Martha Gellhorn and Ernest Hemingway with unidentified Chinese military officers, Chungking (Chongqing), China, 1941. Ernest Hemingway Photograph Collection, John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston. via Wikimedia Commons
Nel mondo della cultura e del giornalismo, molte donne brillanti e meritevoli sono state oscurate dall’ombra di uomini celebri, venendo poi ricordate più per i loro legami sentimentali che per i loro successi personali. Questo infelice destino non ha risparmiato neanche Martha Gellhorn, scrittrice, giornalista e pioniera del reportage di guerra.
Spesso citata con la riduttiva etichetta di “terza moglie di Ernest Hemingway”, Gellhorn è stata in realtà una delle corrispondenti di guerra più audaci e visionarie del Novecento, capace di raccontare i conflitti con una profondità intima e toccante.
In occasione del centosedicesimo anniversario della sua nascita, è tempo di restituirle il giusto spazio che merita nella storia, riconoscendola non solo come la compagna di una stella della letteratura, ma come un’autrice indipendente e brillante.
Oltre Hemingway: la vera identità di Martha Gellhorn
L’8 novembre 1908 nasceva a St. Louis, in Missouri, Martha Gellhorn. Nel 1927, abbandonò gli studi per intraprendere la carriera da giornalista, con l’obiettivo di diventare una corrispondente all’estero. Venne successivamente ingaggiata come investigatrice per il programma dell’agenzia Federal Emergency Relief Administration, viaggiando per il Paese e raccogliendo testimonianze sulle condizioni di vita delle persone più vulnerabili. I suoi rapporti e le sue scoperte sull’impatto della Grande depressione sugli Stati Uniti confluirono all’interno del suo racconto The Trouble I’ve Seen, del 1936, rendendo visibili le difficoltà che milioni di americani stavano affrontando all’epoca. Gellhorn era infatti animata da una caparbia volontà di dare voce a chi non l’aveva, un ideale che traspare nei suoi scritti e che l’ha resa una figura chiave nel giornalismo.
Fu particolarmente attiva durante la Seconda guerra mondiale, quando scrisse dell’ascesa di Hitler nel suo libro del 1940 A Stricken Field e non si fermò lì: in quanto donna, non avrebbe potuto essere presente allo sbarco in Normandia in qualità di giornalista, ma, pur di assistere, si imbarcò comunque fingendosi un’infermiera, e seguendo di nascosto le truppe. C’erano centosessantamila uomini a testimoniare quell’avvenimento storico di portata epocale, e solo una donna: lei.
A tal proposito, scrisse: “seguivo la guerra ovunque riuscissi a raggiungerla” (fonte). È stata, inoltre, la prima giornalista a scrivere una testimonianza del campo di concentramento di Dachau, dopo la liberazione.
Link affiliato
Conobbe Ernest Hemingway nel 1936 e i due si sposarono nel 1940. A lei lo scrittore dedicò la prima edizione di Per chi suona la campana, tuttavia il loro matrimonio si concluse molto presto, nel 1945, poiché Hemingway riusciva a sopportare sempre meno le assenze della moglie, dovute al suo mestiere di giornalista e corrispondente di guerra. Lei non si sentiva nel posto giusto nella loro villa a Cuba: voleva essere in trincea, viaggiare, raccontare ciò che vedeva. Dopotutto, come affermò lei stessa, il suo posto nel mondo era quello:
“Il luogo in cui voglio essere è dove esplode tutto, far parte della storia.”
È interessante notare come lei sia l’unica delle tre mogli di Hemingway ad averlo lasciato; per spiegare il motivo per cui l’avesse fatto, rispondeva:
“Perché dovrei essere una nota a margine nella vita di qualcun altro?” Fonte
Ricordava spesso che, prima di conoscere lo scrittore, lei aveva già firmato due romanzi: What Mad Pursuit, del 1934, e il sopracitato The Trouble I’ve Seen.
Eppure Hemingway non fu il suo unico amante: la sua prima relazione importante fu con l’economista Bertrand de Jouvenel, dal 1930 al 1934; dopo il divorzio con lo scrittore, sposò nel 1954 il direttore della rivista Time Thomas Stanley Matthews, e il loro matrimonio durò fino al 1963.
Morì all’età di 89 anni, il 15 febbraio 1998, quando pose fine alla sua vita ingerendo del veleno in pillole.
La tecnica del reportage di Martha Gellhorn e la sua eredità nel giornalismo contemporaneo
Link affiliato
Martha Gellhorn ha viaggiato in lungo e largo per l’Europa e l’America e ha saputo distinguersi come corrispondente di guerra grazie al suo approccio unico e profondamente empatico: non si limitava al mero racconto dei fatti, ma si immergeva nelle storie delle persone coinvolte nei conflitti, mettendo in primo piano il vissuto delle vittime. Le sue cronache erano vive, intrise delle sofferenze, delle speranze e delle paure di chi era stato travolto dalla guerra, e questo suo modo di raccontare i conflitti ha influenzato il modo di strutturare il giornalismo di guerra: il suo stile e la sua determinazione, uniti alla sua instancabile ricerca della verità e al suo categorico rifiuto di piegarsi alle limitazioni che le venivano imposte per il solo fatto di essere donna (in un’epoca in cui il giornalismo di guerra era un campo prettamente maschile), l’hanno resa un esempio per le successive generazioni.
Oltre ai reportage di guerra, Gellhorn scrisse anche brillanti reportage di viaggio: viaggiatrice instancabile, non smise mai di esplorare e di raccontare storie di luoghi e persone che incontrava durante il suo cammino. I suoi resoconti testimoniano uno sguardo acuto, capace di cogliere i dettagli e di restituire una narrazione affascinante, rendendola una figura poliedrica e universale.
La sua vita è stata raccontata dalla giornalista Lilli Gruber nel saggio La guerra dentro (Rizzoli, 2021).
Determinazione e libertà: l’emblematica lezione di Martha Gellhorn
L’indipendenza di una donna come Martha Gellhorn non fu soltanto una caratteristica della sua personalità, ma anche una scelta di vita e di professione: rifiutava le definizioni stringenti e i limiti obsoleti imposti dalla società, poiché voleva essere riconosciuta per i suoi meriti e non per chi avesse amato, rifiutando di essere relegata a un ruolo secondario nella vita di qualcun altro.
La sua carriera, segnata dal coraggio indomito e da un inflessibile senso di giustizia, continua ad essere fonte d’ispirazione per tutte le donne che non si accontentano di rimanere in ombra, fungendo da promemoria nel ricordare che la vera indipendenza sta nell’andare oltre qualsiasi etichetta o aspettativa imposta.
Nel suo modo unico e libero di vivere e raccontare il mondo, ha lasciato una lezione rigorosa che non conosce tempo: in un mondo in cui le donne erano spesso viste come figure ancillari, lei dimostrò di possedere una voce autorevole e audace che, insieme alla sua determinazione incrollabile, sono un’eredità preziosa e indispensabile per tutte le donne che, ancora oggi, lottano per il proprio spazio nel mondo e il proprio riconoscimento.
Hemingway & Gellhorn: il film con Nicole Kidman
Nel 2012, l’attrice Nicole Kidman ha vestito i panni di Martha Gellhorn nel film Hemingway & Gellhorn diretto da Philip Kaufman.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Martha Gellhorn, la scrittrice che non fu solo la moglie di Hemingway
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Martha Gellhorn Storia della letteratura News Libri
Lascia il tuo commento