Centomilioni di Marta Cai

Teresa, quarantasette anni, insegnante di lingue in una scuola per recupero di anni scolastici, vive in una bolla: figlia unica in una famiglia che la soffoca manca di tutte quelle piccole esperienze che le potrebbero dare autonomia, che la possano far sentire viva.

È alla ricerca di una via di fuga e ha l’illusione di trovarla in Alessandro, un suo ex studente. Alessandro è un ragazzo molto più giovane di Teresa che vede in quella donna la possibilità di un cambiamento in una vita che gli va stretta. Le modalità di rivalsa nei confronti della vita e della propria famiglia che entrambi vogliono non coincidono da un punto di vista dei sentimenti che provano.

Dove vivono Teresa ed Alessandro? In una località, in una cittadina ne grande ne piccola, ne nota ne ignota.

Grande spazio viene dato alla descrizione di cibi e della casa in cui vive Teresa: la loro narrazione, però, non ci regala convivialità e amore familiare, ma freddezza e rigore di un susseguirsi di settimane in cui i cibi sono sempre gli stessi e in cui negli anni gli ambienti restano congelati come dentro una fotografia.
Proprio come Teresa anche la città in cui vive è schiacciata da una routine monotona ed avvilente, dove i suoi abitanti sono etichettati in maniera indelebile.
Può un’altra persona regalarci la libertà quando non sappiamo noi per primi cosa siamo e cosa vogliamo? Ci sono molti momenti nella storia in cui sarebbe bastato poco a Teresa per uscire dallo stallo della sua vita, ci ha provato ma senza la convinzione necessaria.

Queste sono le sensazioni che mi sono rimaste dopo la lettura di Centomilioni di Marta Cai, edito da Einaudi e tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2023. L’autrice è nata a Canelli nel 1980 e vive da qualche anno in Brasile. Centomilioni è il suo primo romanzo.
La penna di Marta Cai ci regala una storia asciutta, senza fronzoli né abbellimenti stilistici che non ha paura di destabilizzare il lettore.