

Dal tribunale d’Inquisizione, il conte Cagliostro Alessandro di S. Germano, senza alcuna prova e secondo l’opinione corrente nata in Sicilia - isola dei misteri - e da lì diffusasi, venne identificato con il siciliano Giuseppe Balsamo (Palermo, 1743): originario del quartiere popolare palermitano dell’Albergheria, dove vivevano la madre e la sorella in condizioni economiche di indigenza.
Cagliostro era Giuseppe Balsamo?
Di lui si ha qualche notizia. A 15 anni, per sottrarsi alla povertà, prese l’abito dei Confratelli della Carità nel convento dell’Ordine a Caltagirone. Ben presto, a distanza di due anni, fuggì a Palermo dove da minorenne condusse una vita da pregiudicato per una serie di reati. Da Palermo raggiunse Roma, ove sposò nel 1768 Lorenza Feliciani. Casanova incontrandolo ne ricavò un’impressione negativa.


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Ben altro il personaggio Alessandro Cagliostro con cui il profittatore Giuseppe Balsamo si identificò. E si deve a Pier Carpi tale prima distinzione nella sua opera Cagliostro il maestro sconosciuto (Roma, 1977): Giuseppe Balsamo sosia di Cagliostro. Pertanto sembra opportuno riferire le notizie biografiche di cui si dispone ad Alessandro Cagliostro in considerazione degli ambienti culturali frequentati, estranei alla mediocrità di Giuseppe Balsamo. Costui peregrinò in varie città d’Italia e d’Europa, tra cui Parigi. La sua iniziazione massonica avvenne il 12 aprile 1777 nella “Loggia della Speranza” numero 289 (“L’Esperance” era una Loggia di piccoli borghesi, in parte francesi e in parte italiani, che apparteneva all’Alta Osservanza e all’Obbedienza della Gran Loggia d’Inghilterra). La cerimonia ebbe luogo alla Taverna Reale di Soho a Londra.
Nel 1784 istituì a Lione la prima loggia massonica di Rito egiziano, denominata “La sagesse trionphante”.
Nelle sue Memorie della Bastiglia, dove fu rinchiuso, si legge che era stato introdotto ai Misteri egiziani da Althoas, un greco o uno spagnolo suo Maestro spirituale, nonché ai segreti dell’Alchimia e della Teurgia e alla tradizione rosacrociana e templare. Un trattato manoscritto di Giorgio Copton sulla liturgia sacra egiziana, acquistato nel 1777 da un libraio londinese, gli permise l’approfondimento dell’iniziazione egizia. Fondò anche una loggia femminile, “Isis”, nella casa della marchesa d’Orvilliers, diretta dalla stessa sua moglie Serafina Feliciani col titolo di “Regina di Saba” (nel “Corano” "adoratrice del sole").
Fu Cavaliere di Malta, Rosa-Croce, Gran Maestro della Stretta Osservanza Templare, membro di club aristocratici, corrispondente di accademie scientifiche. Di corte in corte, fu ospite del re Federico di Prussia, del re Stanislao di Polonia, di Caterina di Russia, del principe di Brunswich, del conte di Saint Germain, dei circoli esoterici più famosi di Europa: gli Eletti Cohen, gli Invisibili della Chiesa sconosciuta, i discepoli di Swedenborg e di Robert Fludd. Esiliato dalla Francia, si stabilì a Roma dove il 27 dicembre 1789 venne arrestato con l’accusa di appartenenza alla Massoneria – delitto di eresia formale – e per i suoi tentativi di diffusione dell’Istituzione. Fu poi imprigionato nella fortezza militare, inespugnabile, di San Leo: un carcere di massima sicurezza potremmo dirlo, dove finivano i delinquenti di stampo peggiore e soprattutto quelli che potevano danneggiare in modo grave gli interessi della Chiesa. Sua Santità Pio VI, al secolo Angelo Braschi, l’aveva graziato per dimostrare la sua benignità sostituendo la sentenza di condanna a morte con il carcere a vita, dove morì nel 1795.
La condanna e l’errore dell’Inquisizione
Non era stato condannato il conte di Cagliostro, ma Giuseppe Balsamo, secondo le parole testuali della sentenza. Il “Compendio” sulla sua vita venne pubblicato dalla Stamperia della Reverenda Carica Apostolica, a cura del compilatore mons. Marcello Barberi suo inquisitore: rimane la fonte più rilevante, se non unica, intorno a Cagliostro. Nella prefazione si legge:
Intendiamo parlare della vita di Giuseppe Balsamo, conosciuto al mondo sotto la denominazione di conte Alessandro di Cagliostro. A dir tutto in due parole: costui è stato un IMPOSTORE FAMOSO.
Nel processo tenutosi a Roma gli stessi suoi difensori sostennero che Cagliostro, identificato con Giuseppe Balsamo, era soltanto un imbroglione. Ma il Tribunale dell’Inquisizione commise un errore: non pensò ad un confronto con i familiari siciliani. Si potrebbe dire che Giuseppe Balsamo fu un pretesto per incastrarlo come ciarlatano, imbroglione, imbonitore e gli stessi difensori di Cagliostro sostennero la tesi di Barberi. Un processo dall’esito scontato, dunque; e Cagliostro - Giuseppe Balsamo - doveva ad ogni costo essere condannato perché la Massoneria costituiva un pericolo gravissimo contro la Chiesa. Da qui la costruzione di accuse infondate (guarigioni miracolose, profezie, imbrogli, esorcismi, superstizioni, idolatrie).
Chi era realmente il conte Alessandro di S. Germano?
Poteva un popolano come Giuseppe Balsamo incantare i potenti d’Europa e avrebbe potuto scrivere pensieri esoterici di raffinata qualità, dando luogo a un Rito particolare della Massoneria? Se Cagliostro non era Giuseppe Balsamo, chi era allora il conte Alessandro di S. Germano? A costui, personaggio misterioso ed enigmatico che animò le principali correnti europee del XVIII secolo, occorrerebbe volgere l’attenzione.
Diciamo appena, e già in parte era stato detto sulle sue qualità, che la vasta cultura gli consentì di parlare diverse lingue e di essere un ottimo musicista. Esercitava un enorme fascino su uomini e donne; si proclamava figlio di un principe ungherese e di una principessa tedesca, allevato in Italia dai Medici. Ebbe almeno una ventina di altri nomi e titoli per il puro divertimento. Significativa di un personaggio dalle eccezionali qualità questo pensiero che ricorda il contenuto del LXIV capitolo del Libro dei Morti egiziano:
Non sono di alcuna epoca, né di alcun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza, e se immergendomi nel mio pensiero risalgo il corso delle età, se distendo il mio spirito verso un mondo di esistenza lontano da quello che voi percepite, divento colui che desidero. Partecipando coscientemente all’essere assoluto, regolo la mia azione secondo l’ambiente che mi circonda. Il mio nome è quello della mia funzione, perché sono libero; il mio paese è quello in cui fisso momentaneamente i passi. Datatevi, se lo volete, da ieri, rialzandovi con l’aiuto degli anni vissuti da antenati che vi furono estranei; o da domani, per l’orgoglio illusorio di una grandezza che non sarà mai la vostra.
Illuminante il commento di Arturo Righini da cui si ricavano i seguenti principi:
- l’indipendenza dal tempo e dallo spazio;
- la coscienza della partecipazione all’essere assoluto;
- il vivere l’eterna esistenza spirituale;
- la libertà di divenire colui che si desidera.

Recensione del libro
Cagliostro. Un uomo del suo tempo
di Gastone Ventura

Recensione del libro
Le cento vite di Cagliostro
di Pasquale Palmieri
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Alessandro Cagliostro: il mistero dell’identità del conte di San Germano
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