

Charles Bukowski. La scrittura che esplode dal basso: l’America e il suo ubriacone
- Autore: Francesco Amoruso
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
"Bukowski è la strada, dunque; è quello stesso Chinaski che gironzola nei suoi libri, tra migliaia di lavori e donne intinte di follia; è il cittadino medio che porta in giro, nelle sue tasche vuote e sul suo volto sofferente, la sua sciagura di uomo moderno, privato delle radici e illuso dal futuro".
Questa bella descrizione è contenuta in un saggio tanto agevole quanto appassionato dal titolo Charles Bukowski. La scrittura che esplode dal basso: l’America e il suo ubriacone, di Francesco Amoruso, pubblicato da Il Terebinto Edizioni (2020), e non potevano essere spese parole migliori.
Non si tratta solo di una biografia, ma è un’analisi ragionata del personaggio e delle sue opere, dedicata tra l’altro allo stesso scrittore, allo scopo, dichiarato, di sfatare alcuni luoghi comuni che lo riguardano. Una guida che scova i sottili legami tra l’uomo-Bukowski e la sua narrativa, sia in prosa che in versi. Dimostrando, oltretutto, che queste due forme non sono inconciliabili. Una narrazione che trova l’anima nell’esistenza dissoluta del suo artefice.
Infatti, se c’è un artista che è stato troppo spesso visto nel modo sbagliato dal grande pubblico per lo stile di vita, al quale si aggiungono un volto segnato da una brutta acne giovanile e un aspetto dimesso che non lo hanno certo aiutato, è sicuramente lui. Statunitense di Los Angeles, di origini polacco-tedesche, nato nel 1920 da una famiglia moralista che avrebbe voluto più di quanto avesse nella realtà, cresce isolato dagli altri bambini. Un padre violento e una madre succube, il piccolo Henry, questo il suo vero nome, detto Hank, anziché giocare falciava il prato di casa. Cresce nell’infelicità e nella mancanza d’affetto, e più sente la mancanza d’affetto e più si trascura. Un circolo vizioso che lo segnerà per sempre, ma che costituirà anche la sua fortuna letteraria.
Il processo di scrittura inizia quasi per caso andando nella biblioteca pubblica della sua città. Va alla ricerca di libri che lo aiutino a “rialzarsi”, diventando di fatto un intellettuale che “si propone di dire la verità al potere”, per usare le parole del docente e critico Edward Said. Legge D.H. Lawrence, Turgenev, Hemingway e John Fante. Quest’ultimo è il suo Dio, il suo maestro; vi si riconosce perché è un emarginato come lui. Narrativamente parlando gli rimprovera però la poca follia, l’essere moderato, forse troppo cattolico. E poi c’è l’amore per Céline. In una memorabile intervista di Fernanda Pivano nel 1980 poi trasferita nel libro Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle, traduttrice di tanti capolavori americani, alla domanda “Che messaggio vuole mandare agli italiani”, risponde: “Non urlate. E leggete Céline”.
Molto stimolante e ricca di spunti di riflessione per il lettore la comparazione che fa Amoruso tra Bukowski e Pasolini. Se molti sono gli elementi in comune, altrettante le differenze:
"Perché entrambi raschiano e rischiano nelle profondità dell’anima di un popolo, quello del dopo guerra, ne mostrano la ferocia, l’umanità, quella sola, isolata e che annega nel fiume scrosciante dell’omologazione moderna: uomini così uguali agli altri ma al contempo così soli.
L’uno scolpisce nel e col romanesco, l’altro mescola slang, volgarismi e volgarità, ma l’esisto è lo stesso: vivisezionare l’animo dell’uomo, così com’è, oltre il perbenismo e la cecità dello Stato."
Ma non solo. Negli anni c’è chi lo ha accostato alla disperazione e alle conseguenti belle speranze post-Seconda Guerra Mondiale della Lost generation e chi, invece, alla voglia di ribellione della Beat generation.
Chinaski (questo il suo alter ego letterario) ha trovato una gloria anche attraverso il cinema e in diverse forme ed espressioni, tra attori e registi eterogenei. Uno dei suoi romanzi, Hollywood, Hollywood! è il resoconto romanzato delle disavventure che ebbe durante la realizzazione del film Barfly (letteralmente “mosca di bar”) di cui aveva firmato anche la sceneggiatura. Film che “lo apre al mondo”. L’interpretazione spetta a un somigliante Mickey Rourke, voluto proprio dallo scrittore che lo preferì a Sean Peann, che per lui avrebbe recitato gratuitamente.
Comunque, è facile immaginare che il dorato mondo hollywoodiano è per Bukowski popolato da gente ostile e arrivista peggio della letteratura d’élite.
Quanto al nostro Paese, gli diede il volto Ben Gazzara in Storie di ordinaria follia di Marco Ferreri, vincitore nel 1982 del David Donatello come miglior regista e migliore sceneggiatura.
Come si può intuire sono molteplici e variegate le curiosità svelate in Charles Bukowski. La scrittura che esplode dal basso: l’America e il suo ubriacone, un libro sicuramente perfetto per chi ama Bukowski. Ma se ne consiglia la lettura anche a chi lo cita solamente (è difatti uno degli autori più in voga sui Social) e vorrebbe conoscerlo meglio.

CHARLES BUKOWSKI: La scrittura che esplode dal basso: l’America e il suo ubriacone
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Charles Bukowski. La scrittura che esplode dal basso: l’America e il suo ubriacone
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