

La prima prova di maturità del 2024 ha offerto agli studenti italiani un’interessante opportunità per meditare sulle bellezze del proprio paese attraverso una traccia che mette in risalto l’importanza del patrimonio naturale e culturale della Penisola. Tra le tracce di tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) la seconda possibilità proposta era un brano tratto da un articolo della studiosa Maria Agostina Cabiddu: L’intuizione dei costituenti (da “Rivista AIC Associazione italiana dei costituzionalisti”, n° 4/2020, 13/11/2020, pp. 367, 383-384). Ecco l’estratto selezionato:
“Bellezza, a nostro avviso, dovrebbe essere, in una immaginaria carta di identità dell’Italia, il primo fra i suoi segni particolari, questa essendo, principalmente, la ragione per cui milioni di visitatori arrivano ogni anno nel nostro Paese, attratti dal suo immenso patrimonio naturale e culturale, che non ha eguali nel resto del mondo, e dalla densità e diffusione, cioè dal radicamento di questo patrimonio nel territorio, nella storia e nella coscienza del suo popolo. […] La lungimirante intuizione dei Costituenti di riunire in un unico articolo e di collocare fra i principi fondamentali la promozione dello sviluppo culturale e della ricerca scientifica e tecnica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione ci dice non solo del rango da essi assegnato a beni e interessi con ciò posti a fondamento dell’identità nazionale ma anche della loro consapevolezza circa lo stretto legame tra memoria del passato e proiezione nel futuro di un Paese così ricco di storia, natura e cultura come l’Italia. […] Sappiamo come la furia della ricostruzione prima e il prevalere delle ragioni di un malinteso sviluppo economico poi abbiano troppo spesso pretermesso quei principi, finendo per colpire anche il nesso fra salvaguardia del patrimonio e progresso culturale e sociale del Paese che la Costituzione indica come fondamentale. […] Eppure, a ben guardare, la coscienza della funzione civile del patrimonio storico-artistico non è mai, nel frattempo, venuta meno e anzi spesso si è tradotta in manifestazioni spontanee di cittadinanza attiva e nella nascita di formazioni sociali, più o meno strutturate, per la cura delle cose d’arte, dei paesaggi e dei luoghi “del cuore”, per l’organizzazione di festival e manifestazioni culturali e artistiche di diverso genere: da Italia Nostra al Touring Club Italia, al FAI fino alle associazioni e comitati privi di personalità giuridica ma non per questo meno capaci di testimoniare quei “legami e responsabilità sociali che proprio e solo mediante il riferimento a un comune patrimonio di cultura e di memoria prendono la forma del patto di cittadinanza”. Questo è, allora, il punto: la crescente domanda di arte, di musica, di paesaggio, di letteratura, in una parola di “bellezza” non può, in alcun modo, essere ricondotta alla categoria dei “beni di lusso” o, peggio, all’effimero e al superfluo. Al contrario, essa ha direttamente a che fare con il senso di appartenenza, di identità e memoria, con il benessere e la (qualità della) vita delle persone e delle comunità, insomma con una cittadinanza “pleno iure” e se è così nessuno deve rimanerne escluso.”
Quello del concetto e della concezione di paesaggio è un tema su cui, ormai da decenni, i geografi hanno decisamente rivolto le loro energie intellettuali, un argomento di grande peso tra gli itinerari della geografia contemporanea. Questo interesse costantemente rinnovato – giovandosi delle lenti di ingrandimento di sempre nuove indagini e nuove sensibilità – mira al raggiungimento di una maggiore comprensione delle dinamiche territoriali, culturali e ambientali, indagando le interazioni tra uomo e ambiente e riflettendo sull’importanza di un approccio sostenibile e integrato per la gestione del territorio.
Proprio a questo aspetto – alla duplice dimensione ambientale e umana – si lega ciò che la professoressa Cabiddu definisce “domanda di bellezza”, una domanda che può trovare risposta solo con la salvaguardia del patrimonio nell’ottica del paradigma della sostenibilità, il quale non riguarda solo ed esclusivamente la difesa degli ecosistemi, delle risorse naturali e del paesaggio, ma anche la tutela di quelle risorse che compongono la cultura dell’uomo, la civiltà e ne caratterizzano la storia.
Se è vero che il patrimonio culturale è tutto ciò che contiene i segni che documentano le attività e i risultati dell’azione dell’uomo, allora è evidente l’inscindibilità tra i beni artistici, culturali, archeologici e la forma del paesaggio, che è il prodotto dell’interazione tra fattori umani e naturali, e che ha un peso tanto grande da apparire giustamente come uno degli elementi più evidenti nella “carta di identità dell’Italia” agli occhi dei suoi abitanti e di chi viene da fuori.
Nel suo rapporto del 1987 Our common future, la dottoressa norvegese Gro Harlem Brundtland fu la prima a utilizzare l’espressione “sviluppo sostenibile” per indicare uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza distruggere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro bisogni. Ciò non riguarda solo la possibilità di attingere alle risorse ambientali, ma anche alle risorse culturali (che possono essere intaccate quanto le prime), le quali, insieme, costituiscono quel patrimonio delle comunità umane che è necessario proteggere e preservare affinché si conservi integro.
La traccia B2 a tema geografico: la meno scelta dagli studenti

Report relativo alle preferenze dei candidati in merito alle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato del secondo ciclo d’istruzione per l’a.s. 2023/2024, pubblicato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. I dati derivano da un’indagine campionaria rappresentativa a livello nazionale.
Diversi docenti hanno notato che molti studenti hanno evitato questa traccia B2 (n.d.r. dato confermato dall’Indagine nazionale sulle preferenze dei candidati alla Prima Prova dell’Esame di Maturità 2024 del Ministero dell’Istruzione e del Merito), forse poiché non avevano gli strumenti per affrontarla. Ma del resto il “vuoto” rilevato da alcuni professori è perfettamente comprensibile, poiché la materia che più di tutte è adeguata per sviluppare l’argomento in questione, fungendo da tramite tra le discipline, non viene praticamente più insegnata a scuola: ci riferiamo alla Geografia.
Un aspetto che il tema proposto ha fatto emergere con forza è una lacuna grave: la mancanza dell’insegnamento delle Geografie in tutti i gradi e gli indirizzi di studio nelle scuole italiane.
Evidentemente, nel nostro passato recente, alcuni politici hanno considerato la Geografia una “materia secondaria”, non cogliendo quanto essa sia fondamentale per la comprensione del nostro territorio, del mondo che ci circonda e quindi per affrontare le complesse sfide che il presente ci pone.
Tornando alla traccia, la bellezza dell’Italia non risiede solo nei suoi monumenti storici e nelle sue opere d’arte, ma anche nei suoi paesaggi naturali, nella diversità delle sue regioni e nelle loro ricchezze ambientali e culturali. Senza una solida conoscenza geografica basilare, gli studenti rischiano di perdere la capacità di apprezzare e proteggere questi tesori. Non possiamo arrenderci e dire “ormai il danno è fatto”, il sistema va rivisto il prima possibile.
L’intuizione dei costituenti italiani di inserire la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico tra i principi fondamentali della costituzione è definita lungimirante proprio perché pensata come riflessione geografica e completa, che mette insieme risorse ambientali, risorse culturali e tutela del paesaggio. Ma per mantenere viva questa eredità, è necessario che le nuove generazioni siano adeguatamente formate e rese innanzitutto consapevoli delle particolarità del territorio in cui vivono.
Nel brano della professoressa Cabiddu, si evidenzia anche come la coscienza della funzione civile del patrimonio storico-artistico sia sempre stata presente nella cultura italiana, riflettendosi nella cittadinanza attiva e nella volontà diffusa di proteggere e valorizzare il patrimonio comune. Tuttavia, affinché questa consapevolezza possa continuare a crescere e a rafforzarsi, è indispensabile che le Geografie tornino a occupare un ruolo di rilievo nei programmi scolastici.
È lo studio della Geografia che fornisce le conoscenze necessarie per comprendere e relazionarci con il nostro territorio, promuovendo uno sviluppo sostenibile e una maggiore responsabilità verso il nostro patrimonio naturale e culturale.
Per questi motivi si deve fare appello al Ministero dell’Istruzione e a tutti gli enti competenti perché venga potenziato l’insegnamento della Geografia nelle scuole, e affinché venga affidato a docenti abilitati nella specifica classe di concorso A021. La Geografia deve essere insegnata nei licei, la situazione attuale non è accettabile e va corretta. Non si tratta banalmente di aggiungere delle nozioni in più, ma di un elemento di integrazione fondamentale tra discipline e dell’acquisizione di competenze attualissime, pratiche, materialmente collegate alla realtà quotidiana. La Geografia permette di comprendere l’interconnessione tra ambiente, economia, comunità e culture del mondo.
Investire nell’educazione geografica significa investire nel futuro dell’Italia, nella sua capacità di preservare e valorizzare il proprio patrimonio e di affrontare le sfide globali con maggiore consapevolezza e preparazione. La bellezza dell’Italia è un tesoro inestimabile che merita di essere conosciuto e protetto, e uno strumento cardine per farlo è la Geografia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Geografia tra le tracce della prima prova della maturità del 2024
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