1973) edita da Garzanti.
Scopriamone testo, analisi e commento.

La luna di dicembre di Sandro Penna: testo

Come è bella la luna di dicembre
che guarda calma tramontare l’anno.
Mentre i treni si affannano si affannano
a quei fuochi stranissimi ella sorride.

La luna di dicembre di Sandro Penna: analisi e commento

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La luna di dicembre di Sandro Penna è una presenza: il poeta sembra personificarla in una creatura estraniata dal circostante, in un essere quasi divino. La luna di Sandro Penna ha uno sguardo preciso, che ci restituisce la benevolenza degli occhi materni e anche la saggezza arcaica di un sapere che deriva dall’esperienza della vita, dagli affanni e dal lavoro manuale come quello di una vecchia nonna.

La luna di dicembre è infatti racchiusa in un unico aggettivo: “calma”, che sembra rifletterne la luce lattea, bianca e opalescente. La sua bellezza è data dalla sua serenità, che la rende eterea e quasi intoccabile, un essere superiore.
Brilla nel freddo della notte, insensibile al ghiaccio e al gelo che sembra congelare la terra in una sfera di vetro. Diventa così un riflesso del tempo che scorre: la fine dell’anno è un compimento, un prodigio annunciato che porta con sé la promessa ciclica di un nuovo inizio. La luna di dicembre compie un’azione precisa: “sorride”, il riso nella mitologia classica è un dono degli Dei, un’esclusiva prerogativa divina.
Solo le divinità infatti possono sorridere, poiché vivono nel pieno della grazia: un antico proverbio ebraico recita “L’uomo pensa, Dio ride”. Lo stesso afflato spirituale pervade, ad esempio, I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese che risentono della tradizione classica: nei dialoghi gli Dei sorridono perché sono immortali. Il sorriso è prerogativa divina perché racchiude la consapevolezza del destino e la superiorità nei confronti di sentimenti e passioni.

La luna è superiore agli affanni e alle debolezze umane che nella lirica di Sandro Penna sono espresse attraverso una metafora: le angosce e gli affanni degli uomini sono simili al fumo dei treni a vapore che si condensa nell’aria e pian piano svanisce. La luna sorride guardando quei “fuochi stranissimi” poiché è consapevole che panta rei, “tutto scorre”. C’è l’autentico sentimento del tempo racchiuso in quel suo sorriso e, in nuce, anche l’essenza della vita intesa come entità, spirito vitale, che costantemente si ripete e ritorna, ed è ben più infinita dell’uomo.

La poesia di Sandro Penna è senza rime, ma possiede un ritmo melodioso, basato sulle frequenti allitterazioni: la ripetizione di una consonante liquida come la “l” riesce a dare alla poesia il suono dolce di una ninnananna. Forse lo è davvero.
Possiamo leggere Com’è bella la luna di dicembre come una poesia della buonanotte, che ci accompagna verso la fine dell’anno in corso con la promessa rasserenante di una assoluzione: sembra dire a ciascuno di noi, “L’anno è finito, adesso riposa”, come una madre che dà al figlio il bacio prima di dormire invitandolo a fare bei sogni. Questo è il sentimento che in fondo tutti noi ricerchiamo nel mese di dicembre, l’accoglienza calorosa del Natale, la certezza luminosa dell’anno che verrà.

In una poesia brevissima Sandro Penna è riuscito a condensare l’emozione e la malinconia, la fine e il principio.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Com’è bella la luna di dicembre: la poesia di Sandro Penna sulla fine dell’anno

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