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Bruno Schulz: il linguaggio inconscio tra neuroscienze e letteratura

Il potenziale immaginifico riscoperto attraverso lo stile linguistico e fantasioso di Bruno Schulz, il visionario scrittore e disegnatore polacco morto nel 1942 per mano della Gestapo.

Cristi Marcì
Cristi Marcì Pubblicato il 18-02-2023
Bruno Schulz: il linguaggio inconscio tra neuroscienze e letteratura

Conosciuto quale grande maestro della letteratura polacca e vissuto durante la Seconda guerra mondiale, Bruno Schulz rappresenta uno dei massimi esempi di come la letteratura e il suo linguaggio analogico siano capaci di riscattare quella banalità della vita quotidiana, attraverso due potenti strumenti: quello dell’immaginazione e del linguaggio illustrato.

Bruno Schulz tra neuroscienze e letteratura

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Ampiamente descritto dall’autore israeliano David Grossman nel libro Vedi alla voce amore, l’autore polacco Bruno Schulz, per chi non lo conoscesse, si conferma vero e proprio visionario, abile disegnatore e artista fantasioso in grado di catapultare il lettore in una dimensione mitologica.
Se Hillman la descrive quale predisposizione del nostro linguaggio inconscio, pronto a farci riscoprire le nostre radici più arcaiche, viceversa Pasolini ne Gli scritti corsari (1975) definisce una dimensione “linguisticamente meravigliosa”.

Le opere di Schulz, dunque, esprimono quello stile, nonché quelle trame fantasiose e visionarie, che se lette al giorno d’oggi valorizzerebbero quel linguaggio antico, a volte così difficile da decifrare, ma al contempo ricco di tracce analogiche, dalle quali attingere nuove chiavi di lettura (Grossman, D., 2022), (Hillman, J., 2019).

A testimonianza del suo complesso stile narrativo ed espositivo, in una delle sue opere dal titolo Le botteghe color cannella, Schulz mette in campo tante trame quante sono le possibilità di immaginarle che, se in un primo istante vogliono sconvolgere il lettore, tuttavia offrono la possibilità di scoprire quella dimensione inconscia e metaforica, grazie alle quali riconnetterci con una purezza e un’autenticità, che la psicobiologia circoscrive all’emisfero destro.

Recensione del libro

Le botteghe color cannella
di Bruno Schulz

Quest’ultimo distretto cerebrale, mostrando infatti una maturazione più precoce rispetto a quello sinistro, secondo il contributo del neuropsicologo Don Tucker, risulta maggiormente specializzato per quanto concerne la comunicazione emotiva. Rispetto alla quale i canali non verbali risultano essere più privilegiati, suggerendo così un dominio della mente che si avvicina all“’inconscio psicoanalitico” (Tucker, D, M., Moller, L., 2007)

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Volendo approfondire più nel dettaglio il contributo dell’autore polacco, i versi e le illustrazioni riportati nella sua opera fungono da ponte fra la dimensione razionale e quella inconscia, rispetto alle quali le neuroscienze descrivono l’emisfero destro quale lente in grado di dar voce a quel linguaggio autentico e imprevedibile, che l’inconscio stesso non tarda a trasformare in immagini e simboli, pronti a prendere vita sotto forma di nuove parole.
Parole che se in un primo momento sembrano farci perdere l’orientamento, passo dopo passo riflettono la testimonianza di una presenza pronta a esprimersi in tutte le sue forme.

Riferimenti bibliografici

  • Grossman, D., 2022, Vedi alla voce amore, Oscar Mondadori, 2022, trad. di Gaio Sciloni.
  • Hillman, J., 2019, Re-visione della psicologia, Adelphi Editore, 2019, Torino
  • Schulz, B., 2019, Le botteghe colore cannella, Einaudi Editore, 2019, Torino
  • Pasolini, P, P., 1975, Scritti corsari, Bompiani Editori, 1975, Torino
  • Tucker, D, M., Moller, L., (2007), The metamorphosis. Individuation of the adolescence brain. In Romer, D., Walker, E, F., “Adolescent Psychopathology and the developing brain: Integrating brain and prevention Science”. Oxford University Press, pp. 85-102.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Bruno Schulz: il linguaggio inconscio tra neuroscienze e letteratura

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