

In Veneto, quando salta la corrente e si resta senza elettricità in casa si usa dire Xe saltà i tappi, cioè Sono saltati i tappi, un’espressione comunemente impiegata anche nell’italiano regionale di questa parte della Penisola. Ma quali sono le origini di questa frase?
“Sono saltati i tappi”: la spiegazione degli elettricisti
Per scoprirlo, è stato necessario innanzitutto compiere una piccola indagine tra gli elettricisti, da cui sono emerse risposte differenti. Un primo intervistato ha riferito:
Sono saltati i tappi era il modo di dire ’sono saltati i fusibili’, quando le protezioni ai circuiti elettrici erano poste in capsule E 27 nella parte superiore con un filo di piombo di sezione diversa (6- 10- 15 A) tra due viti. Poi sono arrivati i magnetotermici...
E un secondo professionista ha confermato:
Sono saltati i tappi significava che erano saltati i fusibili, e presumo si chiamassero così per via dei portafasubili che erano circolari e abbastanza vistosi.
Ricordando i vecchi fusibili "a tappo", un terzo elettricista ha condiviso la seguente fotografia.

Ancora riguardo i "tappi saltai" ("i tappi saltati"), c’è anche chi ha formulato una sua spiegazione direttamente in veneto:
Frase che gh’o sentio spesso! ’Na volta (prima deła guera) i fusibiłi de sicuressa in casa i jera sarà su inte’ na scatołeta de ceramica e i jera fissà sul cuercio, anca łu de ceramica. Co ghe jera un stracarico, sto fiłeto de rame tacà al tapo el saltava e, sicome che fassilmente i jera do, uno par fase, i podeva saltare tuti do. Pitosto che dire: "Że saltà i fusibiłi tacà ai tapi", jera pi’ svelto dire: "Że saltà i tapi". Interpretassion personałe par mi ’racuanto verosimiłe.
([’Sono saltati i tappi’] è una frase che ho sentito spesso! Una volta (prima della guerra) i fusibili di sicurezza in casa erano chiusi dentro una scatoletta di ceramica ed erano fissati sul coperchio, anch’esso di ceramica. Quando c’era un sovraccarico, questo filetto di rame attaccato al tappo saltava e, poiché spesso erano due, uno per fase, potevano saltare entrambi. Anziché dire: ’Sono saltati i fusibili attaccati ai tappi’ era più rapido dire: ’Sono saltati i tappi’. Interpretazione personale, ma per me assai verisimile.)
“Sono saltati i tappi” nella stampa e in letteratura
Come detto, l’espressione idiomatica è presente anche nell’italiano regionale veneto.
Il 14 dicembre 2015 su “Il Gazzettino”, celebre quotidiano del Veneto, è stato pubblicato un articolo intitolato: “Sono saltati i ’tappi’ e il tram è andato in tilt”, nel cui testo si legge:
Sono saltati i "tappi" e il tram è andato in tilt. Ma va? E dove sta la novità? Questa volta è successo quel che accade spesso in casa, quando va via la corrente e poi ritorna e si verifica uno sbalzo di tensione che manda a ramengo la lavastoviglie o qualche altro elettrodomestico.


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Anche Gianni Ruzzante, un narratore di Monselice (Padova), nel suo racconto lungo Il canto della cicala, edito da Lampi di stampa nel 2010, scrive:
Scendendo in cantina, giusto qualche ora dopo, come aveva provato ad accendere la luce, c’era stata una fiammata ed erano saltati i tappi.


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Proseguendo a ritroso nel tempo, il giornalista Nantas Salvalaggio (1923-2009) nel suo romanzo Rio dei pensieri (1980), di cui citiamo l’edizione Mondadori del 1983, scrisse:
Il fatto che l’Ernesto fosse riuscito a salvare la famiglia dalla burrasca, senza un ferito o morto annegato, irrobustì il suo prestigio di nostromo da laguna in quel quartiere di povera gente antisportiva, dove la maggioranza sarebbe annegata nel mastello.
Ma mio padre aveva avuto altre occasioni per farsi notare. A parte la cospicua statura di uno e novantatré coi tacchi, che ne avrebbe fatto un centravanti di basket; a parte l’elegante vestito di vigogna, le scarpe di vero cuoio e la stilografica di similoro, l’Ernesto era anche l’unico elettrotecnico in un raggio di chilometri. I miei compagni lo chiamavano il mago, perché con un filo di rame e due centimetri di nastro isolante, ridava la luce alle case. Anche di sera tardi, i vicini venivano a scocciarlo, chi per i tappi della luce che erano saltati, chi per la resistenza del ferro da stiro.
Sembrerebbe che fuori dal Veneto, discorrendo di sbalzi di corrente, non si parli di tappi che saltano. L’autore di questo articolo non ha reperito altre attestazioni letterarie dei "tappi saltati", ma tutti e tre i casi menzionati sono di area veneta (e non troppo "antichi"), e ciò parrebbe dovrebbe confermare l’origine geografica dell’espressione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sono saltati i tappi”: origine e significato di un modo di dire veneto
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