Battiato. La stagione dell’amore. Quando l’umano si tinge di trascendenza
- Autore: Enrico Impalà
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
“Buddha parla dei tre veleni che opprimono l’uomo: l’attaccamento alle cose; l’ignoranza; l’avversione. Io non odio nessuno, al limite mi annoio. Sogno il dialogo con chi la pensa diversamente da me, a patto che ci si elevi, non rimanendo su una piattaforma circolare dove alla fine, si torna sempre al punto di partenza.” (Franco Battiato, pag. 235)
L’ontologia battiatesca è dunque consustanziale a una sublimazione dialettica imprescindibile da uno sviluppo spirituale. Qualsiasi adesione al materiale è resa legittima solo se avvalorata dal suo trascendimento, se caricata cioè dalle valenze aggiunte di uno scopo accrescitivo. Come professa Battiato stesso, nella struggente Testamento:
“Lascio agli eredi l’imparzialità/ La volontà di crescere e capire/ Uno sguardo feroce e indulgente/ per non offendere inutilmente […] E mi piaceva tutto/ della mia vita mortale/ anche l’odore che davano gli asparagi all’urina”.
Speculativo. Libero. Poetico. Spiazzante. Colto. Divertito… persino le innumerevoli aggettivazioni di Franco Battiato possono ricondursi, in fondo, all’unicum di un tautologismo spirituale: Battiato è Battiato come una rosa è una rosa è una rosa nei versi di Gertrude Stein. Avendone trattato gli aspetti provocatori in Fenomenologia dell’"altro" Battiato (ti sei mai chiesto quale funzione hai?) non mi sorprendo di ritrovarne identico lo slancio teleologico in questo Battiato. La stagione dell’amore. Quando l’umano si tinge di trascendenza di Enrico Impalà (TS Edizioni, 2022), che ne inquadra lo specifico da obiettivi invece spirituali.
Tutto si può dire di Battiato tranne che sia riconducibile a rigidi compartimenti stagni (classico e popolare, mistico e demistificatore, è stato anche regista, pittore, editore). Il suo essere sui generis risulta talmente spiccato, che al senso dell’essere Battiato si arriva meglio attraverso teologie negative: Battiato non è un cantautore di canone classico. Battiato non è un cantautore schierato. Battiato non è credente in modo confessionale (non è cattolico, non è buddista, non è islamico né induista). A dispetto delle apparenze, Battiato non è facile da cogliere al volo. Battiato non è mai scontato e nemmeno, forse, del tutto pacificato. Battiato non è costretto, infine, da alcuna appartenenza. Il saggio che Enrico Impalà ha da poco licenziato per TS edizioni ne restituisce la basilarità esoterica ma i sotto-testi dei suoi dixit rivelano tuttavia anche dell’altro: un umanesimo imprescindibile dalla stigmatizzazione di ciò che ne ostacola l’ascensione verso “dimensioni insondabili”.
Sempre Battiato, a pagina 178:
“Vede, io sto bene con me stesso. Vivo in un posto meraviglioso sulle pendici del Mongibello […] Un’oasi. Poi purtroppo rientro nello studio e accendo la tv per il telegiornale: ogni volta è un trauma. Ho un chip elettronico interiore che va in tilt per le ingiustizie e le menzogne. Alla vista di certi personaggi, mi vien voglia di impugnare la croce e l’aglio per esorcizzarli. C’è un mutamento antropologico, sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano, almeno come lo intendiamo noi: corpo, ragione e anima”.
Nei lavori battiateschi la civiltà agonizza, ab origine, per un sacco di pessimi motivi: “scemi che si muovono”, “idioti dell’orrore”, “immondizie musicali”, “mancanza di padri”, cuori che “soffrono un poco di aritmia”, “sesso meccanico”, ottundimento di massa e afasica inconsapevolezza; e l’auspicabile ritorno a “quote più normali” è determinato proprio della frattura creatasi tra cercatori/portatori di senso autentico e ipnotizzati dagli idola del “re del mondo” che “tiene prigioniero il cuore”.
Impalà conosce l’argomento-Battiato e conosce il fatto suo (ha una laurea in teologia spirituale delle religioni): per il suo excursus nella spiritualità sperimentata e poetata del cantautore, si avvale di numerose testimonianze (amici, studiosi, collaboratori) quanto di estesi estratti da interviste che rinforzano l’esegesi dei temi battiateschi attraverso la vita e le canzoni. Il tutto inspessito dalla portata sottotraccia di due quesiti fondamentali-complementari: chi sono io? E chi è l’altro? Mica quesiti da poco, quesiti che solo in Franco Battiato come in Franco Battiato.
Le parole ultimative spettano al capace autore di questo libro:
“Battiato nella vita non si è lasciato ingannare: è andato costantemente oltre il miraggio […] e ha viaggiato senza timore. Ha vissuto (e vive) in una stagione priva di falsità, priva di doppiezza, priva di rendiconto personale. Ha vissuto (e vive) nell’unica stagione in cui vale la pena vivere: la stagione dell’amore." (pag. 11)
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