Il regista spagnolo Pedro Almodóvar ha vinto il Leone d’oro del Festival del Cinema di Venezia 2024 con il suo primo film in lingua inglese: The Room Next Door, La stanza accanto. Applaudito e osannato alla stregua di un altro premio alla carriera, tra l’altro meritato. Alla premiazione il regista si è schermito ponendo al centro il significato del film: “Il mio film”, ha detto con orgoglio Almodóvar sollevando la statuetta dorata, “parla di libertà. ”
La pellicola ha un forte significato civile, ribadisce infatti l’eutanasia come diritto fondamentale per un malato terminale.
Si è parlato molto del delicato tema del film La stanza accanto, meno del fatto che fosse tratto da un libro, Attraverso la vita di Sigrid Nunez, a propria volta è ispirato a una storia vera nella quale vita e letteratura si intrecciano in maniera formidabile.
La scrittrice statunitense, vincitrice del National Book Award for Fiction nel 2018, infatti è autrice di una celebre biografia di Susan Sontag, dal titolo Sempre Susan. A memoir of Susan Sontag e pare che proprio la morte di Sontag, a causa di un cancro, abbia ispirato la scrittura di Attraverso la vita (titolo originale What Are You Going Through, edito in Italia da Garzanti nel 2022).
Vediamo più nel dettaglio la trama del libro che ha ispirato il film e la storia vera che si nasconde dietro le pagine.
“The Room Next Door”: Susan Sontag dietro il film di Almodóvar
Nunez aveva conosciuto Sontag nella primavera del 1976, all’epoca lei aveva appena terminato la scuola di specializzazione alla Columbia University, mentre Susan, a quarantatré anni, si stava riprendendo da un cancro. La grande autrice di Sotto il segno di Saturno, L’amante del vulcano e La malattia come metafora cercava qualcuno che potesse aiutarla a battere a macchina la sua corrispondenza, così assunse Sigrid Nunez a quello scopo. Sigrid viveva al 340 di Riverside Drive, poco distante dall’appartamento della scrittrice; quindi divenne la candidata ideale per due motivi, era fresca di specializzazione e, inoltre, risultava essere la “vicina di casa” ideale.
Sarebbe stato l’inizio di un’amicizia lunga una vita. Nunez avrebbe conosciuto anche il figlio di Susan, David Rieff, con il quale avrebbe instaurato una relazione, divenendo parte integrante di quel piccolo nucleo famigliare nell’Upper West Side di Manhattan e avrebbe definito Sontag “a natural mentor”, un “mentore naturale”.
Con gratitudine Sigrid Nunez, che di Sontag sarebbe divenuta biografa, riconobbe di aver avuto nella scrittrice un modello precoce di conoscenza del mondo. L’influenza del pensiero di Sontag sulle opere di Nunez è ineludibile.
Nel romanzo What Are You Going Through, che ha ispirato il premiato film di Almodóvar, troviamo una donna malata terminale che ha molto in comune con Sontag. È proprio questa donna a chiedere a una cara amica di accompagnarla verso la morte, aiutandola a porre fine alla sua vita.
“Attraverso la vita”: il libro di Nunez che ha ispirato Almodóvar
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In italiano il libro di Sigrid Nunez ha preso il titolo Attraverso la vita, nella traduzione di Paola Bertante per Garzanti.
Il romanzo di Nunez, a differenza del film, si presenta come una sequela di incontri in cui l’eutanasia non è il tema centrale. La protagonista è una scrittrice che si trova ad avere a che fare con diverse persone che stanno affrontando un momento peculiare della propria vita: troviamo un coro di voci, tra cui un host di Airbnb, un uomo che non sa come gestire l’anziana madre e, infine, un’amica malata terminale che le propone una richiesta inusuale “accompagnarla nella morte”, essere sua testimone negli ultimi istanti. Questa trama diventa dominante nella seconda parte del libro in cui troviamo la scrittrice impegnata a redigere un diario per documentare gli ultimi giorni di vita dell’amica. Eppure, nonostante la sua abilità nel mestiere, si rende conto di non riuscire a trovare le “parole giuste”, perché “nei momenti importanti le parole giuste non si trovano mai” e deve quindi fronteggiare il proprio fallimento. La scrittura si muove avanti e indietro, tra presente e passato, intervallata da vari flashback, poiché la malattia diventa anche una maniera per scavare a fondo nei recessi della memoria e trasforma i significati delle cose, il senso stesso del ricordo.
Un’ombra di questo significato la ritroviamo anche in uno dei capolavori di Susan Sontag, La malattia come metafora, in cui la grande autrice statunitense ribadiva il fatto che la malattia “non parla mai di sé stessa”, perché la facciamo sempre parlare attraverso altro e la travestiamo di significati figurati e metafore di guerra, pur di non guardarla in faccia, di vedere il suo vero volto. E non era, forse, il più importante insegnamento - o lascito, comunque lo si intenda - di Sontag: affrontare la malattia con consapevolezza, al di là di ogni retorica? Raccontare la malattia senza mistificazioni, oltre i pregiudizi, non fare del malato un eroe e nemmeno un guerriero. Il libro di Sigrid Nunez lo fa proprio e trascina in lettore “attraverso la vita”, mostrando il punto in cui vita e fine vita si incontrano, senza perdere un briciolo della loro sacrosanta dignità.
“La stanza accanto” di Almodóvar: dal libro al film
Da qui, da questa impossibilità di narrare unita all’improrogabile urgenza del farlo, sarebbe derivata la trama malinconica de La stanza accanto di Almodóvar, un film che indaga il senso della fine ponendo al centro un tema fondamentale che ribalta il celebre assunto sulla libertà di vivere e lo trasforma in “libertà di morire”. Ma non è la morte il perno del film di Almodóvar; l’opera si configura più come un’indagine sul senso della memoria (cosa resta, alla fine?), dell’emozione e dell’amicizia come relazione e come legame persino più intimo dell’amore. Il regista ha dichiarato che ciò che intendeva raccontare era la storia di “una donna che sta morendo in un mondo che sta morendo a sé stesso”, dunque non una morte individuale, ma una morte collettiva, un’apocalisse che ci riguarda tutti.
Rubano la scena le due protagoniste: Martha, interpretata da Tilda Swinton, malata terminale ed ex reporter di guerra nella quale si riaffaccia, anche per omonimia, la figura iconica di Martha Gellhorn (tra l’altro moglie di Hemingway); e l’amica Ingrid, che ha il volto di Julianne Moore, una scrittrice che è stata sua amica e collega nella giovinezza e ora si assume il compito di accompagnarla in quest’ultima tappa, sino alla soglia finale.
La ventitreesima pellicola del regista spagnolo si focalizza sui primi piani che sembrano voler rubare l’emozione che le parole sono incapaci di trasmettere e sui silenzi, riuscendo così a dire tutto il necessario attraverso l’essenziale.
“La stanza accanto” di Pedro Almodóvar: il trailer
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Attraverso la vita”: il libro che ha ispirato il film di Almodóvar vincitore del Leone d’oro
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