Bene e male sottosopra. La rivoluzione delle filosofe
- Autore: Annarosa Buttarelli
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Tlon
- Anno di pubblicazione: 2023
Chi scrive pensa non sia un caso che questo libro, importante e colto, arrivi dopo episodi di femminicidio efferato di queste ultime settimane.
Ma quello che spaventa è che alcuni libri sulla cosiddetta “condizione femminile” attraversano questo millennio e tutto il Novecento europeo, perlopiù. E le basi di un saggio di questa portata, di media difficoltà se già si conoscono le filosofe con i loro libri più importanti, è scritto da Annarosa Buttarelli con il titolo Bene e male sottosopra. La rivoluzione delle filosofe(Edizioni Tlon, 2023).
Le filosofe partono da concetti più generali, ovvero il male e il bene che l’uomo (non come genere, Ndr) ha dentro di sé. La studiosa dello scritto ha imparato molto, leggendo e studiando un testo di grande complessità di Moshe Idel dal titolo Il male primordiale nella Qabbalah. Totalità, perfezionamento, perfettibilità (Adelphi editore, 2016), studioso delle religioni, in particolar modo la mistica ebraica.
Annarosa Buttarelli, infatti, scrive:
Ho imparato finalmente che pensiero, sapienza e discernimento sono attributi del "male" femminile, sono attributi di Eva, colei che ha spaventato l’umanità, perché ha saputo discernere il male dal bene, ha saputo insegnare a fare le differenze: era la madre pensatrice.
Sì, ma Eva ci tolse la soavità del paradiso terrestre, e sembra ancora che debba pagare per il suo gesto per secoli.
Ma le filosofe hanno lasciato stare, e si sono impegnate a trovare una risposta sul bene e sul male della “comunità umana” e c’è questo inizio sulle grandi studiose, su Simone Weil, che addirittura lavorò in fabbrica per capire come fanno gli uomini a essere ingranaggi con le macchine per tante ore al giorno. Il male dell’umanità è nella parola “illimitato”, il vero peccato originale è non avere limiti, perché c’è bisogno di impossessarsi di tutto, di avere tutto senza pagare nessun prezzo nell’immediato per quel concerne lo sfruttamento delle risorse mondiali.
La Weil trova che il male si possa fermare solo se si diventa consapevoli della finitezza, che tutto non è mai veramente "tutto" e lei fa un esempio, uno svizzero benestante consuma in un anno, tra lavoro e divertimento e spreco di energia, quanto quaranta somali. Non è solo ingiusto, ormai, ecco perché le ideologie stanno finendo anche esse, ma non sarà più possibile per lo svizzero consumare quanto ora, perché ci sarà di meno anche per lui.
Poi c’è un’altra filosofa, la psicoanalista Francoise Dolto, per cui il bene viene da chi si comporta con misura, chi agisce con efficacia. Sicuramente un samaritano sa risparmiare sulle risorse del mondo assolutamente meno di un intellettuale di sinistra politicamente corretto o la gerarchia ecclesiastica. In realtà, ognuno di noi si potrebbe farsi carico di un altro essere umano in difficoltà per un tot di tempo, finché l’uomo non comincerà a camminare di nuovo da solo. Ma c’è un patto, che non si faccia questo per sembrare migliore degli altri o perché ci salviamo l’anima, la Dolto non fa sconti.
Sei bravo con il samaritano ma non lo vedi, in realtà, perché sei un narcisista e finora hai solo tentato di salvare te stesso. Chiaramente l’uomo inteso genericamente perché si sta parlando di bene o male da un punto di vista femminile, di grandi studiose.
Ma ci sono anche delle donne pensanti, che credono solo di essere delle scrittrici come Flannery O’Connor, che in vita sopportò malattie impietose ma fu anche una fervente cattolica.
Una donna americana, Flannery che andò via dalla sua fattoria solo per pochi anni, per vedere come era vivere con gli altri, in una comunità letteraria, ma quando vide la malattia intaccare le sue ossa, tornò in stampelle nella sua tenuta, allevando pavoni, oche, anatre e galline. Continuò a scrivere nella sua stanza, ricevendo la visita di poche persone perché non voleva suscitare la compassione altrui. O scriveva, o dormiva poche ore per i dolori incessanti. Leggeva o pregava, poi guardava i pavoni con molta intensità per portare tutto i ricordi nel Regno dei cieli. Morì a trentanove anni. Scrisse romanzi e racconti dove non c’era nessuna consolazione. Guardava il male e lo sfidava e i suoi lettori erano impressionati da tanta malvagità umana. Lei scrive questa affermazione molto forte che la filosofa e scrittrice Iris Murdoch, rimase basita, lei che invece era alla ricerca del Bene in terra, mentre la O’Connor scriveva:
A garanzia del nostro senso del mistero, occorre un senso del male che veda il diavolo come spirito reale, spirito che va costretto a dichiararsi, e non semplicemente come male indefinito, bensì con una personalità pacifica per ogni occasione.
L’ultima filosofa è Hannah Arendt con il suo osannato o criticato La banalità del male, che trovate ora nella economica della Feltrinelli con introduzione di Ezio Mauro, ex direttore di la Repubblica.
Come sapete è il processo a Eichmann, che fu trovato dai servizi segreti israeliani in Argentina, a Buenos Aires nel 1960 e fu processato a Gerusalemme, nel 1961. Dopo il processo, il maligno burocrate che sosteneva la “soluzione finale”, l’eliminazione fisica di tutti gli ebrei europei, fu condannato a morte, con l’impiccagione.
Il “male banale” di cui scrive Hannah Arendt è quello che lei vedeva nel portamento, nella voce e nella gestualità di questo uomo mentre era tra il pubblico a seguire il processo. Un uomo che serviva il suo padrone fosse stato un cameriere e che serviva Hitler e il suo piano di sterminio che prevedeva ogni giorno una certa quantità di ebrei gasati. Nessuna esaltazione, nessun proclama, seguì il dibattimento come se fosse un cittadino comune.
Nell’economia di questo libro di Annarosa Buttarelli, il male ha anche una valenza di genere, ormai, se non fosse che tutto l’apparato nazista era tenuto in piedi dagli uomini, con mogli e compagne che sapevano qualcosa, ma si presume che molte ebbero paura di parlare, mentre altre erano indifferenti o silenziosamente complici dei mariti.
Oggi come ieri le donne hanno paura degli uomini, ma ora non si può nemmeno esplicitare questo sentimento, perché c’è la parità dei sessi, sul lavoro, sulle prospettive di carriera, sulla scelta di avere figli o meno.
Il percorso intellettuale di filosofe studiose si interrompe sulla sopraffazione alle donne, ma sono libri come questi che possono “scalfire”, un poco, il muro di violenza.
Bene e male sottosopra. La rivoluzione delle filosofe
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